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 2015  agosto 04 Martedì calendario

Se John Elkann si reinventa assicuratore. Exor, la holding della famiglia Agnelli, strappa l’accordo sull’Opa e conquista l’americana PartnerRe. Un’operazione da 6,9 miliardi di dollari. Decisivo il sostegno dei principali investitori istituzionali che si preparavano a bocciare la fusione con Axis Capital

Exor alla fine l’ha spuntata: in cambio di un assegno da 6,9 miliardi di dollari, acquisterà il controllo dell’americana PartnerRe. La holding della famiglia Agnelli getta così alle spalle tre mesi e mezzo di battaglia con il cda della compagnia di riassicurazione che tifava invece per una fusione con Axis Capital. Certo, Exor ha dovuto alzare la posta e mettere sul tavolo più garanzie e più denari rispetto alla prima offerta da 6,4 miliardi di dollari lanciata a metà aprile, ma a tre giorni dall’assemblea degli azionisti che rischiava di mandare in angolo la proposta di Axis, il cda PartnerRe ha gettato la spugna. L’ipotesi di fusione con Axis è così sfumata, e di conseguenza cancellato l’appuntamento con gli azionisti fissato al 7 agosto.
IL RUOLO DEI FONDI
Sembra infatti che il fronte dei fondi azionisti di PartnerRe (di cui è già azionista la stessa Exor) fosse pronto a votare contro l’asse creato dal cda di Partnerre con Axis dopo che ben tre «proxy advisor», cioè tre società di consulenza indipendenti specializzate nelle raccomandazioni di voto e di delega in materia di corporate governance per gli investitori istituzionali, avevano sostenuto la proposta degli Agnelli. I dettagli dell’accordo firmato ieri dicono che le azioni saranno acquistate a 137,5 dollari ciascuna, cui si aggiunge una cedola straordinaria di 3 dollari per un totale di 140,5 dollari. Capitolo chiuso? Non ancora. Perché l’intesa definitiva prevede un periodo di cosiddeto «go shop», durante il quale il cda di PartnerRe avrà il diritto di sollecitare e valutare eventuali offerte concorrenti, avviando negoziati prima del 14 settembre 2015.
Non solo. L’operazione con Exor richiede l’approvazione dell’assemblea straordinaria PartnerRe, che verrà convocata a breve. E dunque il perfezionamento dell’operazione, spiega la stessa Exor, è atteso non oltre il primo trimestre del 2016. A patto che ci sia l’ok dei soci, appunto, oltre «alle autorizzazioni di legge e al verificarsi delle altre consuete condizioni per il closing».
Se qualcosa andasse storto, però, PartnerRe avrebbe diritto a un indennizzo. È scritto nella stessa nota ufficiale: «Qualora talune autorizzazioni non fossero ottenute entro i 12 mesi successivi alla firma dell’accordo o qualora emergessero impedimenti legali definitivi, irrimediabili e ostativi al perfezionamento dell’operazione – precisa la holding degli Agnelli – Exor si è impegnata a corrispondere a PartnerRe 225 milioni di dollari a titolo di rimborso parziale della penale di interruzione pagata da PartnerRe ad Axis».
Dunque, se ci saranno altri intoppi si vedrà, ma intanto il numero uno di Exor, John Elkann, si gusta in pieno la vittoria. «L’accordo è molto positivo» per il presidente e amministratore delegato della stessa Exor. «Grazie al nostro impegno di azionisti stabili, PartnerRe continuerà a svilupparsi come primaria società di riassicurazione indipendente e globale. Exor lavorerà ora con il consiglio di amministrazione e il management di PartnerRe per garantire il successo dei prossimi passi». A sua volta, il riassicuratore americano Usa pagherà 315 milioni di dollari ad Axis per avere accantonato la fusione fra i due gruppi alla fine privilegiando l’opzione Exor.
I DETTAGLI
C’è da dire che visto dal gruppo Usa l’epilogo della trattativa ha un sapore diverso dalla sconfitta, considerati «i significativi miglioramenti rispetto alla proposta iniziale di Exor» con un incremento del prezzo di offerta di 10,5 dollari, il miglior trattamento delle azioni privilegiate, la penale di 225 milioni in caso di mancato perfezionamento e il periodo di «go shop». Insomma, questione di punti di vista.