Corriere della Sera, 27 luglio 2015
Ciclismo, il sistema Sky è un algoritmo perfetto che calcola tutto, dal Motorhome alla spremuta di barbabietola, ma non tiene conto delle emozioni: «C’è la passione ma non esiste pietà». Tim Kerrison, l’uomo dei numeri, orchestra un meccanismo perfetto cui sono sopravvissuti, fino ad oggi, due soli corridori. Bradley Wiggins – che si definisce quasi paranoico e alcolista mancato – e Chris Froome, venuto al mondo col solo scopo di diventare un fuoriclasse
Giro d’Italia 2015, conferenza stampa del Team Sky en plen air nel parcheggio di un hotel marchigiano. Tema scottante del giorno (con Sky c’è sempre un tema scottante): il motorhome «igienizzato» in cui passa le sue notti Capitan Porte. Perché non dormi in albergo come gli altri, Richie? Con la rapidità di una iena in caccia, il boss Dave Brailsford strappa la parola al tasmaniano: «Quella del motorhome è una scelta politica di cui devo rendere conto io». Richie – ad occhi bassi – si sorbì lunga dissertazione su perché eliminare acari, batteri e rumori molesti nel sonno aiuta a vincere. Quasi una lezione universitaria: mancavano solo i grafici che a Sky amano molto. Porte al Giro fece magrissima figura, ma Brailsford sul motorhome non molla.
Al Tour ne ha portati tre extra large e, poiché gli organizzatori li hanno vietati ai corridori (il sonno è uguale per tutti), lui ci ha messo i meccanici. Mark Cavendish, che in Sky ha resistito nove mesi: «Il loro è un business dove spesso il corridore è più un numero che una persona. Buon ambiente per alcuni, non per tutti». David Millar, ex pro scozzese: «Tutto è calcolato, non ci sono emozioni, c’è la passione ma non esiste pietà. Al comando c’è solo Dave». Il mantra di Sky è «marginal gains»: si vince sommando guadagni marginali su ogni fronte. Corona ovale invece che circolare? Più 3 per cento. Motorhome (se glielo lasciassero usare) più 1 per cento. Chetoni per dimagrire? Più 0,5 per cento. Poi spremuta di barbabietola a colazione (killer dei radicali liberi), tre mesi in altura, gare simulate come video game e chissà quante altre cose che non conosciamo. L’uomo dei numeri si chiama Tim Kerrison ed è australiano. Orchestra un meccanismo perfetto cui sono sopravvissuti, fino ad oggi, due soli corridori. Bradley Wiggins (che si definisce quasi paranoico e alcolista mancato) e Chris Froome, venuto al mondo (ciclistico) col solo scopo di diventare un fuoriclasse.
Un menù pesantissimo, impossibile da digerire con le proprie forze. Il bicarbonato di Sky è Steve Peters, genio della psichiatria reclutato da Brailsford nella polizia criminale londinese. Uno passato dai killer seriali ai corridori per plasmare le singole regioni del cervello onde aumentarne la resistenza a fatica, dolore, solitudine e, nel caso di Froome, anche a insulti e diffidenza. Ma quanto un atleta può resistere fisicamente e mentalmente in queste condizioni? E quanto materiale umano viene triturato per poter tirar fuori il campione del decennio? Wiggins si salvò differenziando: dal Tour (ne uscì «con le allucinazioni») ai Giochi Olimpici all’Ora in pista. Froome vuole invece dominare la Grande Boucle «a lungo»: ottima intenzione visto che Sky negli ultimi 4 Tour ne ha vinti 3. In bocca al lupo ma sappia che (come accadde a Wiggo, che pure in Gran Bretagna è una divinità) al minimo cedimento verrà accompagnato alla porta. Per Sir Dave pietà l’è morta. Anzi, non è mai nata.