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 2015  luglio 28 Martedì calendario

Mr Ecclestone, il padre padrone della Formula 1. L’uomo che ha la freddezza di un giocatore di poker e l’abilità di dividere gli avversari mettendoli l’uno contro l’altro: dalla Renault e la McLaren nel 2009 fino alla Ferrari e la Tv domenica scorsa. La sua ultima arma

 Il cartello «Bernie Avenue» è piantato all’inizio del viale alberato che porta all’Hungaroring, il circuito automobilistico di Budapest. Bernie non è un eroe locale: è Mr Ecclestone, padre padrone della Formula 1, un simbolo del capitalismo a cui gli ungheresi hanno reso omaggio subito dopo la caduta del comunismo. Domenica, gli organizzatori del Gran premio hanno esposto uno striscione di omaggio, «Grazie Mr Ecclestone per i 30 anni di F1», omettendo che per ospitare l’evento sborsano 30 milioni l’anno e continueranno a farlo per il prossimo decennio. Il rinnovo è stato siglato nei giorni scorsi: alla scadenza, Mr E. avrà 95 anni.
Quella frase sgradita
La tv ha indugiato a lungo e a più riprese sullo striscione. Nulla di strano: le telecamere e la regia delle corse appartengono all’anziano boss, che ne ha fatto prima una fonte di guadagno da Paese petrolifero e poi una nuova forma di potere, sottile, perfida, quasi impalpabile. Ma dalla portata imprevedibile. Il caso è scoppiato durante la gara dominata da Sebastian Vettel. Il pilota della Ferrari è stato inquadrato poco malgrado conducesse la corsa dal primo giro. Giancarlo Mazzoni, storica voce Rai, sostiene che ci sarebbe stato uno screzio tra Ecclestone e Maurizio Arrivabene. Il team principal della Ferrari aveva difeso Vettel dall’accusa di non essere un personaggio. «E se non vado bene neanche io – aveva concluso – possono pure levarmi il pass».
Vero o falso? È vero che la Ferrari è stata a lungo ignorata dalle telecamere. Dolo o colpa? In fondo l’effetto è lo stesso: togliere visibilità è molto peggio che negare l’accesso al paddock. Quanto resisterebbe il responsabile di una squadra di fronte alla protesta degli sponsor diventati invisibili? La Ferrari ha la forza per difendersi, ma la Manor o la Force India sono cartelloni pubblicitari con ruote e motore: se spariscono dalla tv, spariscono e basta.
La debolezza dei team
Protestare è inutile: Ecclestone quando tratta ha la freddezza di un giocatore di poker e l’abilità di dividere gli avversari mettendoli l’uno contro l’altro. Come nel 2009, quando Renault e McLaren battevano cassa e minacciavano di boicottare il primo Gp. Ecclestone sollevò il telefono e ordinò di bloccare la spedizione delle loro macchine. «Certo, vi costerà qualcosa a livello di penali». La protesta rientrò. «Se mi punti una pistola alla testa – disse in seguito – devi avere il coraggio di premere il grilletto».
La televisione è la sua ultima arma. Fino al 2006 la produzione tv era affidata alle emittenti dei Paesi organizzatori. Il Gp d’Italia, per esempio, spettava alla Rai. Ecclestone ha cominciato a produrre in proprio nelle nazioni che non avevano esperienza e dal 2007 ha imposto il proprio prodotto a tutti gli altri. I diritti televisivi sono una delle principali fonti di guadagno della Formula 1. I team potrebbero chiedere di cambiare le regole, ma conoscono già la risposta: «D’accordo, però vi costerà qualcosa».