Un libro in gocce, 17 maggio 2013
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Biografia di Paul Dirac
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Paul Dirac, uno dei più prestigiosi e stravaganti personaggi della storia della scienza. È stato uno dei più eminenti pionieri della meccanica quantistica, che ha fornito la teoria contemporanea degli atomi, delle molecole e dei loro componenti.Kurt Hofer, amico di Dirac e suo consigliere in materia di salute. Pose fine ai suoi problemi di digestione suggerendo un esperimento con un bicchiere di succo d’arancia corretto con acido cloridrico. In questo modo scoprì che la causa era una carenza cronica di succhi gastrici.
Sia Dirac che Hofer lavoravano alla Florida State University.
Kurt Hofer, luminare della biologia cellulare e brillante narratore di aneddoti. Li raccontava a ogni nuovo conoscente, soffermandosi sulla gioventù trascorsa in mezzo ai contadini delle montagne austriache e sulla partecipazione come comparsa in Tutti insieme appassionatamente.
Paul Dirac, apatico, parlava solo quando doveva rispondere a una domanda incalzante.
«Sono sempre più le persone che preferiscono parlare anziché stare ad ascoltare» (una delle frasi preferite di Dirac).
Quella volta che Dirac, convinto che le leggi fondamentali che regolano l’Universo dovessero essere matematicamente eleganti, azzardò la congettura che «Dio è un matematico di altissimo livello».
Dirac predisse l’esistenza dell’antimateria, particelle in precedenza sconosciute, dotate della stessa massa delle corrispondenti particelle della materia abituale, ma di carica opposta.
Hofer, che amava confrontare Dirac con Darwin: entrambi inglesi, entrambi a disagio in pubblico ed entrambi responsabili del cambiamento del modo di pensare degli scienziati riguardo l’Universo.
Quando Dirac lasciò il dipartimento di Fisica di Cambridge, in Inghilterra, uno dei più importanti al mondo, per assumere un incarico alla Florida State University, il cui dipartimento di Fisica era 83esimo nella classifica Usa.
Nel 1978, Hofer e la moglie Ridy erano soliti far visita ai Dirac il venerdì pomeriggio, per un paio d’ore. Partivano da casa loro, nei pressi di Tallahassee, intorno alle quattro e mezza e dopo due minuti a piedi arrivavano dai Dirac.
Indirizzo dei Dirac: numero 223 di Chapel Drive, a Tallahassee.
La casa dei Dirac aveva un solo piano. Davanti c’era un prato in stile inglese, su cui spiccavano alcuni cespugli e una palma di Pindo.
La signor Dirac, Manci, sempre vestita in maniera elegante, che rideva, scherzava e dispensava bicchieri di sherry, noccioline e pettegolezzi di facoltà.
Dirac, estremamente esile, con le spalle curve e vestito in maniera impossibile, con una camicia aperta sul collo e un paio di vecchi pantaloni. Se ne stava seduto ad ascoltare, sorseggiando un bicchiere d’acqua o al massimo di ginger ale.
Le passioni personali di Dirac: i valzer di Chopin, Topolino e un qualsiasi programma televisivo in cui appariva la cantante Cher. Solo a proposito di queste Dirac si lasciava andare a qualche parola in più.
Quel venerdì sera della primavera del 1980, quando Dirac si lasciò andare a una confessione con Hofer. Gli raccontò delle lontane origini francesi della sua famiglia, nelle campagne di Bordeaux. Da qui emigrò in Svizzera, nel Canton Vallese, alla fine del XVIII secolo. Suo padre nacque a Monthey, una delle città industriali della regione, poi si trasferì a Bristol, sposò sua madre e mise su famiglia.
Dirac, che da bambino non conobbe mai amore e affetto. Uno dei suoi più grandi rimpianti era che lui, suo fratello e sua sorella più piccola non ebbero mai una vita sociale e trascorsero gran parte del tempo tra le mura di casa.
Charles, il padre di Dirac, un vero e proprio tiranno che maltrattava la moglie e pretendeva che i suoi tre figli gli parlassero nel nativo francese e mai in inglese. Al momento dei pasti, la madre e i fratelli mangiavano in cucina e discutevano in inglese, mentre Paul doveva stare in sala da pranzo con il padre e conversare solo in francese. Se commetteva un errore linguistico, il padre gli negava il permesso di alzarsi da tavola.
