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 2015  luglio 23 Giovedì calendario

Per il Milan il problema non sarebbe certo il ritorno di Ibrahimovic, semmai Bacca, Luiz Adriano e Ménez accanto a lui. Zlatan è ancora una garanzia, parola di Mario Sconcerti

Come quasi sempre, anche stavolta Ibrahimovic si conferma un sentimentale e lascia sia il manager a quantificare la forza dei suoi impulsi di cuore. Ma al di là di questa piccola «volgarità» legittima, cosa resta ancora del vecchio Ibrahimovic da poterlo trasformare a quasi 34 anni di nuovo in un affare? A mio avviso molto. La potenza della sua struttura non è in discussione, è ancora integra. Se ha perso qualcosa in velocità è quasi inosservabile, Ibrahimovic non è mai stato un fulmine. La sua velocità è il tempo, anticipo o ritardo nell’inizio del dribbling. Più un fisico che protegge il pallone come pochi altri. Se la domanda è: conviene prenderlo? La risposta è ancora sì, certamente sì. Ibrahimovic è importante per la psicologia di tutta una squadra. La sua presenza conferma la forza e l’ambizione della società, mentre per i giocatori significa l’obbligo di pensare a vincere. L’unica controindicazione è la sua voglia. Ibrahimovic non è mai sembrato molto partecipe degli amori di un club, ha sempre pensato a se stesso. Dopo un giro lungo in Europa e prede sparse dovunque, quel suo egoismo di base potrebbe essere cresciuto fino a diventare un limite. Ma Ibrahimovic ama troppo il denaro per pensare di lasciarsi andare alla vaghezza. Il vecchio corsaro che attacca gli ultimi galeoni raddoppia sempre la forza proprio per avidità. Per uno che ama la ricchezza, la vecchiaia è garanzia d’impegno. Non è Ibrahimovic il problema, sono semmai Bacca, Luiz Adriano e Ménez accanto a lui. Ibrahimovic sarebbe stato ideale come primo acquisto, avrebbe permesso alla società di costruirgli intorno la squadra davvero pensata. Adesso bisognerebbe accettare di lasciare in panchina giocatori molto costosi e importanti, con permalosità da primi della classe. Sì a Ibrahimovic, ma solo come progetto personale. Il quadro è d’autore, ma la cornice forse non saprebbe tenerlo. Non vedo un grande disegno tattico in questa campagna acquisti, piuttosto una ricerca di evidenza. I prossimi 100 milioni è meglio che il Milan li gestisca pensando a un progetto globale, a giocatori anche brutti ma di rendimento a centrocampo e in difesa.