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 2015  agosto 04 Martedì calendario

Ma davvero questo trentacinquenne stempiato dallo sguardo un po’ perso che i colleghi avevano soprannominato crudelmente Rain Man è «il Machiavelli del Libor», come lo ha definito uno degli investigatori che hanno indagato su di lui? E davvero Tom Hayes, già broker della banca svizzera Ubs nella vitale sede di Tokyo, già manipolatore confesso di tassi d’interesse e da ieri primo e unico condannato da una corte inglese a una pena che potrebbe arrivare a quattordici anni, è l’unico che merita la prigione in uno scandalo che dal 2012 scuote i nomi più grossi della finanza internazionale?

Ma davvero questo trentacinquenne stempiato dallo sguardo un po’ perso che i colleghi avevano soprannominato crudelmente Rain Man è «il Machiavelli del Libor», come lo ha definito uno degli investigatori che hanno indagato su di lui? E davvero Tom Hayes, già broker della banca svizzera Ubs nella vitale sede di Tokyo, già manipolatore confesso di tassi d’interesse e da ieri primo e unico condannato da una corte inglese a una pena che potrebbe arrivare a quattordici anni, è l’unico che merita la prigione in uno scandalo che dal 2012 scuote i nomi più grossi della finanza internazionale?
Si scrive Libor e si legge London Interbank Offered Rate, in sostanza il tasso a cui le banche scambiano – almeno in teoria – il denaro tra di loro. Ma non si tratta assolutamente di una questione che riguardi solo le grandi banche. Usando come base il Libor si calcola infatti il tasso variabile del nostro mutuo per la casa, o l’interesse da pagare per un prestito personale, o ancora il tasso che scatta quando il conto in banca va in rosso. Il problema è, che secondo numerose indagini partite in Gran Bretagna e negli Stati Uniti dal 2012 e numerosi accordi raggiunti con le autorità dei due Paesi, quel Libor non era fissato in base all’offerta e alla domanda di credito da parte delle banche, come vorrebbero le leggi del mercato e anche quelle del codice civile, ma era manipolato dagli stessi dipendenti degli istituti, che davano informazioni false all’Associazione britannica dei banchieri, incaricata di calcolare il tasso. I vantaggi?
Gli stessi operatori e le loro banche, muovendo il Libor potevano guadagnare sui contratti derivati già fatti: di norma i derivati sono una sorta di scommessa finanziaria sul futuro. E se si è in grado non di prevedere, ma addirittura di influenzare il futuro, guadagnare diventa più semplice. I danni – o magari i benefici – che ogni singolo risparmiatore da questo gioco truccato può aver subito sono praticamente impossibili da calcolare. I danni per la credibilità del sistema enormi. I vantaggi per molte banche, probabilmente altrettanto. Non a caso istituti come la Ubs, dove Hayes si era espresso al massimo delle sue capacità machiavelliche, la Barclays, la Bank of Scotland o la Deutsche Bank hanno accettato di pagare o stanno trattando per pagare multe da miliardi di dollari legate proprio alla manipolazione del Libor che ha arricchito i loro bilanci passati. E altre multe sono arrivate sulla testa di molte celebri banche, comprese alcune di quelle già citate, per inchieste successive, legate alla manipolazione dei tassi di cambio delle valute e del prezzo delle materie prime.
Miliardi di dollari, migliaia di carriere costruite in modo troppo facile, milioni fioriti nei bilanci delle banche – il broker condannato sostiene di aver fatto guadagnare a Ubs 150 milioni di sterline in tre anni – e un solo uomo in prigione? Che Hayes sia o no un abilissimo manipolatore di tassi finanziari e di persone è controverso. L’accusa lo ha dipinto come un avido profittatore, sempre pronto a giocare sporco sul Libor pur di avere bonus da sogno. Non a caso ha lasciato la Ubs quando la banca non ha mantenuto il suo impegno a dargli un premio di 2,5 milioni di dollari e il suo successivo datore di lavoro – l’americana Citi – lo ha licenziato dopo aver scoperto i suoi trucchetti, ma gli ha lasciato comunque una rispettabilissima buonuscita da 2,2 milioni di sterline.
Il ritratto della difesa, ovviamente è diverso: come volete che sia il povero Hayes, l’uomo, anzi il bambinone, che ventiquattrenne dormiva ancora con lo stesso piumone dei Supereroi che aveva all’età di otto anni, il colpevole di questo scandalo finanziario? Era solo uno a cui piaceva giocare con i numeri e del resto quel nomignolo cattivo di Rain Man aveva qualche ragione d’essere visto che poco prima del processo, sempre su iniziativa dei suoi avvocati, Hayes si è visto diagnosticare una lieve forma della Sindrome di Asperger.
L’accusa ha vinto, come è evidente vista la sentenza di ieri. Ma il sistema finanziario internazionale e i risparmiatori di tutto il mondo non avranno certo vinto finché dietro le sbarre ci sarà solo il povero Rain Man.