Da anziano, Paul Dirac era ossessionato dal padre Charles. Non permetteva che a casa si tenessero esposte le sue fotografie e teneva i documenti paterni chiusi a chiave nella scrivania.
All’età di vent’anni, nel 1888, e dopo aver fatto tre periodi di servizio militare nell’esercito svizzero, Charles Dirac aveva abbandonato l’università e se ne era andato di casa senza dire dov’era diretto. Divenne un insegnante itinerante di lingue moderne.
Città in cui aveva insegnato Charles Dirac: Zurigo, Monaco di Baviera, Parigi, Londra, Bristol.
Charles Dirac, che non parlava molto bene l’inglese ma decise lo stesso di vivere in Inghilterra.
L’8 settembre 1896, Charles Dirac divenne direttore in Lingue moderne alla Merchant Venturers’ School di Bristol. Insegnava per 34 ore alla settimana con un salario annuale di 180 sterline.
Charles Dirac, un uomo basso, tarchiato e lento, con i baffi spioventi, un’incipiente calvizie e un’ampia fronte.
A Bristol si producevano il cioccolato Fry, le sigarette Wills e le motociclette Douglas.
Pochi mesi dopo il suo arrivo a Bristol, Charles Dirac incontrò alla biblioteca centrale Florence Holten, bibliotecaria di 19 anni, che sarebbe poi diventata sua moglie.
Florence Holten, la madre di Paul Dirac, non bellissima ma attraente. Aveva il viso ovale, riccioli neri, naso deciso e occhi scuri. Era nata da una famiglia di metodisti di Cornovaglia, credeva che la domenica fosse un giorno di assoluto riposo, che il gioco d’azzardo fosse peccato e che il teatro andasse evitato.
Florence Holten aveva preso il nome dall’infermiera Florence Nightingale, che suo padre Richard aveva incontrato durante la guerra di Crimea.
Florence, detta Flo, aveva 12 anni meno di Charles. Lei proveniva da una famiglia di metodisti ed era stata educata a disapprovare l’alcol. Lui era cresciuto in una famiglia cattolica e amava bere un bicchiere di vino durante i pasti.
Charles e Flo si fidanzarono nell’agosto del 1897. Si sposarono due anni dopo, secondo il rito dei metodisti, nella cappella di Portland Street di Bristol. Poi andarono a vivere a casa di Charles, al 42 di Cotham Road.
Flo, che dopo le nozze smise di lavorare e rimase a fare la casalinga.
Felix Dirac, primo figlio di Charles e Flo, nacque la domenica di Pasqua del 1900.
Nel luglio del 1902 i Dirac si trasferirono in una casa a due piani più spaziosa a Monk Road. Flo aspettava il secondo figlio.
Venerdì 8 agosto 1902 nacque Paul Adrien Maurice Dirac. Il giorno dopo, Edoardo VII sarebbe stato incoronato a Londra. Paul Pesava poco più di due chili e mezzo. Aveva gli occhi marroni e dormiva per ore nella culla posta nel giardino davanti casa.
Paul Dirac, soprannominato “Tiny”, piccolino, dai suoi genitori.
Felix e Paul si somigliavano. Avevano entrambi il viso tondo e i riccioli neri. La madre li vestiva alla moda, con uno spesso maglione di lana chiuso in alto da un colletto di pizzo bianco di Eton che li copriva fino alle spalle.
Paul Dirac, che secondo un testimone era convinto che uomini e donne parlassero in lingue diverse, visto che la madre gli si rivolgeva solo in inglese e il padre solo in francese.
In estate la famiglia Dirac prendeva l’autobus per recarsi alla spiaggia nei pressi di Portishead, dove i ragazzi imparavano a nuotare.
Nel 1906 nacque Betty Dirac, sorella di Paul e Felix.
Charles Dirac aveva acquistato una macchina fotografica per scattare foto ai figli: molte immagini rappresentano Paul, Felix e Betty mentre leggono.
