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 2015  luglio 29 Mercoledì calendario

Giubileo, ultima occasione. Se poi dovesse fallire – e in Vaticano non si nasconde una sensazione di disagio per il vuoto di decisioni che tuttora aleggia intorno all’evento – la catastrofe al Campidoglio sarebbe assicurata

Auguri a Ignazio Marino e al suo nuovo vicesindaco Marco Causi. Altro non si può dire dopo l’annuncio del debutto della nuova giunta comunale di Roma. L’augurio è che si arrivi in fondo ad almeno uno dei propositi che sono stati ripetutamente enunciati in questi due anni: cosa che finora non è riuscita. Ma non solo. I teorici dello stato di perenne belligeranza fra il sindaco di Roma e Matteo Renzi, capaci di cogliere in un movimento delle sopracciglia del premier i cambiamenti del clima fra i due, diranno che l’«affiancamento» assomiglia tanto all’anticamera del «commissariamento». Se addirittura non è un commissariamento mascherato. Fantasie? Si vedrà probabilmente fra qualche giorno, quando si deciderà (a Palazzo Chigi...) come (e chi) avrà la responsabilità di gestire il Giubileo che inizia fra quattro mesi. Certo è che se Silvia Scozzese era arrivata un anno fa con l’incarico di assessore al Bilancio con l’imprimatur dei fedelissimi renziani, anche il suo successore Causi sbarca al Campidoglio con una procedura non troppo dissimile. Vicesindaco, per di più, proposto da Renzi e dal commissario del Pd romano, Matteo Orfini.
Chi conosce bene com’è andata nelle ultime settimane, dal crac dell’Atac allo psicodramma del licenziamento a mezzo conferenza stampa dell’assessore ai Trasporti Guido Improta, fino alle dimissioni di Silvia Scozzese e di tutta la sua squadra, azzarda che forse è l’estrema mossa per evitare l’irreparabile.
Per come si sono messe le cose, non soltanto Marino rischia di vedersi caricare sulle spalle, con un minimo contributo personale di errori e titubanze, colpe non sue, ma lo stesso Partito democratico potrebbe pagare un conto elettorale salatissimo a causa dello stato di degrado in cui versa la Capitale. Se poi dovesse fallire anche il Giubileo (e in Vaticano non si nasconde una sensazione di disagio per il vuoto di decisioni che tuttora aleggia intorno all’evento) la catastrofe sarebbe assicurata. Né far precipitare la situazione, al punto in cui è arrivata, sarebbe stata considerata, nonostante l’impulso, una soluzione accettabile. Tutt’altro.
Meglio cercare di rimettere insieme i cocci, affidandosi a qualcuno che sa dove mettere le mani, e più in fretta possibile, in quel pandemonio dove si scaricano tutte le tensioni e le possibilità di prendere la scossa sono all’ordine del giorno. Chi, allora, se non colui che già ce le ha messe in passato? Anche se la scelta di Causi è destinata inevitabilmente a far discutere. E non potrebbe essere diversamente: anche lui ne è consapevole. Oggi parlamentare democratico, è stato infatti assessore al Bilancio della giunta di Walter Veltroni. La stessa a cui venne imputata nel 2008 dal centrodestra, vincitore delle elezioni con Gianni Alemanno, la responsabilità di un indebitamento della Capitale così imponente da indurre il governo a nominare un commissario per consegnare i conti comunali immacolati al nuovo sindaco. Da allora Causi si è dovuto ripetutamente difendere dalle bordate dell’attuale opposizione. Che d’ora in poi, non stentiamo a crederlo, si faranno sempre più intense. Già vediamo qualcuno pronto a puntare il dito per indicare chi ritorna sul luogo del presunto delitto.
E bordate arriveranno, per Marino, anche da sinistra, e nel suo stesso partito. Il nuovo assessore ai Trasporti Stefano Esposito è l’autore del libro Tav sì, apertamente favorevole alla linea ferroviaria Torino-Lione, contestatissima dalla medesima sinistra, scritto a quattro mani con Paolo Foietta.
La nuova giunta che dovrebbe evitare al Pd un tracollo politico nella Capitale con possibile reazione a catena rischia dunque di trovarsi stretta in una tenaglia micidiale. Non senza strascichi insidiosi. Di che tipo? Tanto Marco Causi quanto Stefano Esposito sono parlamentari. E per quanto nessuna norma impedisca loro di mantenere il seggio, il problema della compatibilità fra l’incarico da onorevole e il governo municipale esiste eccome. Non fosse altro per un problema di impegno, che farebbe crollare verticalmente l’indice di produttività di entrambi, con Causi certamente costretto ad abbandonare il podio della classifica Openpolis, dove oggi è terzo assoluto. Questione che già aveva ripetutamente sollevato critiche da parte della sinistra quando a ricoprire il doppio incarico erano stati gli esponenti della destra, e proprio a Roma. Per esempio Mario Cutrufo, che si trovava in una situazione pressoché identica a quella di Causi essendo vicesindaco e assessore nonché senatore, e Alfredo Antoniozzi, il quale sommava al seggio da europarlamentare il posto da componente della giunta di Gianni Alemanno.