Il Sole 24 Ore, 4 agosto 2015
Dopo cinque settimane di stop, il crollo della Borsa di Atene. Ieri ha registrato un -16,2%. Pesanti le vendite su tutti i settori, soprattutto quello dei titoli finanziari, in rosso del 20%, trascinati al ribasso dalla prima banca commerciale greca, la Banca nazionale di Grecia, in calo del 30 per cento. Ora la palla è di nuovo nelle mani di Tsipras
Sarà una settimana di passione per la Borsa greca, andata letteralmente al tappeto nel suo primo giorno di ritorno sul ring. Fin dall’apertura dei listini si è registrato un forte tonfo dopo cinque settimane di stop. L’ultima seduta di contrattazioni risaliva al 26 giugno scorso. L’indice di riferimento di Atene ha chiuso la giornata a -16,2%, dopo aver segnato perdite fino a -23%. Pesanti le vendite su tutti i settori, soprattutto quello dei titoli finanziari, in rosso del 20%, trascinati al ribasso dalla prima banca commerciale greca, la Banca nazionale di Grecia, in calo del 30 per cento.
Una caduta prevedibile e prevista dopo il congelamento degli scambi, che aveva fatto accumulare pressioni sulle vendite. Diversi titoli sono rimasti sospesi per eccesso di ribasso, tra cui la Banca del Pireo, la Banca Nazionale di Grecia e la Banca Attika.
Unica consolazione, i volumi delle contrattazioni relativamente bassi forse a causa del fatto che gli investitori domestici non potevano operare a pieno regime a causa dei controlli dei capitali. Gli investitori stranieri non hanno avuto esitazioni e hanno venduto a piene mani sull’onda della quotazione dell’unico Etf greco a New York che nel periodo di chiusura della Borsa greca aveva perso il 19 per cento. A pesare è l’incertezza politica sulla reale volontà di Tsipras di approvare le riforme entro il 20 agosto, data in cui scadono i bond da 3,4 miliardi di euro con la Bce.
Che succederà ora? «Se Tsipras rimarrà “compliant” col piano dei creditori, per quanto doloroso, col tempo gli verrà concesso tutto quello di cui ha bisogno, compreso un rilassamento delle condizioni fiscali, l’acquisto dei bond da parte della Bce e perfino il tanto sospirato haircut al debito, in forma più o meno scoperta», dice Brunello Rosa, capo economista per l’Europa presso Roubini Global Economics. «Se invece Tsipras sceglierà ancora la strada della sfida ai creditori, il piano Schäuble tornerà in campo, e questa volta potrebbe passare. Infatti, gli effetti geopolitici che gli americani volevano ottenere nel preservare l’integrità dell’eurozona (e cioè la firma del trattato nucleare con l’Iran, e la svolta anti-Isis della Turchia) sono già stati ottenuti. Un’uscita a tempo della Grecia si trasformerebbe in breve in un’uscita a tempo indefinito», conclude Rosa.
E sulle banche greche? «I corsi azionari stanno riprezzando gli ultimi eventi, pertanto un brusco calo era prevedibile, specie sui bancari. I 25 miliardi di euro previsti per la ricapitalizzazione del sistema bancario come parte del terzo piano di salvataggio (anche se questi fondi serviranno più a ripagare i creditori che a rilanciare l’economia greca) sono una buona notizia», dice Rosa. «Ma se l’Esm sceglierà la strada della ricapitalizzazione diretta delle banche, che prevede prima il bail-in delle liabilities domestiche, il piano si potrebbe rivelare esiziale per l’economia greca. A differenza di Cipro, quando si trattò di fare un haircut agli “oligarchi evasori” russi, in questo caso, un taglio ai depositi non garantiti potrebbe voler dire andare ad intaccare i depositi per i flussi di cassa delle medie aziende greche, le uniche che possano spingere la ripresa», conclude l’economista di Global Economics Roubini.
Intanto i negoziati tra troika e Atene proseguono sulla lista di “azioni prioritarie” il cui voto è necessario entro il 18 agosto, in modo che i creditori possano sborsare la prima tranche del prestito da 12 miliardi. Ad Atene vengono chiesti tagli alle baby pensioni e agli sgravi fiscali agli agricoltori; un aumento delle tasse per l’industria armatoriale; misure anticorruzione; tagli alla spesa militare per 200 milioni nel 2016; liberalizzazione delle professioni; un’accelerata alle privatizzazioni.