Quella volta che Charles Dirac volle far fare una foto ritratto della famiglia a un professionista, per riprodurla su cartoline da inviare a familiari e amici. La foto venne scattata il 3 settembre del 1907.
Paul Dirac frequentò la scuola materna di Bishop Road. La classe era composta da cinquanta bambini, accalcati in una stanza di 25 piedi di superficie. Gli scolari stavano seduti in file di banchi di legno uguali tra loro.
Cary Grant, tra i compagni di Paul Dirac alla scuola di Bishop Road. All’epoca si chiamava Archie Leach e viveva in povertà a un miglio circa da Monk Road.
Paul Dirac, bravo ma non eccezionale in matematica. Non andava bene in grafia e disegno.
L’hobby extrascolastico di Paul Dirac era l’astronomia. Se ne stava disteso di notte dietro casa a osservare la posizione dei pianeti e delle costellazioni visibili a occhio nudo.
A Paul non piaceva lo sport, tranne il pattinaggio su ghiaccio, che imparò con il fratello Felix e la sorella Betty alla vicina pista del Coliseum.
Nell’aprile del 1913, la famiglia Dirac lasciò Monk Road e si trasferì in una villetta bifamiliare al numero 6 di Julius Road.
Il 4 agosto 1914 Paul Dirac si preparava a cominciare la scuola media, mentre il Regno Unito entrava in guerra.
Charles Dirac, che gli alunni avevano soprannominato Dedder per via della sua pronuncia francese.
Flo, la madre di Paul Dirac, pettinava lui e il fratello Felix con fitti riccioli e li vestiva con i pantaloni alla zuava anche dopo che erano passati di moda. Faceva indossare loro calzoni corti e reggicalze così stretti che, quando se li toglievano, lasciavano un segno rosso profondo sulle gambe.
Paul Dirac diventò in poco tempo uno studente modello alla Merchant Venturers’ School. Tranne per storia e tedesco, brillava in ogni materia.
Quella volta che l’insegnante di chimica di Paul fece un errore e lui lo corresse con cortesia.
Arthur Pickering, insegnante di Paul Dirac, che una volta lo mise alla prova preparando una serie di calcoli pensati apposta per farlo stare a casa occupato per un pomeriggio, scoprendo poi che Dirac li aveva già risolti mentre tornava verso casa.
Quando Paul Dirac aveva iniziato la Merchant Venturers’ School, nel settembre del 1914, c’erano 37 studenti nella sua classe. Quando la finì, nel luglio del 1918, quattro mesi prima della conclusione della guerra, ce n’erano 11.
La mancanza di generi alimentari aveva spinto molte famiglie, compresi i Dirac, a coltivare frutta e verdura nel proprio orticello. Per questo motivo, Paul iniziò a occuparsi di giardinaggio.
Crescendo, Paul e il fratello Felix non andavano più d’accordo come un tempo. Litigavano continuamente.
Sia Paul che il fratello Felix decisero di studiare ingegneria al Merchant Venturers’ College. Quando Paul si iscrisse, nel settembre del 1918, con due anni di anticipo rispetto a quelli della sua classe, aveva 16 anni. Felix stava iniziando l’ultimo anno.
La mattina dell’11 novembre 1918, Charles Dirac uscì per andare al Merchant Venturers’ College. Quando arrivò scoprì che tutte le lezioni erano state sospese. La guerra era finita.
La mattina dell’11 novembre 1918, quando il centro di Bristol si trasformò in un carnevale privo di regole per la fine della guerra. Le chiese suonavano le campane, i commerci si erano fermati, ognuno si sentiva autorizzato ad avvolgersi nella bandiera nazionale, a marciare per le strade, a battere scatole di biscotti vuoti e coperchi a mo’ di tamburi.
Alla fine della guerra si diffuse un’epidemia di “spagnola” e le scuole vennero chiuse per limitare la diffusione del virus.
Paul Dirac frequentava il corso di Ingegneria, che però non rendeva onore al suo talento. Essendo più pratico che teorico, metteva in evidenza i suoi limiti nella manualità e non risaltava le sue doti per la matematica.
Charlie Wiltshire, l’unico amico di Paul Dirac tra i suoi trentuno compagni di classe, anche lui appassionato di numeri e figure.
