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 2015  luglio 24 Venerdì calendario

La prossima svolta della Ferrari arriverà con la Dino. La Casa di Maranello produce circa 7mila unità all’anno, esclude di costruire un suv come alcuni concorrenti e prepara la «piccola» per sfidare Porsche

Ferrari verso una nuova era. La quotazione a New York apre nuovi orizzonti per la casa di Maranello, il gioiello di famiglia di Fca, quello che darà un po’ di ossigeno alle casse del gruppo facilitando gli investimenti in nuovi modelli.
Attualmente la gamma del Cavallino è organizzata in sei modelli. Ci sono le otto cilindri turbo con motore centrale-posteriore: la nuovissima 488 Gtb (ha debuttato due mesi fa, dopo un apparizione al salone di Ginevra di marzo ed è la prima rossa dell’era Marchionne) e la California T. Al vertice le due supercar a 12 cilindri con propulsore all’anteriore. Si tratta della “estrema” F12berlinetta e della FF. Quest’ultima è la più atipica delle Rosse, certo la più versatile, con i suoi 4 posti, la trazione integrale e anche il portellone. Un modello che lascia intravedere una linea evolutiva che potrebbe portare a sbocchi inaspettati.
Inoltre sono ancora in gamma le 458 Speciale (e Speciale A) con V8 aspirato, versione cattiva della ormai non più prodotta 458 Italia (rimpiazzata dalla nuova 488) e la sua 458 Spider. Lecito dunque attendersi che il prossimo modello Ferrari sarà la 488 Spider. Dovrebbe fare la sua prima apparizione a marzo al salone di Ginevra del 2016 e sarà disegnata come il modello chiuso da Flavio Manzoni. Non ci dovrebbe essere novità nell’ambito del motore. Ferrari per le sue 8 cilindri ha scelto la via del downsizing, cioè l’utillizzo di motori di cilindrata più contenuta (in senso relativo) e della sovralimentazione per innalzare la potenza e abbattere, consumi e emissioni di CO2 (bestia nera dei costruttori di supercar). Inoltre la gamma di Maranello contempla anche la hypercar LaFerrari, una ibrida da 1.000 cavalli, da 1,2 milioni di euro, con una produzione prevista di 499 esemplari, tutti venduti e almeno altrettante richieste. Ferrari si trova a fronteggiare, pur forte di un brand e prodotti praticamente unici, per valore e riconoscibilità, concorrenti sempre più temibili e, spesso, con maggiori dimensioni industriali. E fra questi spicca Porsche, che in realtà si colloca su terreni diversi e più ampi perché passa dalle sportive (Boxster, Cayman, 911) alle hypercar (918), alle berline quattro porte (Panamera) e ai suv (addirittura due: Cayenne e Macan). Certo, la Casa di Zuffenhausen ha dimensioni incomparabili (punta alle 200mila unità all’anno), mentre Ferrari, per scelta, ha messo un tetto a 7.000 unita all’anno. Un limite voluto dall’ex numero Luca Cordero di Montezemolo, che Sergio Marchionne potrebbe rimuovere, ma è forte il rischio di ridurre il livello di esclusività, dote fondamentale per modelli aspirazionali e da collezione come quelli realizzati a Maranello, dove conta anche il valore dell’usato.
Un posto d’onore tra i competitor spetta a Lamborghini. La casa di Sant’Agata, gruppo Audi (e uno dei 10 marchi della galassia Volkswagen) produce 2.500 esemplari all’anno tra la piccola 10 cilindri Huracán (imparentata con la Audi R8) e la 12 cilindri Aventador e Aventador Roadster. Ma sta per arrivare la rivoluzione: il suv. Lo sport utility della casa del toro, finora noto come Urus, dal nome del concept nato nel 2012, sarà costruito, dopo quasi 4 anni di incertezze sul varo del progetto, a Sant’Agata, nella “factory emiliana”. Il “Lambo-suv” impone un investimento di 800 milioni e la creazione di 500 posti di lavoro e farà più che raddoppiare la produzione della marca italiana.
Insomma, per Lamborghini che il concetto di supercar travestita da suv c’è l’ha nel Dna (nel 1986 introdusse il modello LM002, antesignano del settore) il suv rappresenta un modo per assumere una inedita dimensione ed entrare in nuovi mercati. E il settore dei suv di lusso e sportivi è in impetuosa crescita. Porsche ha cambiato pelle con la Cayenne. E quando nacque nel 2002 sembrava un’eresia. Aston Martin, insieme a Mercedes, sta sviluppando un suv sportivo. Jaguar è pronta con il modello F-Pace. E anche marchi top (ma non sportivi) come Rolls-Royce e Bentley stanno preparando un suv. E sta arrivando anche il Maserati Levante. No, Ferrari non farà un suv. In più riprese la casa di Maranello (Montezemolo prima e Marchionne dopo) lo ha ribadito. Anche recentemente è stata esclusa la possibilità perché Ferrari non punta a fare il “follower”, non insegue i concorrenti, non fa modelli solo per seguire le mode e vuole restare nel mondo delle superportive a due porte. Una scelta sensata, aderente alla storia del marchio e al suo Dna, ma sarà possibile mantenere questa linea per una società quotata che deve rispondere ai suoi azionisti che magari non cercano la coerenza del brand ma solo profitti e dividendi? Vedremo. Intanto la svolta, anche dei volumi, invece potrebbe arriva nel 2019 con la Dino, un nome mitico, storicamente suggestivo, per una “Ferrarina” con motore V6 (derivato da quelli peraltro made in Maranello di Maserati Ghibli e Quattroporte). Potrebbe avere anche un futuro ibrido, mentre i rumors relativi al prezzo indicano cifre intorno ai 170mila euro per competere con Audi R8, Porsche 911 Turbo, Amg Gt e Mclaren 570 S e magari sfondare il tetto delle 7mila rosse all’anno.