La Stampa, 28 luglio 2015
Bobbi Brown, la figlia di Whitney Houston, è morta come la madre. Aveva 22 anni, anche lei a gennaio era stata ritrovata in bagno priva di conoscenza nella vasca da bagno, in circostanze mai del tutto chiarite. Il fatto che la scena riproducesse in modo lancinante quella dell’11 febbraio 2011 ha fatto subito pensare una volontà suicida. Due vite parallele, fatte di uomini che picchiano, droghe e feroci lotte per l’eredità
Breve la vita infelice di Bobbi Kristina Brown, che come figlia di Whitney Houston e del rapper Bobby Brown avrebbe dovuto essere la principessina ereditaria della musica black: e che invece ha finito i suoi giorni ieri, a 22 anni, in un «hospice» nei pressi di Atlanta.
La bimba nata al momento del massimo trionfo della Houston, subito dopo l’uscita del film Guardia del corpo con Kevin Costner, e che a 10 anni commosse l’America incidendo con la mamma la carola natalizia Little Drummer Boy, era in coma indotto da quando lo scorso gennaio era stata trovata priva di conoscenza nella vasca da bagno, in circostanze mai del tutto chiarite. Il fatto che la scena riproducesse in modo lancinante quella della morte di Whitney, annegata nella vasca l’11 febbraio del 2011 per abuso di cocaina, marijuana, Xanax e Benadryl, fece subito supporre una volontà suicida.
Nel 2012, ospite del talk show di Oprah Winfrey, aveva confessato: «La mamma è sempre con me. Sento che mi chiama e mi dice: vai avanti, ti tengo». Ieri Oprah l’ha salutata con tweet: «Peace at last», pace finalmente. E i social network hanno cominciato a traboccare di foto della luminosa star di I Will Always Love You con la sua bambina, nei pochi momenti sereni della loro esistenza.
Eppure molti dubbi rimangono. Al momento della tragedia, nella casa di Bobbi Kristina c’erano quello che lei presentava come suo marito anche se non erano sposati, Nick Gordon, adottato bambino da Whitney, e un amico spacciatore e pregiudicato, Max Lomas. Entrambi sono stati iscritti nel registro degli indagati. L’avvocato di Bobbi Kristina aveva sporto denuncia contro Gordon per furto e per aver aggredito Bobbi poche ore prima dell’incidente. Gordon si è sempre dichiarato innocente, ma non gli è stato concesso di far visita alla ragazza in ospedale. In marzo è entrato in un centro di disintossicazione e poi si è trasferito in Florida. Gli amici lo descrivono come «devastato dalla notizia».
E ora che i parenti pensano alla loro bambina «finalmente in pace nelle braccia di Dio», la saga autodistruttiva di sicuro sta per continuare, con le indagini sulle cause della morte e le liti per l’eredità. Bobbi Kristina era la destinataria del patrimonio di Whitney Houston e il clan è ferocemente diviso in due, con gli Houston, capeggiati dalla cognata di Whitney, Pat, che da sempre accusano Bobby Brown di aver rovinato la vita alla moglie con droga e percosse e che vedono nella figura di Nick Gordon una specie di replica dell’incubo. Zia Pat ha fatto la guardia per tutti questi mesi al capezzale della nipote per evitare presenze sgradite.
La nonna Cissy Houston, celebre cantante di soul e gospel, matriarca in un clan pieno di spiccate figure femminili e zia di Dionne Warwick, non aveva esitato a definire «incestuoso» il rapporto di Bobbi Kristina con un ragazzo cresciuto come un figlio da Whitney. Tutte figure stranote al pubblico americano, soprattutto dopo la messa in onda nel 2012 su del reality show The Houstons: On Our Own, dove Bobbi Kristina era apparsa spesso ubriaca o forse sotto l’effetto di altre sostanze.
Intanto il padre rapper, all’anagrafe Robert Barisford Brown, 46 anni e una geremiade di arresti e di processi per maltrattamenti nei confronti di Whitney (da cui aveva divorziato nel 2006), e poi detenzione di stupefacenti, e poi guida in stato di ebbrezza, è diventato papà da pochi giorni per la settima volta, di una bambina battezzata Bodhi, nata dal suo matrimonio con Alicia Etheredge.