Edmund Boulton, l’insegnante di matematica di Paul Dirac, soprannominato “lo Storto” per via della sua andatura che dava l’impressione fosse appena smontato da cavallo.
Un corso di lezioni che interessò parecchio Paul Dirac fu quello tenuto dal professor David Robertson, teorico di ingegneria e direttore del dipartimento di Ingegneria elettrica, costretto sulla sedia a rotelle per aver contratto la poliomielite. Per Robertson era difficile effettuare le classiche lezioni gesso e lavagna; allora utilizzava una serie continua di immagini proiettate da una tremolante lampada ad arco a carbone.
Una fotografia di gruppo scattata nel marzo del 1919 durante una visita a una fabbrica organizzata dalla Engineering Society dell’Università ritrae Paul Dirac in prima fila, vestito con cravatta, cappello e soprabito, come tutti i suoi compagni, e le mani in tasca.
Nella primavera del 1919 Charles Dirac cercò di ottenere la nazionalità britannica, rinunciando a quella elvetica. Giurò fedeltà a Giorgio V davanti a un giudice di pace il 22 ottobre 1919, a Bristol. In questo modo anche i suoi figli divennero cittadini del Regno Unito.
All’inizio dell’estate del 1919, Felix Dirac ottenne la laurea. Dopo, si trasferì a Rugby, dove accettò un contratto di apprendistato di tre anni alla British Thomson-Houston Company. Paga iniziale: una sterlina a settimana.
Venerdì 7 novembre 1919 Albert Einstein diventò una figura da copertina, quando il Times di Londra pubblicò a pagina 12 un articolo di 900 battute dal titolo “Rivoluzione nella scienza”. L’articolo, non firmato, descriveva la conferma di una teoria di Einstein che «avrebbe completamente rivoluzionato le basi riconosciute della fisica» e avrebbe fatto vacillare la concezione di Isaac Newton.
«Improvvisamente Einstein fu sulla bocca di tutti (…). Tutti erano malati e stanchi a causa della guerra, volevano dimenticarla e la relatività giunse come una meravigliosa teoria che indirizzava verso una nuova regione del pensiero» (Paul Dirac).
Paul Dirac, agli occhi dei più un tipo solitario dal cuore di pietra, non interessato ai contatti con gli altri, coinvolto a livello emotivo solo dalla matematica, dalla fisica e dall’ingegneria. Il suo amico Charlie Wiltshire era uno dei pochi che riusciva a vederne il lato umano.
Poco dopo il diciottesimo compleanno, Paul Dirac si mise in viaggio per Rugby, per passare l’estate come apprendista ingegnere nel reparto produzione dell’industria elettrica British Thomson-Houston. Qui ricevette l’unica valutazione negativa della sua intera esistenza.
Paul Dirac arrivò a Rugby esibendo un orologio da polso, oggetto che una decina d’anni prima sarebbe stato considerato troppo effeminato per gli uomini e troppo audace per le donne, ma diventato rispettabile dopo che i soldati in guerra l’avevano trovato utile.
Paul incrociò per strada a Rugby il fratello Felix, ma non si scambiarono una parola.
Alla fine di settembre del 1920 Paul Dirac tornò a Bristol per preparare il suo ultimo anno universitario e specializzarsi in Ingegneria. Tuttavia, la sua passione era la teoria della relatività.
Il nuovo hobby di Dirac, quello di realizzare versioni relativistiche delle concezioni di Newton.
Durante una delle prime lezioni di Charlie Broad, giovane filosofo britannico, Paul ebbe la rivelazione circa la natura dello spazio e del tempo.
Il Sistema di logica, deduttiva e induttiva di John Stuart Mill, che Dirac lesse attentamente e che anche Einstein aveva studiato quindici anni prima.
Paul Dirac arrivò alla conclusione che il modo migliore per comprendere le leggi di natura non fosse attraverso la filosofia, ma attraverso la matematica.
Il risultato del corso di laurea di Dirac fu quasi perfetto. Solo una volta in tre anni non raggiunse il vertice in tutte le materia. Colpa del docente del corso sulla resistenza dei materiali che lo piazzò secondo.
