La Stampa, 27 luglio 2015
Chuck Palahniuk, i romanzi rifiutati e quella provocazione che gli valse il successo. La prima opera si chiamava “Insomnia”, ma non fu mai stato pubblicato. La seconda, “Invisible Monsters”, invece era stato mandato a diverse case editrici ma fu rifiutato perché troppo oltraggioso («parlava di violenza ma anche di sesso»). Ma lui non si buttò giù di morale: «Bene, io risponderò scrivendone uno ancora più oltraggioso. Non pubblicherete neppure questo, ma almeno non vi dimenticherete di me». E venne fuori “Fight Club”
Fight Club, il libro cult di Chuck Palahniuk diventato film, spettacolo teatrale, fumetto e ora forse anche «rock opera», esiste per miracolo. Anzi, per un netto rifiuto di vari editori, tra i più stravaganti mai avvenuti.
Il primo romanzo scritto da Chuck si chiamava Insomnia, ma non era mai stato pubblicato. Il secondo, Invisible Monsters, era stato invece sottoposto a diverse case editrici, nella speranza di farne il suo libro d’esordio. Raccontava le disavventure di una donna sfigurata, tra sesso e violenza. «Il mio agente – racconta Palahniuk – lo aveva mandato a cinque grandi editori, fra cui Norton e Harper Collins. La risposta fu immediata, unanime e devastante. Tutti lo rifiutarono, grosso modo con lo stesso argomento: è un romanzo troppo oltraggioso. È così fuori delle norme, che non sapremmo neppure in quali scaffali delle librerie metterlo».
«Almeno non vi dimenticherete di me»
In genere, quando succedono simili disgrazie, gli autori reagiscono in due modi: rinunciano alla carriera letteraria, magari cercando un posto sicuro in banca, oppure continuano a spedire lo stesso manoscritto, fino a quando non trovano qualcuno disposto a stamparlo. Il sempre originale Chuck, invece, scelse la terza via: «Pensai: avete rifiutato il mio libro perché è troppo oltraggioso? Bene, io risponderò scrivendone uno ancora più oltraggioso. Non pubblicherete neppure questo, ma almeno non vi dimenticherete di me».
Così Palahniuk si mise a lavorare su Fight Club, che allora era solo un progetto embrionale, nato da una vera rissa in cui era stato pestato. Magari sarebbe rimasto solo nei suoi incubi, se Invisible Monstersnon fosse stato rigettato. «Finito il nuovo romanzo, lo mandai alle stesse case editrici che avevano bocciato l’altro. In particolare a Gerald Howard, l’editor di Norton, che mi era sembrato particolarmente distruttivo. Con grande sorpresa, dopo appena due giorni ricevetti la sua proposta di contratto. Mi offriva una miseria, 6000 dollari in tutto, ma io ero così felice di essere pubblicato che non ci pensai su neppure un secondo. Accettai e mandammo Fight Club alle stampe». Il resto è storia. Cioè un successo planetario, con tanto di film interpretato da Edward Norton e Brad Pitt, nato da un velenoso rifiuto.
«È stato meglio aspettare»
A ripensarci oggi, però, Palahniuk non mastica amaro: «Credo che la ragione per cui Invisible Monsters fu rifiutato era il sesso. Fight Club era un romanzo sulla violenza, mentre Invisible Monsters era un libro sulla violenza e sul sesso. Evidentemente era troppo, per quell’epoca». Una scelta bigotta, dunque, che tuttavia l’iconoclasta Chuck non rimpiange: «La verità è che Invisible Monsters non era ancora pronto, quando lo avevo mandato alle case editrici. Era immaturo, aveva ancora bisogno di qualche anno di lavoro prima di essere pubblicato, come poi in effetti è successo. Siccome doveva essere il mio romanzo d’esordio, non potevo permettermi di partire con un flop. Quindi è stato meglio aspettare, e uscire nel frattempo con Fight Club, che invece era più definito».
Chiunque al suo posto avrebbe pensato che Gerald Howard era pazzo: aveva rifiutato un romanzo perché troppo oltraggioso, ma ne aveva accettato subito un altro ancora più oltraggioso, scritto proprio con lo scopo di provocarlo. «Dal mio punto di vista, l’idea di andare oltre Invisible Monsters con qualcosa capace di disturbare ancora di più era l’unica strada percorribile. Naturalmente desideravo di essere pubblicato, ma non avevo alcuna speranza di riuscirci. Scrivevo per il mio intrattenimento personale, e quindi non aveva alcun senso cambiare stile, solo per soddisfare le richieste di case editrici che comunque non avrebbero stampato i miei romanzi».
Palahniuk, però, giustifica anche la scelta di Howard: «Il mestiere dell’editor è molto difficile: scovare i libri che valgono, nel mare delle proposte che ricevono. C’è sempre il rischio di commettere errori colossali, in un senso o nell’altro. In genere sono dei bravi professionisti, che capiscono il mercato, ma soprattutto ragionano in termini di investimento. Se puntano su uno scrittore, con tutti i costi che questo comporta, vogliono essere sicuri che sia un autore determinato con una prospettiva di lungo periodo. In altre parole, uno che non si scoraggia facilmente, e nel cassetto ha idee per molti libri a venire. Quel rifiuto, dunque, era una maniera di mettermi alla prova e stimolarmi a fare di più. Se lo capivo, bene; se non lo capivo, non ero adatto al mestiere». Anche a rischio di perdersi una fenomeno come Fight Club, uno di quei rari libri che, oltre a incassare milioni, possono cambiare le sorti di autori e case editrici.
«L’obiettivo è la propria gioia personale»
Ancora oggi, però, Chuck resta convinto che il rifiuto subito contenga una lezione utile a tutti: «Le possibilità di un autore di essere pubblicato, e soprattutto di avere successo, sono statisticamente limitatissime e casuali. Perciò non vale la pena di sforzarsi a scrivere qualcosa che supponiamo possa funzionare, perché inevitabilmente ne viene fuori un’opera noiosa e inutile. Meglio essere se stessi, fare quello che ci piace, e scrivere con l’obiettivo della propria gioia personale. Solo così, se hai molta fortuna, puoi produrre qualcosa che merita di essere pubblicato, e magari anche di essere letto».