Corriere della Sera, 23 luglio 2015
«Fare il prefetto non vuol dire organizzare party nelle Prefetture. O si rendono conto di far parte dell’eccellenza dello Stato e si comportano di conseguenza, oppure, se vogliono sindacalizzarsi, allora lo dicano». Con queste parole Angelino Alfano dà il via allo scontro dopo l’annunciata rimozione di Maria Augusta Marrosu da Treviso. Risultato: alcuni prefetti delle città più importanti si smarcano, lo fa Francesco Paolo Tronca a Milano ma anche la sua collega di Palermo Francesca Cannizzo. Intanto il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento immigrazione del Viminale, ridimensiona i numeri dell’emergenza: «Siamo un Paese di 60 milioni di abitanti con 8 mila comuni e 80 mila immigrati in arrivo, ovvero 10 per comune»
Lo scontro era nell’aria. Adesso è esploso in tutta la sua violenza. E come primo provvedimento alla richiesta di un incontro urgente con il ministro dell’Interno, il sindacato dei prefetti non ha ancora ricevuto risposta. Angelino Alfano, d’altra parte, non usa mezzi termini e va giù duro: «Hanno la nostra fiducia per come stanno gestendo un fenomeno complicato come l’immigrazione negli ultimi 16-18 mesi, ma se c’è qualcuno di loro che si spaventa di fronte alle polemiche, che non ha le spalle larghe per reggere l’urto delle difficoltà, che non ha l’abilità per organizzare in modo manageriale l’accoglienza, allora lo dica chiaramente, faccia un passo indietro, oppure ce ne accorgiamo noi e lo sostituiamo». Risultato: alcuni prefetti delle città più importanti si “smarcano”, come fa Francesco Paolo Tronca a Milano oppure la sua collega di Palermo Francesca Cannizzo, mentre sembra prendere li distanze anche Franco Gabrielli, rappresentante per il governo a Roma quando dice: «Non sono solito commentare le parole dei miei ministri».
Quello di Alfano è un avvertimento chiaro, forse anche qualcosa di più, vista l’annunciata rimozione del prefetto di Treviso Maria Augusta Marrosu dopo i fatti di Quinto. E infatti ironizza: «Fare il prefetto non vuol dire organizzare party nelle Prefetture. O si rendono conto di far parte dell’eccellenza dello Stato e si comportano di conseguenza, oppure, se vogliono sindacalizzarsi, allora lo dicano». E poi sempre da Alfano arriva anche una bacchettata ai governatori: «Tutto sarebbe stato più semplice se alcuni di loro avessero avuto il buon senso di dare una mano».
La strategia prevede adesso anche incentivi per i Comuni che accolgono i migranti, tanto più che il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento immigrazione del Viminale, ridimensiona i numeri dell’emergenza: «Siamo un Paese di 60 milioni di abitanti con 8 mila comuni e 80 mila immigrati in arrivo, ovvero 10 per comune». Il rappresentante del Sinpref Claudio Palomba non si arrende: «Nessuno di noi si è tirato indietro, nonostante le difficoltà. Non condivido le parole del ministro: è l’amministrazione che dovrebbe capire se ci sono zone difettose. Se il governo può dire di aver affrontato il fenomeno è grazie allo sforzo di tutte le prefetture, che fronteggiano l’emergenza con strumenti ordinari. La verità è che diamo fastidio perché adesso parliamo, ma dopo qualche offesa ricevuta, direi che le risposte sono dovute».
Dura la reazione di Tronca: «I Prefetti oggi stanno svolgendo un ruolo determinante nella gestione sul territorio del fenomeno migratorio. Nel perseguire questi obiettivi il Prefetto si attiene alla strategia attenta e razionale elaborata dal Governo. Abbiamo avuto continue espressioni di vicinanza e apprezzamento sia dal Presidente del Consiglio Renzi, sia dal Ministro dell Interno Alfano, che con le proprie direttive non ha mancato mai di fornire ai Prefetti indirizzi e sostegno. A loro va il nostro ringraziamento».