All’inizio del 1921, Charles Dirac consigliò al figlio di studiare a Cambridge. Scrisse al St John’s College per avere informazioni circa una borsa di studio in matematica o in scienze meccaniche.
Nel giugno del 1921 Paul partì alla volta di Cambridge per la prova di ingresso al College. Vinse un premio annuo di 70 sterline, insufficienti però a coprire le spese di 200 sterline annue necessarie per vivere a Cambridge. Il padre Charles non poteva dargli soldi in più e la domanda rimase in una situazione di stallo.
Nel luglio del 1921 Paul Dirac ottenne la laurea con lode in Ingegneria, ma a causa della crisi in Gran Bretagna ogni sua domanda di impiego ottenne un rifiuto.
Il matematico Ronald Hassé, che indirizzò definitivamente la carriera di Dirac dall’ingegneria alla scienza, avendo fatto in modo che si iscrivesse gratis a un corso completo di matematica e saltasse il programma del primo anno, così da poter terminare il corso di laurea in un biennio.
Dirac, per la prima lezione iniziale della giornata, che iniziava alle nove, arrivava sempre per primo, occupando in silenzio un posto in prima fila e senza mostrare alcun interesse nei confronti dei suoi colleghi. Parlava solo se si rivolgevano a lui direttamente e chiacchierava solo se costretto.
Uno degli studenti compagni di classe di Dirac ricordò che nessuno conobbe il nome di «quell’alto, pallido giovane» o mostrò un qualche interesse per lui fino a che i voti delle interrogazioni prima del Natale rivelarono che lui era il migliore della classe.
Dirac, di natura silenzioso, che si agitava quando si imbatteva in un grave errore scientifico.
Nel primo anno del nuovo corso Dirac studiò sia matematica pura che matematica applicata.
Quando venne il momento per Dirac di scegliere se specializzarsi in matematica pura o applicata, la scelta fu condizionata da una sua compagna di studi, Beryl Dent, la figlia del preside. Questa ebbe la possibilità di scegliere per prima, perché a differenza di Dirac pagava per ricevere il tutoraggio. La ragazza decise matematica applicata e i suoi desideri ebbero la meglio, perché risultava più facile per i docenti insegnare lo stesso corso a due discenti.
Per la prima volta da quando era diventato studente universitario, Dirac dovette lavorare con una giovane donna, Beryl Dent, ma le relazioni con lei restavano strettamente di carattere formale, di rado si scambiavano qualche parola.
Il corso di matematica includeva alcune lezioni di relatività ristretta, ma Dirac ne sapeva già più del suo docente.
La laurea in matematica non presentava abbastanza sfide da tenere sempre occupato Dirac; così Hassé lo incoraggiava a seguire quante più lezioni di fisica l’orario gli permettesse.
Dirac seguì le lezioni di fisica atomica tenute da Arthur Tyndall, gentile ed eloquente signore con un occhio attento ai talenti scientifici. Tyndall introdusse Dirac all’idea che le leggi della “teoria quantistica”, che descrive la natura alla scala più piccola, non sono le medesime leggi scientifiche che descrivono la materia “normale”. Tyndall spiegava tutto ciò descrivendo come l’energia della luce arrivi non in onde continue ma in pacchetti di piccole quantità discrete, dette “quanti”.
La teoria quantistica, introdotta quasi per caso da Max Planck, fisico tedesco.
Ad agosto del 1923 Dirac venne a sapere di aver vinto un posto a Cambridge. Chiese di poter studiare relatività con Cunningham, il collega congregazionista di Eddington, che aveva introdotto una visione originale della relatività ristretta di Einstein in Gran Bretagna. Ma Cunningham non era disponibile e come supervisore fu scelto Ralph Fowler, fisico matematico non grande conoscitore della relatività ma principale teorico dei quanti del Paese.
Ralph Fowler, uomo di spirito generoso con la corporatura di Enrico VIII e la voce di un sergente addestratore.
Dirac vinse due borse di studio, una di 70 sterline all’anno al St John’s College e l’altra di 140 sterline annue dal Dipartimento della Ricerca scientifica e industriale del governo, sufficienti a mantenerlo economicamente nel primo anno a Cambridge purché vivesse in modo frugale.
