La Stampa, 27 luglio 2015
L’onda distruttrice di Podemos travolge i reali di Spagna. Via statue, foto e nomi delle strade. Gli indignados se la prendono con la monarchia: «In città ci sono fin troppi simboli e questa eccessiva rappresentazione andrà moderata». Da Saragozza a Cadice fino ai paesi della fredda Galizia, la battaglia iconoclasta sembra coinvolgere tutta la nazione
Prima i conservatori, ora la monarchia. L’onda distruttrice di Podemos travolge i reali di Spagna con una furia iconoclasta che rievoca lo spettro di Buenaventura Durruti, l’anarchico spagnolo che negli anni precedenti alla guerra civile (1936-1939) lottò contro re Alfonso e la dittatura militare di Primo de Rivera.
Dopo la decisione di Ada Colau, il neosindaco di Barcellona eletto a giugno con «Barcelona en Comú» (coalizione della sinistra catalana vicina a Podemos), di rimuovere il busto del re dimissionario Juan Carlos dalla sala del consiglio comunale, ora la nuova giunta degli «indignados» annuncia di voler cambiar nome a vie, piazze e spazi pubblici dedicati ai monarchi. La misura, fanno sapere dal comune di Barcellona, dovrebbe riguardare re, regine e principi degli ultimi due secoli. Insomma, i Borboni di Juan Carlos e del suo erede Felipe. «In città ci sono fin troppi simboli della monarchia e questa eccessiva rappresentazione andrà moderata», ha detto Colau.
Secondo il quotidiano «El Pais», sono almeno sedici le zone reali a rischio, a partire dalla piazza oggi dedicata a Juan Carlos fra il Paseo de Gracia e la Diagonal (in pieno centro), dove la nuova giunta vorrebbe reinstallare una celebre statua della Repubblica. In realtà, non sarebbe la prima volta che Barcellona ribattezza strade e piazze: una prima rivoluzione toponomastica avvenne già durante le dittature di Primo de Rivera e Francisco Franco. I due, però, scelsero nomi spagnoli e così negli Anni 80 (quando venne ristabilita la democrazia) molte vie vennero convertite in catalano.
Gli altri casi
Tuttavia, la sfida ai reali non riguarda solo la rivoluzionaria Barcellona. Da Saragozza a Cadice fino ai paesi della fredda Galizia la battaglia iconoclasta sembra coinvolgere tutta la Spagna. La Spagna degli indignados, ovviamente. A Saragozza la nuova giunta guidata da «Zaragoza en Común» (una lista simile a quella di Ada Colau) ha deciso che il padiglione Felipe d’ora in avanti si chiamerà José Luis Abós, dal nome dell’allenatore di basket che ha portato la squadra locale in vetta alle classifiche ed è morto lo scorso ottobre. A Cadice il nuovo sindaco José María González (Podemos) ha sostituito il ritratto di Juan Carlos nel suo ufficio con quello di Fermín Salvochea, sindaco anarchico della città negli anni della prima Repubblica. Anche in Galizia i reali non se la passano bene: a Rúa, paesino di 4.600 abitanti, il sindaco di Bng (Blocco nazionalista galiziano) ha fatto rimuovere dal municipio le immagini del monarca e a Moaña il ritratto del re e la bandiera spagnola sono stati sostituiti dalla foto di Daniel Rodríguez Castelao, padre del nazionalismo gallego.
«Referendum Ya», «referendum adesso», cantavano nel giugno 2014 migliaia di spagnoli scesi in piazza per chiedere il ritorno alla Repubblica dopo le dimissioni di re Juan Carlos (travolto dagli scandali). Felipe VI sta cercando di rivitalizzare la monarchia. Ma dovrà fare i conti con Podemos.