26 luglio 2015
Renzi attacca i sindacati per gli scioperi a Pompei e in Alitalia • Marino perde un altro assessore • Bufera tra Stato e Chiesa per l’Ici sulle scuole religiose • La rinuncia alle paritarie costerebbe ai Comuni centocinquanta milioni • La Turchia oltre all’Isis attacca i curdi • Il killer della tabaccaia di Asti in carcere piange e rifiuta il cibo • La famiglia Fassi aiuterà la figlia malata di Folletto • Le nozze di Beatrice Borromeo e Pierre Casiraghi
Renzi Dopo la rivoluzione fiscale annunciata nei giorni scorsi, Renzi ha preso di mira i sindacati che scioperano «contro» i cittadini. In una lunga comunicazione pubblicata su «Enews», il presidente del Consiglio se l’è presa genericamente con i sindacati, senza istinguere tra le varie sigle: «A Pompei un’assemblea sindacale blocca all’improvviso migliaia di turisti sotto il sole o vedere che dopo le nottate insonni per coinvolgere Etihad e evitare il fallimento di Alitalia, gli scioperi dei lavoratori di quell’azienda rovinano le vacanze a migliaia di nostri concittadini, fa male». Nella conclusione Renzi sembra voler attenuare l’impatto della polemica ma non è così: «Intendiamoci, per evitare le polemiche di domani: nessuno mette in discussione il diritto all’assemblea sindacale o allo sciopero. Sono diritti sacrosanti. Ma c’è anche bisogno di buon senso e di ragionevolezza, di responsabilità e di rispetto. In un momento come questo tenere migliaia di turisti, venuti da tutto il mondo, sotto il sole per un’assemblea sindacale a sorpresa significa volere il male di Pompei. Io non ce l’ho con i sindacati. Ma se continua così dovremo difendere i sindacati da se stessi. L’assemblea di ieri a Pompei, in quelle modalità, in quelle forme, è semplicemente scandalosa. Continueremo a lavorare per Pompei, nonostante loro».
Assessore Ieri l’amministrazione capitolina ha perso il settimo assessore in due anni: la responsabile del Bilancio, Silvia Scozzese, si è dimessa in vista dell’avvicendamento già previsto nei prossimi giorni con il varo di una nuova giunta. E per quanto fosse un divorzio annunciato, la Scozzese l’ha voluto condire con parole critiche, parlando di «affievolimento dell’azione riformatrice», di «lavoro di squadra venuto meno», di «fermo dissenso» su alcune scelte.
Scuole paritarie 1 Bufera tra Stato e Chiesa scaturita dalla pronuncia della Cassazione sulle scuole religiose di Livorno che rischiano di dover pagare l’Ici (l’attuale Imu). La protesta della Cei è durissima: «Una sentenza rivolta al passato», titola in prima pagina Avvenire. Mentre il segretario Cei, Nunzio Galantino, punta l’indice contro una «sentenza pericolosa, ideologica», che intacca gravemente «la garanzia di libertà di educazione richiesta anche dall’Europa», mettendo fortemente a rischio la «sopravvivenza» delle scuole paritarie. Galantino rivendica la valenza sociale del servizio: «Non è la Chiesa cattolica ad affamare l’Italia».
Scuole paritarie 2 Le scuole paritarie sono frequentate, per ogni ordine e grado, da circa un milione di studenti, ovvero circa il 10% della popolazione scolastica, considerando che le scuole sono attualmente frequentate da circa 9 milioni di studenti. Nella maggior parte dei casi si tratta di scuole dell’infanzia: sono 4-4.500 le scuole comunali e gli asili compresi nell’elenco. Non si tratta solo di istituti religiosi, anche se il nome spesso inganna: in centinaia di casi la scuola, fondata da un ordine religioso, viene nel tempo rilevata da cooperative e fondazioni laiche, spesso formate da genitori o professori che non hanno voluto disperdere il patrimonio culturale della scuola, e che si sono impegnati personalmente per la continuità della struttura e della didattica. (Santi, Cds)
Scuole paritarie 3 «Ma è proprio vero, come sostiene il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato sei miliardi e mezzo? Il conto è questo: il costo di uno studente medio per lo Stato è di 6.800 euro all’anno, secondo dati 2013-2014 del ministero dell’Economia e dell’Ocse. Contribuire all’istruzione di uno studente di una paritaria invece costa allo Stato circa 500 euro all’anno. Cifra che i privati integrano pagando una retta di tasca propria, che ammonta a circa 2-3.000 euro all’anno, gravata da Irpef. Dunque anche considerando la spesa sostenuta dai privati, non si arriva al costo di uno studente pubblico. Se quel 30% circa di paritarie che sono oggi le scuole materne, dovessero chiudere, i Comuni che oggi se ne avvalgono tramite convenzione dovrebbero sborsare subito 150 milioni». (ibidem) [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Turchia La Turchia ora muove guerra su tutti i fronti. I caccia sono tornati a colpire l’Isis in Siria (dove i turchi intendono creare un’area «libera dall’Isis», lunga 80 chilometri e profonda 40, tra le località di Mare e Jarablus) ma hanno poi esteso la loro azione al nord dell’Iraq, dove hanno bombardato accampamenti e rifugi dei curdi del Pkk. Operazioni destinate a continuare — sostiene il governo — fintanto che non sarà eliminata la doppia minaccia. Massicci anche gli arresti di elementi ritenuti vicini all’estremismo islamista e a quello curdo: oltre 500 in ben 22 province. Il Pkk ha definito decaduto il cessate il fuoco e i suoi uomini hanno sequestrato, come rappresaglia, 15 operai vicino a Sirnak. La prospettiva è quella di un riaccendersi del conflitto costato già migliaia di vittime.
