Voce Arancio, 16 marzo 2011
Il mondo va matto per il cibo italiano
Per il suo amore per il cibo italiano il cancelliere tedesco Angela Merkel si è guadagnato il soprannome di «cancelliera della pasta». Il britannico Gordon Brown nel libro Saints and Celebrities Cookbook ha indicato i “fagottini di mozzarella” come suo piatto preferito. Nicola Sarkozy e Carla Bruni adorano la caprese con mozzarella di bufala campana, pomodoro fresco e basilico. Michelle e Barack Obama amano risotti e spaghetti: gli stringozzi alla carbonara sono il piatto preferito della first lady, la pizza è la passione culinaria del presidente degli Stati Uniti.
Secondo Coldiretti l’Italia è l’unico paese al mondo a poter offrire 4.471 prodotti tradizionali regionali. Il nostro Paese detiene a livello europeo il record comunitario nella produzione biologica, vanta 180 denominazioni di origine riconosciute e 477 vini a denominazione di origine.
Nella top 15 delle tipicità per le quali l’Italia è apprezzata nel mondo, stilata dal quotidiano britannico The Independent, al sesto posto c’è il gelato.
Il gelato, inventato da Francesco Procopio dei Coltelli, siciliano. Il nonno di questo Francesco era pescatore e, nel tempo libero, si divertiva a studiare una macchina che producesse gelato di buona qualità. Invecchiato e stanco della vita, regalò il suo modellino al nipote. Questi, deciso a lasciar le reti da pesca per una vita migliore, prese la macchinetta e partì in cerca di fortuna. Il successo arrivò a Parigi, il giorno in cui nell’impasto, invece del miele usò lo zucchero.
La ricetta del gelato al limone
Ingredienti:
• Acqua (due porzioni, una da 230 grammi e una da 220 grammi)
• Zucchero (250 grammi)
• Sciroppo di glucosio (50 grammi)
• Succo di limone (180 grammi)
Preparazione
Versare i 230 grammi di acqua in una pentola, unire lo zucchero e portare ad ebollizione mescolando costantemente con un cucchiaio di legno per far sciogliere lo zucchero. Aggiungere lo sciroppo di glucosio e lasciar bollire per cinque minuti circa, facendo attenzione a togliere, con un mestolo forato, l’eventuale schiuma in superficie. Lasciare raffreddare.
Lavare i limoni in acqua bicarbonata, con un coltellino affilato svuotarli della polpa facendo attenzione a non intaccare la parte bianca. Passare la polpa in centrifuga. Versare il succo ottenuto in un recipiente d’acciaio e unire gli altri 220 grammi di acqua e lo sciroppo ben freddo precedentemente preparato con qualche pezzetto di scorza. Mescolare energicamente. Lasciare in infusione in frigorifero per un’ora e mezza circa. Prima di servirlo rimestare energicamente.
L’offerta enogastronomica in Italia attira, da sola, il 7% degli stranieri in vacanza, quasi 11 milioni. Un settore che genera un impatto economico stimato nel 2009 in 1,5 miliardi di euro. Il 9,5% degli stranieri ricorda spontaneamente il nostro Paese in relazione “al cibo e alla buona cucina”, chi ha visitato l’Italia valuta il livello di pasti e cucina (in un range da 1 a 10) con un voto medio del 7,9 (Fonte: Unioncamere)
Otto americani su dieci mangiano, almeno una volta la settimana, la pasta. Si tratta del 77% della popolazione, pari a 230 milioni di persone. Il 33% la gusta invece almeno tre volte ogni sette giorni. Negli States ci sono 15 mila ristoranti italiani. Secondo l’Unipi, sono gli spaghetti il formato preferito dagli americani. Poi lasagne, maccheroni e fettucine.
Fino a metà Ottocento la pasta era solo in bianco, «incaciata», cioè cosparsa di formaggio. Quando si cominciò a mettere il pomodoro, sorse la difficoltà delle forchette: avevano soltanto tre denti e raccoglievano la pasta facendo scivolare via la salsa. Perciò, spinto da Ferdinando II di Borbone, il ciambellano di corte inventò la forchetta a quattro rebbi, molto più efficace.
«L’antivirile pastasciutta è ormai il nemico numero uno della cucina futurista, in quanto non nutre, riempie solamente la bocca, così come la nostra retorica. In una parola la pastasciutta non è il cibo dei combattenti» (Filippo Tommaso Marinetti).
