31 luglio 1930
Il maresciallo Graziani fa bombardare con l’iprite l’oasi Taizerbo
Le bombe all’iprite sono vietate da tutte le convenzioni internazionali, nonostante questo il maresciallo Graziani ne ha disposto l’uso nel bombardamento dell’oasi di Taizerbo, 24 ordigni da 21 chili. Ecco gli effetti di quell’azione nel rapporto del carabinieri pubblicato da Eric Salerno nel suo libro Genocidio in Libia: «Ieri ho interrogato il ribelle Mohammed bu Ali Zueia di Cufra, circa gli effetti prodotti dal bombardamento a gas effettuato a Taizerbo. Il predetto (..) arrivò a Taizerbo parecchi giorni dopo il bombardamento, e seppe che quali conseguenze immediate vi sono quattro morti. Moltissimi infermi invece vide colpiti dai gas. Egli ne vide diversi che presentavano il loro corpo coperto di piaghe come provocate da forti bruciature. Riesce a specificare, che in un primo tempo il corpo dei colpiti veniva ricoperto da vasti gonfiori, che dopo qualche giorno si rompevano con fuoriuscita di liquido incolore. Rimaneva così la carne viva priva di pelle, piagata. Riferisce ancora che un indigeno subì la stessa sorte per aver toccato, parecchi giorni dopo il bombardamento, una bomba inesplosa, e rimasero così piagate non solo le sue mani, ma tutte le parti del corpo ove le mani infette si posavano» (leggi qui l’articolo di Gian Antonio Stella).