Folletto Pasqualino Folletto, 46 anni, il magazziniere reo confesso del delitto della tabaccaia Maria Luisa Fassi, 53 anni - l’ha uccisa con 45 coltellate, il 4 luglio, per portarle via 800 euro – in carcere è sorvegliato a vista perché temono che voglia suicidarsi. Ha pianto tutta la notte e di giorno non ha toccato cibo.
Fassi La famiglia Fassi ha fatto sapere che aiuterà la figlia undicenne di Folletto, che soffre di una grave malattia degenerativa: «Abbiamo saputo che quest’uomo (Piero Fassi non usa mai il termine “killer” o “assassino”, ndr) ha una figlia malata. Purtroppo. Nel nostro piccolo, se vorrà faremo ciò che è nelle nostre possibilità per rendere meno dolorosa e solitaria la sua sofferenza. La sua famiglia, uccisa anch’essa da un gesto folle non ha colpa per quanto è successo. Di questo argomento non parleremo più. D’ora in avanti, quello che accadrà tra la nostra famiglia e la moglie e le figlie del signore arrestato, resterà solo una questione nostra, e della nostra coscienza».
Nozze Dopo sette anni di fidanzamento, Beatrice Borromeo e Pierre Casiraghi si sono sposati a Montecarlo. Lei è arrivata su una Bentley bianca con in mano un bouquet di fiori candidi, poi si sono detti sì a mezzogiorno, nelle sale del Palazzo, davanti a Philippe Narmino, l’ufficiale di stato civile della famiglia Grimaldi, e settanta fra i parenti e gli amici più stretti. Dopo la cerimonia festa ancora privata nei giardini di Palazzo, anche se ben più animata: settecento selezionatissimi ospiti, vip, fratelli e sorelle, tutta la parentela Grimaldi e pure otto giornalisti del «Fatto Quotidiano», dove lavora Beatrice, dai direttori Marco Travaglio e Peter Gomez, a Stefano Feltri, Silvia Truzzi e Gianni Barbacetto, chiamati con tanto di invito nella lingua originale di Montecarlo e stemma dei principi per un Cavagnetu, come si dice in dialetto, che poi sarebbe un garden party, come ha spiegato il principe Alberto: «Una festa nel giardino estivo con qualcosa come finger food per pranzo. Un buffet, posti a sedere per gli ospiti, ma tutto molto informale». Artisti che si esibiscono in balli popolari, musica, qualcuno che gioca persino a bocce. E al momento del brindisi il discorso del Principe. La seconda puntata del matrimonio sarà sabato prossimo, con la cerimonia religiosa sul lago Maggiore, all’isolino San Giovanni, di proprietà della famiglia di Beatrice. Due le liste di nozze: una alla boutique Czarina di Monaco, in cui figurano fenicotteri sale e pepe, un mobile bar da 13mila euro, uno schiaccianoci in legno a forma di lumaca (565) e un vassoio con i manici come corna di cervo (410); l’altra alla libreria Taschen di Milano, con libri di viaggio e architettura e una raccolta di «Playboy» da mille euro. Chi vuole però può scegliere di fare una donazione all’Associazione Amade per finanziare un progetto di assistenza per 100 minori non accompagnati, sbarcati dai barconi in Sicilia. Fino a ieri erano stati comprati regali per 38mila euro. (Sapegno, Sta)
(a cura di Roberta Mercuri)