Il Sole 24 Ore, 4 agosto 2015
Tom Hayes è colpevole. L’ex trader accusato di aver manipolato il tasso Libor è stato condannato a 14 anni di reclusione per «aver agito con disonestà». Dopo giorni di discussione la corte ha deciso per la piena responsabilità dell’imputato. Rotto questo primo argine, il caso promette, ora, di dilagare con decine di analoghi processi, in Gran Bretagna e Stati Uniti
Colpevole. Il primo processo per la truffa sul fixing del tasso interbancario Libor si è concluso con una condanna 14 anni di carcere che spalanca l’uscio a una raffica di processi destinati ad impegnare le corti britanniche e americane nei prossimi anni. Tom Hayes, 35 anni, ex trader su derivati in yen per Ubs e Citi è stato riconosciuto colpevole e sconterà la pena per “aver agito con disonestà” in almeno otto circostanze, deviando il corso del tasso interbancario, per garantire un vantaggio alle posizioni che aveva in portafoglio. Rischiava dieci anni di carcere per ognuno degli otto reati che la corte ritiene abbia commesso. Il conto finale, fermandosi a 14 anni, contempla, dunque, un’ ampia riduzione sul massimo della carcerazione che, alla luce della dinamica processale, non era affatto scontata.
Il verdetto giunge dopo giorni di camera di consiglio e dopo mesi di udienze davanti alla Corte di Southwark alle porte della City dove Tom Hayes ha raccontato quanto accadeva sul suo terminale e su quello di una decina di altri traders con i quali – secondo l’accusa e ora secondo anche la sentenza – “massaggiava” il Libor. Il tasso interbancario, lo ricordiamo, era fissato sulla media delle dichiarazioni che le banche stesse facevano in base alle presunte dinamiche del mercato. Un metodo arcaico e prono a qualsiasi tipo di correzione, in buona o cattiva fede. Nel caso di Tom Hayes, la corte ha ritenuto si sia trattato di azioni assolutamente dolose, perpetrate con l’obbiettivo deliberato di deviare il corso del tasso, interferendo così su un mercato che regola contratti da 450 mila miliardi di dollari, mutui immobiliari compresi. Tom Hayes non poteva agire da solo e infatti, avrebbe coinvolto nel raggiro colleghi di altre banche interessati come lui a correggere il Libor garantendo un beneficio al proprio portafoglio, alla banca e in ultima istanza a sé stessi.
Il processo non è stato così lineare come potrebbe apparire. Nel 2012, al momento dell’arresto, l’esperto di derivati per Citi, affetto da una lieve forma della sindrome di Asperger e appassionato di matematica, confessò la piena responsabilità. In aula ha ritrattato tutto precisando di aver fatto ammissioni solo per evitare l’estradizione negli Stati Uniti dove le condanne per reati del genere sono molto più severe che nel Regno Uniti. Nel corso del processo, quindi, ha sostenuto di aver agito entro i termini della discrezionalità consentita a un trader in un mondo senza regole scritte, aggiungendo che “i suoi superiori erano perfettamente consapevoli di ogni sua azione”. La linea difensiva adottata si può riassumere con un mozartiano”così fan tutti” che non ha convinto la corte. Così come non ha convinto la considerazione esposta in aula da Hayes. “O sono stato il più cretino truffatore della storia, tanto cretino da tenere rigorosamente nota di ogni mia azione oppure – ha detto – il mio comportamento conferma che non ho agito con disonestà. Potete dire tutto di me, ma non che sono cretino...”. Ogni tentativo, inoltre, di mostrarsi come la vittima sacrificale di un meccanismo perverso molto più grande di lui, non ha fatto breccia nel cuore e nella testa dei giurati. Le tesi sostenute da Tom Hayes hanno avuto l’effetto opposto, irritando il presidente della Corte che è stato a sua volta accusato dall’imputato di nutrire un pregiudizio nei suoi confronti. Per questo il trader ha cercato la ricusazione del giudice, senza riuscirci. La mossa fallita ha portato al crollo di tutta la linea difensiva, spingendo il dibattimento verso una crescente sensazione di colpevolezza. Dopo giorni di discussione la corte ha deciso per la piena responsabilità dell’imputato. Rotto questo primo argine, il caso promette, ora, di dilagare con decine di analoghi processi, in Gran Bretagna e Stati Uniti, sia per la truffa Libor sia per quella analoga sul Forex.