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 2015  agosto 03 Lunedì calendario

Breve storia del Cocoricò, la discoteca di Riccione famosa per la musica e il design. Tra cupole e piramidi ci hanno ballato gli stilisti Jean-Paul Gaultier e Franco Moschino, Grace Jones e Lucio Dalla. Ci ha suonato Patty Pravo, sono stati cacciati dalla console i francesi Daft Punk e si è fatto notare anche Fabrizio Corona

«Non ho nessuna intenzione di parlare del Cocoricò. E poi ho fretta, devo salire su un aereo». C’è stato un tempo in cui Isabella Santacroce era una habitué della discoteca di Riccione. Da giovane c’era entrata come dipendente: lavorava al bar. Poi, diventata famosa con i romanzi pulp, al Cocoricò ha iniziato ad andarci per divertirsi. E prendere spunto per i suoi personaggi.
Chi invece parla e ricorda molto bene le atmosfere del Cocoricò è Red Ronnie, conduttore televisivo. «Il binomio allora come oggi era musica-droghe. Ma era anche avanguardia per i giovani. C’erano il ristorante, gli spazi enormi, le cupole, il design particolare».
La discoteca più famosa d’Italia, una delle prime gay friendly, fu inaugurata nel 1989. Molti furono colpiti dalla piramide in vetro al centro del locale, orientata sull’asse nord sud – si diceva – per catturare l’energia dell’universo. Ma c’era di tutto: statue viventi, antichi macchinari di tortura, scritte a pennarello sui muri (gli scenari mutavano ogni sei mesi). Si ballava al ritmo di musica techno house. Non commerciale. Trasgressione, atmosfere dark e sensuali hanno attirato uomini e donne dello spettacolo. Ci hanno ballato gli stilisti Jean-Paul Gaultier e Franco Moschino, Grace Jones e Lucio Dalla. Ci ha suonato Patty Pravo, sono stati cacciati dalla console i francesi Daft Punk e si è fatto «notare» anche Fabrizio Corona.
Per questo nelle parole del noto dj Pierpaolo Peroni il Cocoricò è come un laboratorio d’innovazione artistica. Lui ci andava con Cecchetto durante le vacanze a Riccione. «La piramide era stupenda. Ammiravamo i primi dj che si mettevano in mostra: indossavano felpe e per quattro ore facevano impazzire tutti».
Beppe Cuva, direttore Web del gruppo cui fanno capo Radio Montecarlo, Radio 105 e Virgin Radio, ha frequentato il Cocoricò per lavoro. Uno spettacolo come animatore. «Mi dissero: “Fai il tuo show ma non perdere tempo”. Il Cocoricò era diverso in tutto: musica, design, animazione. E le droghe. Chi ci andava era alternativo alla massa. Persino i divani avevano qualcosa di artistico».