Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 24 Venerdì calendario

Dopo trentacinque anni Pechino ci ripensa, niente più politica del figlio unico. Il governo cinese sta per approvare una nuova norma che permetta di avere due figli. Finora il controllo delle nascite ha causato milioni di aborti e porterà la popolazione cinese a stabilizzarsi nel 2050 ad un picco di 1,4 miliardi di persone, rispetto agli attuali 1,3 miliardi

Poche politiche governative cinesi sono state più detestate di quella «del figlio unico». Trentacinque anni dopo l’emanazione delle norme di controllo delle nascite – che sarebbero la causa di milioni di aborti forzati e abusi sulle donne -, la Cina sarebbe sul punto di introdurre la politica «dei due figli». Il nuovo regolamento potrebbe entrare in vigore già alla fine dell’anno.
Finora la politica del figlio unico ha evitato 400 milioni di nascite e porterà la popolazione cinese a stabilizzarsi nel 2050 ad un picco di 1,4 miliardi di persone, rispetto agli attuali 1,3 miliardi.
Le autorità cinesi stesse, poi, hanno davanti agli occhi i rischi e gli squilibri portati da un controllo delle nascite così drastico: prima di tutto, la grande sproporzione fra maschi e femmine, causata dalla perdurante preferenza culturale per il figlio maschio e ottenuta tramite aborti selettivi, che fa sì che per ogni 100 bambine nascano in Cina circa 118 bambini – contro una media mondiale di 107 bambine ogni 103 bambini. Proprio questo gennaio la Commissione per la Salute e la Pianificazione Familiare aveva pubblicato un rapporto in cui diceva che la Cina «ha il disequilibrio di genere più grave al mondo», annunciando nuove misure, più severe, per contenere il problema, che fa sì che quasi 40 milioni di uomini adulti siano oggi incapaci di trovare moglie.
Ma ci sono anche problemi economici, che rendono urgente il cambiamento politico: gli analisti avvertono che la Cina sta invecchiando rapidamente e la forza lavoro si sta riducendo: il Paese avrà entro 35 anni 440 milioni di over 60 e la popolazione in età da lavoro – in Cina dai 16 ai 59 anni – diminuisce in modo costante: secondo il dipartimento di Statistica nel 2014 è calata di 3,71 milioni di persone, mentre nel 2013 il calo era stato di 2,44 milioni. Nel 2012, quando il Dipartimento aveva incluso i quindicenni, il calo era stato di 3,45 milioni di persone.
Meno lavoratori, più costosi, e meno disposti a lavorare a stipendi bassi e condizioni dure hanno convinto Pechino a velocizzare le riforme per far fronte a un’economia che non può più essere guidata dalle esportazioni, un tempo imbattibili grazie a manodopera a costi minimi.
Per quanto bizzarro questo possa apparire, dunque, il Paese più popolato al mondo ha bisogno di più persone, ma gli ostacoli all’abolizione immediata della politica del figlio unico sono ancora numerosi. E potrebbe essere già tardi.
I fattori da prendere in considerazione sono diversi. La rapida crescita economica, che ha interessato in particolare le zone costiere, ha portato molte delle famiglie urbane a fare i conti con le difficoltà tipiche della classe media di tutto il mondo, a cui aggiungere qui una minore capacità riproduttiva – sia per la diminuzione della fertilità che per l’alto costo di avere figli, non sempre abbordabile.
Già dal 2009 il governo infatti cerca di incoraggiare le persone di Shanghai (considerate quelle di «qualità migliore», in un Paese che non considera un tabù l’eugenetica o la descrizione «qualitativa» della popolazione) ad avere più figli. Ma fra i costi delle case inavvicinabili, gli orari di lavoro punitivi per entrambi i partner, e la scarsità di strutture pubbliche per i bambini in età prescolare, ecco che a molti shanghaiesi, un figlio sembra più che abbastanza.