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 2015  luglio 27 Lunedì calendario

Rossella Urru va all’altare con Enric Gonyalons, il suo compagno di prigionia. Nel 2011 lavoravano per due associazioni internazionali diverse ma per la stessa missione umanitaria, poi il 22 ottobre è iniziato un incubo durato 270 giorni ma i due avevano avuto una forza in più: quella dell’amore. Una storia a lieto fine: «Ora sono liberi e felici: cosa c’è di più bello?»

Il sogno della libertà ha fatto sbocciare l’amore. Quello eterno. Al punto che Rossella Urru ed Enric Gonyalons hanno deciso di sposarsi. Uniti per sempre dalla paura di un sequestro interminabile in una prigione del Mali e dalla gioia di costruire una vita sotto lo stesso tetto. Il sì lo pronunceranno sabato in Sardegna, a Samugheo, nella stessa chiesa in cui si è pregato a lungo per la liberazione. 
Sono coetanei e insieme, Rossella ed Enric, hanno condiviso l’esperienza terribile del rapimento. Nel 2011 lavoravano per due associazioni internazionali diverse ma per la stessa missione umanitaria, all’interno del campo profughi Saharawi nella zona di Hassi Raduni, nel deserto algerino sud-occidentale. Il blitz del 22 ottobre, era un sabato notte, non è mai stato ricostruito nel dettaglio ma da quel momento per Rossella e il suo prossimo marito è iniziato un incubo durato 270 giorni. Oltre a loro, dopo una violenta sparatoria, quella notte il commando armato era riuscito a portar via anche un’altra ragazza: pure lei spagnola, originaria di Madrid. Ainhoa Fernandez de Rincon è un avvocato prestato al volontariato e nel campo del deserto algerino faceva l’ennesima missione internazionale. 
Nelle foto scattate dopo la liberazione, avvenuta il 18 luglio del 2012, i tre sono sempre comprarsi abbracciati l’uno all’altro. Ma i ben informati già allora dicevano a bassa voce che durante la prigionia Rossella ed Enric avevano avuto una forza in più: quella dell’amore. Lei non ha mai raccontato nulla di quel sequestro: né dei mesi trascorsi in un luogo misterioso né di una liberazione con tanti dubbi. Tanto meno ha svelato che durante il sequestro era nata una bellissima storia d’amore. 
A Samugheo, il paese degli striscioni e delle fiaccolate, lo stesso che festeggiò per giorni il ritorno a casa di Rossella, in pochi sapevano del matrimonio. Il parroco, anche stavolta, ha la consegna del silenzio. La famiglia Urru non ha mai amato i riflettori e anche durante il sequestro ha parlato solo poche volte. Giusto per gridare al mondo quanto fosse grande il dolore per quella ragazza nascosta chissà dove e custodita chissà da chi. 
Nella chiesa di Samugheo
Scampata al pericolo più grande, appena scesa dall’aereo, Rossella Urru annunciò di essere pronta a ripartire per un’altra missione e oggi continua a occuparsi di cooperazione internazionale. In paese l’hanno vista più volte col suo fidanzato e tutti hanno riconosciuto quel ragazzo più alto di lei, diventato quasi il figlio di tutti nel corso della prigionia. Oggi la notizia dei fiori d’arancio fa felice chiunque e la vecchietta appena uscita dalla messa domenicale dà la sua interpretazione: «Con quel sequestro qualcuno lassù voleva mettere alla prova il loro amore. Ora sono liberi e felici: cosa c’è di più bello?».