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 2015  luglio 27 Lunedì calendario

È stata restaurata la prima leggendaria bandiera dell’Arma dei Carabinieri, il primo vessillo italiano concesso con decreto regio da Umberto I nel 1894 alla Scuola allievi Carabinieri. Il drappo verde e il telo bianco svelano minutissimi rammendi. Cuciture imprecise, anche di pochi millimetri. «Significa che da quel 1915 questa bandiera è stata portata sempre in guerra, ha subito ferite, eppure ha ricevuto continue cure dagli stessi soldati che temevano il suo disfacimento quasi più della loro vita». È stata l’équipe dell’Istituto superiore per la conservazione e restauro a compiere l’impresa, con un mese e mezzo di lavoro

Il drappo verde e il telo bianco svelano minutissimi rammendi. Cuciture imprecise, anche di pochi millimetri. «Significa che da quel 1915 questa bandiera è stata portata sempre in guerra, ha subito ferite, eppure ha ricevuto continue cure dagli stessi soldati che temevano il suo disfacimento quasi più della loro vita». La restauratrice Manuela Zarbà le ha “ripulite” una ad una queste ferite, risanandone il vigore del tessuto originale, ma conservandole intatte. Nel rispetto della storia che si è scritta su questo tessuto. Di pura seta fragilissima. Un delicato tricolore mutilo del “telo battente”, cioè della parte rossa persa in una battaglia prima del 1923. Ecco come è stata “salvata” la prima (leggendaria) bandiera dell’Arma dei Carabinieri, il primo vessillo italiano concesso con decreto regio da Umberto I nel 1894 alla Scuola allievi Carabinieri. Proprio le vicende storiche avevano degradato il manufatto, cimelio numero uno del Museo Storico dell’Arma a piazza Risorgimento a Roma.
CONSERVAZIONE
È stata l’équipe dell’Istituto superiore per la conservazione e restauro, guidata da Silvia Checchi e Manuela Zarbà, a compiere l’impresa, con un mese e mezzo di lavoro. Un pronto intervento per consentirle in questo fine settimana la trasferta a Gorizia, nel centenario della battaglia del Monte Podgora (24 maggio del ’15) che la vide protagonista sul campo. Ma già oggi la bandiera rientrerà all’Istituto del Mibact per completare il progetto di allestimento definitivo al Museo con un supporto tridimensionale. «L’eccezionalità della bandiera, usata fino al 1946, sta nella sua integrità», riflette la Zarbà. Il drappo è completo di asta (rivestita di velluto azzurro), di decorazioni, lancia e fiocco. La bandiera aveva i tre teli cuciti a mano, con lo scudo sabaudo bordato d’azzurro sormontato dalla corona ricamati su entrambi i lati. Ma quanto ha sofferto questa bandiera? «Lo stato di conservazione era pessimo, a rischio sfaldamento, pieno di lacune», avverte la restauratrice. Quasi un miracolo per quelle sue condizioni disperate. C’è voluta tutta la perizia delle restauratrici, che sono ricorse a micro-aspirazioni della polvere e a speciali lavaggi con vapore a freddo per togliere le deformazioni. «L’obiettivo era quello di lasciare le tracce della storia – avverte la Zarbà – È stato commovente ritrovare i punti cuciti a mano che fissavano piccolissimi lacerti di seta ferita. Tentativi disperati di salvare questi tessuti».