Corriere della Sera, 24 luglio 2015
La lettera di Lucia. La Borsellino aveva inviato al procuratore aggiunto Leonardo Agueci e al sostituto Luca Battinieri una missiva nella quale riferiva di nuove pressioni a favore di Sampieri e Tutino. Arrivate, almeno a detta degli intermediari, direttamente dal governatore Rosario Crocetta: «La sottoscritta è stata raggiunta dagli onorevoli Oddo e Di Giacinto i quali, nel rappresentare di essere venuti su mandato del presidente della Regione, proponevano alla scrivente, in tono determinato ed evidenziando il carattere di inderogabilità della indicazione di cui appresso, di indicare al neo direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani, dott. Fabrizio De Nicola, quale figura di direttore sanitario, il dott. Giacomo Sampieri, già commissario straordinario dell’Azienda ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo»
È probabile che a Lucia Borsellino non servisse leggere il «finto dossier» contro il governatore Rosario Crocetta per convincersi a uscire dal governo della Sicilia. Dubbi e perplessità aveva cominciato ad accumularne molto prima. Almeno dal marzo 2014, quando i magistrati di Palermo la convocarono come testimone nel procedimento contro il medico del presidente della Regione, nonché primario dell’ospedale Villa Sofia, Matteo Tutino, e il commissario straordinario dello stesso Ente ospedaliero, Giacomo Sampieri. In quell’occasione i pubblici ministeri la misero in guardia dalle manovre ai suoi danni da parte dei due inquisiti per truffa, peculato e abuso d’ufficio; comunicandole di essere «parte lesa», in quanto assessore alla Sanità.
Nell’interrogatorio, si legge nella richiesta di arresti domiciliari per Tutino (concessi a fine giugno scorso e confermati dal tribunale del Riesame) e di interdizione per Sampieri, «l’assessore Borsellino criticava aspramente l’opera del consolidato binomio, col quale non era affatto in sintonia a dispetto di quanto da costoro millantato», e «prendeva espressamente posizione sulla manifesta irregolarità degli obiettivi programmatici messi in atto dai due indagati». Da allora ha continuato ad acquisire elementi che potevano alimentare ogni tipo di sospetto.
Quattro mesi dopo l’interrogatorio, il 12 luglio dello scorso anno, Lucia Borsellino torna al Palazzo di giustizia, stavolta spontaneamente, per consegnare al procuratore aggiunto Leonardo Agueci e al sostituto Luca Battinieri una lettera nella quale riferisce di nuove pressioni a favore di Sampieri e Tutino. Arrivate, almeno a detta degli intermediari, direttamente dal governatore Rosario Crocetta. L’assessore scrive di un incontro avuto quattro giorni prima, l’8 luglio, e con il linguaggio burocratico tipico degli uffici amministrativi e giudiziari comunica: «La sottoscritta è stata raggiunta dagli onorevoli Oddo e Di Giacinto i quali, nel rappresentare di essere venuti su mandato del presidente della Regione, proponevano alla scrivente, in tono determinato ed evidenziando il carattere di inderogabilità della indicazione di cui appresso, di indicare al neo direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani, dott. Fabrizio De Nicola, quale figura di direttore sanitario, il dott. Giacomo Sampieri, già commissario straordinario dell’Azienda ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo».
L’assessore sapeva che Sampieri era indagato dalla Procura di Palermo, e ne aveva accettato le dimissioni dal precedente incarico. Nella lettera Lucia Borsellino specifica che, a causa del «tono sostenuto», il colloquio era stato ascoltato anche dal suo segretario che stava nella stanza accanto, e di «non avere dato alcun seguito» alla richiesta, che peraltro sarebbe stata di competenza di altri uffici.
Gli onorevoli citati sono i deputati regionali Salvatore Antonino Oddo e Giovanni Di Giacinto; il primo eletto nella lista «La Rivoluzione è già iniziata», e iscritto al gruppo «Il Megafono-Lista Crocetta», il secondo della Lista Crocetta. Al netto di eventuali millanterie sul mandante della raccomandazione, è possibile che quell’episodio abbia fatto maturare nella figlia di Paolo Borsellino nuovi interrogativi sul governatore; indipendentemente dall’intercettazione-fantasma del presunto colloquio con Crocetta, in cui Tutino avrebbe detto che la donna andava «fatta fuori come suo padre».
Nella stessa comunicazione di un anno fa, Lucia Borsellino denuncia un altro incontro, avuto la mattina dello stesso giorno, in cui «il dottor Giorgio Trizzino, direttore sanitario facente funzioni dell’Azienda ospedaliera Arnas-Civico di Palermo, ha riferito alla scrivente di aver ricevuto dal neo direttore generale della medesima Azienda, dott. Giovanni Migliore, la proposta di ricoprire il ruolo di direttore sanitario presso l’Azienda Ospedali riuniti Villa Sofia- Cervello di Palermo a condizione che, come riportato dallo stesso Trizzino durante l’incontro, “avesse tutelato il dott. Matteo Tutino”». Il dottor Migliore, considerato uno degli uomini del rinnovamento in Sicilia nel campo della Sanità, si sarebbe quindi mosso anche lui per proteggere il medico di Crocetta finito agli arresti. Il quale, secondo l’ipotesi della Procura, nei suoi progetti sulla Banca dei tessuti da realizzare a Volla Sofia – bloccati proprio da Lucia Borsellino – avrebbe goduto pure dell’appoggio di un poliziotto amico di Tutino (ora sotto procedimento disciplinare) e della convivente biologa, entrambi sotto inchiesta.