L’Indipendente, 2 gennaio 2005
Ritratto di Achille Varzi
Il rivale vero, e unico, di Tazio Nuvolari fu Achille Varzi. I due erano in effetti ottimi amici, però la stampa sportiva non si lasciò sfuggire l’occasione per una contrapposizione che sembrava scritta da uno sceneggiatore di film popolari. Tazio era piccolo, segaligno, riservato, funanbolico, con origini contadine. Achille invece veniva da una famiglia ricca, era alto e biondo, guidava con stile insuperabile, cercando di centellinare le energie sue e del mezzo meccanico con l’unico fine di conquistare la competizione. Il suo stile era unico. Di solito partiva molto lentamente, perché le statistiche che aveva studiato dimostravano che la maggior parte delle auto si fermava durante i primi giri. Così, dopo avere pazientato e essersi tolto di torno buona parte degli avversari, affrontava chi era rimasto in gara. Accelerava fino a arrivare in seconda posizione, quindi studiava chi era in testa e decideva dove era possibile di superarlo, cosa che faceva di solito nel corso dell’ultimo giro. Le sue gare erano sagge e razionali, ma nella vita il suo stile era ben diverso. Varzi era sempre stato un amante delle belle donne e della vita mondana, ma la sua carriera sportiva ebbe un grave danno da una storia d’amore”maledetta” che legò il pilota alla bella moglie austriaca di un collega della squadra tedesca Auto union. Quella che ci fu fra i due fu una passione travolgente e cupa, condita da alcol e grandi quantità di droghe. Per questo a Varzi subito prima della guerra venne ritirata la licenza. Riprese a guidare a guerra finita vincendo qualche gara. Morì sul circuito di Berna nel luglio 1948, durante alcuni giri di prova, a bordo della sua Maserati.