Banchetto futurista al ristorante Penna d’Oca di Milano (15 novembre 1930): oca grassa, gelato nella luna, lacrime del dio Gavi, brodo di rose e sole, favorito del mediterraneo zig, zug, zag, agnelli arrosto in salsa di leone, insalatina all’alba, sangue di bacco”terra ricasoli”, rotelle tempiste di carciofo, pioggia di zuccheri filati, schiuma esilarante”cinzano” e frutta colta nel giardino d’Eva.
Ricetta futurista: pollo d’acciaio, o pollo Fiat (formula del pittore Diulgheroff). Arrostire un pollo svuotato del contenuto. Appena freddo, praticare un’apertura sul dorso e riempire l’interno di zabaione rosso su cui bisogna disporre due etti di confetti sferici argentati. Attorno all’apertura del dorso, appoggiare delle creste di pollo.
Pellegrino Artusi, che nel 1881 pubblicò La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, raccogliendo le specialità di ogni regione di Italia. Il libro fu un successo: 14 edizioni nei primi vent’anni, nel 1931 erano diventate 32.
La prima testimonianza scritta sulla bistecca alla fiorentina risale al 1891: Pellegrino Artusi ne parla nella sua Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene. La citazione successiva è del 1905: Panzini inserì la voce “fiorentina” nel suo Dizionario, definendola «una braciuola col suo osso, grossa come un dito, tagliata nella lombata; per chi usa voci straniere è entre-cote». Anche Guido Piovene, nel suo Viaggio in Italia, parla delle «famose bistecche alla fiorentina, cucinate in gratella al fuoco ardente di carbone e di legna».
Il piatto preferito di Giuseppe Verdi era la spalla cotta di San Secondo. Questa la ricetta scritta da lui per gli amici (il conte Arrivabene, Giulio Ricordi e la cantante lirica Teresa Stoltz): «Per cuocere bene la spalletta bisogna: 1) metterla nell’acqua tiepida per circa dodici ore, onde levargli il sale. 2) Si mette dopo in altra acqua fredda e si fa bollire a fuoco lento, onde non scoppi, per circa tre ore e mezzo, e forse quattro la più grossa. Per sapere se la cottura è al punto giusto, si fora la spalletta con un curedents (stuzzicadenti) e, se entra facilmente, la spalletta è cotta. 3) Si lascia raffreddare nel proprio brodo e si serve».
Garibaldi mangiava poche e semplici cose: pane, formaggio, fave (che erano la sua passione), zuppe di verdure e legumi, stoccafisso, salame e fichi secchi. Era astemio ma beveva molto caffè.
La pizza Margherita, chiamata così in onore della regina di Savoia, a cui il pizzaiolo Raffaele Esposito la preparò nel 1889, aggiungendo al pomodoro la mozzarella e il basilico per rappresentare i colori dell’Italia. Si diffuse poi in tutto il Paese e in seguito in America dove gli italiani migrarono in massa agli inizi del secolo.
Ricetta della pizza (dal blog di FrancescaV)
Ingredienti
• 500 grammi di farina 0
• 200 ml di acqua tiepida
• metà panetto di lievito di birra (circa 20 g)
• 1 cucchiaino di sale
• pelati
• mozzarella
• basilico
Preparazione:
Far sciogliere il lievito di birra nell’acqua, mescolando con una forchetta, e lasciarlo riposare fino a quando non si forma la schiumetta (circa 5 minuti). In una ciotola dai bordi alti mettere la farina e il sale, mescolare, poi disposarla a fontanella e versare lentamente l’acqua con il lievito sciolto al centro. Impastare con le mani fino ad ottenere un panetto elastico e leggermente appiccoso. Coprire la ciotolo con un telo di cotone e mettere la pasta a lievitare nel forno spento chiuso (se fa molto freddo preriscaldare il forno a 50°). Lasciar lievitare per 4 ore circa. Oliare una placca da forno, metterci l’impasto al centro e stenderlo con cura. Condire con sale, olio e pelati. Lasciar lievitare ancora un’ora, poi passarla nel forno già caldo a 180° per 10 minuti, poi aggiungere la mozzarella e lasciar cuocere altri 5 minuti.