A settembre del 1923 Dirac ottenne una brutta notizia: l’Università chiedeva ai suoi studenti di saldare i loro conti all’inizio del corso, ma la borsa del governo sarebbe arrivata troppo tardi. Paul temeva di perdere il posto per 5 sterline, ma suo padre giunse in soccorso, portandogli a mano i soldi. Dirac ne rimase colpito.
Lunedì 1° ottobre 1923, quando Paul Dirac fece il suo ingresso al St John’s College. Venne accolto dai custodi in livrea e con i berretti di seta. Ciascuno di essi era incaricato di dare un’occhiata agli studenti con l’obbligo di riferire a chi di dovere ogni comportamento fuori dalle regole.
Il College accettava solo maschi, molti dei quali vestiti con pantaloni da cavallerizzo e coppola, abituati a parlare con toni che evidenziavano la loro buona educazione. Dirac invece aveva un vestito a poco prezzo acquistato alla Cooperativa di Bristol e le maniere maldestre.
Paul Dirac, con un piccolo baffo nero ben curato al di sopra dei denti superiori un po’ irregolari, il viso pallido sormontato da una massa di capelli ricci e caratterizzato da un naso decisamente appuntito. Alto meno di sei piedi, aveva occhi brillanti e fronte larga, stempiatura e un accenno di postura curva.
Tutti gli studenti del St John’s College di Cambridge e i restanti dell’Università erano uomini. Ciascuno di loro doveva indossare toga e tocco in pubblico. Qualunque studente fosse andato in città abbigliato in maniera non rispettosa sapeva avrebbe corso il rischio di essere acciuffato da uno dei sorveglianti privati dell’Università che pattugliavano le strade dopo il crepuscolo.
Multa per violazione del codice di abbigliamento: 6 scellini e 8 pence. Vietato anche portare donne nella propria stanza.
Gli studenti venivano serviti premurosamente: dalle 6 del mattino le signore che rifacevano i letti aspettavano presso le scalinate di pietra, pronte a iniziare il lavoro mattutino. I domestici lavavano, pulivano e svolgevano le commissioni degli studenti.
Paul Dirac non godeva dei servizi degli altri studenti, perché passò il primo anno di università in una stanza fredda e umida grande come una scatola di scarpe, all’interno di una casa vittoriana di quattro piani, a 15 minuti di cammino dal St John’s, dividendo l’alloggio con altri inquilini.
Miss Brown, la padrona di casa di Dirac, riconosciuta dall’Università, era obbligata a registrare tutte le volte che Dirac rincasava dopo le 10 di sera, ma lui non le diede mai problemi, andava sempre a letto presto.
Dirac cenava alle 7.30 nella Hall. Gli studenti stavano seduti con le toghe in sei file di panche, a ciascun lato di tre lunghe tavole, ciascuna di esse apparecchiata con tovaglie di fresco lino bianco, con lo stemma del College ricamato sopra. A essi si aggiungevano i laureati e altri membri anziani.
Dirac, astemio. La prima volta che assaggiò una tazza di tè o di caffè fu un evento per lui.
A tavola, Dirac non era interessato a brevi conversazioni. Se ne stava seduto, mentre venivano servite le portate, senza dire una parola o mostrare di riconoscere gli studenti seduti vicino.
Secondo una storiella che circola al St John’s College, Dirac una volta rispose al commento: «Sta piovendo un po’, non trovi?» dirigendosi alla finestra e ritornando poi alla sedia dichiarando: «Ha smesso di piovere».
Non ci volle molto tempo prima che Fowler, il supervisore di Dirac, si accorgesse del suo talento. Gli dava da risolvere problemi selezionati con particolare cura, incoraggiandolo ad affinare le sue conoscenze matematiche.
«Splendido!», l’esclamazione preferita di Fowler quando i suoi studenti consegnavano un buon lavoro, seguita spesso da una pacca sulla spalla.
Dirac si rilassava solo di domenica. Se c’era bel tempo usciva al mattino per una passeggiata di qualche ora: vestito con gli abiti che indossava tutta la settimana, le mani unite dietro la schiena, entrambi i piedi rivolti all’esterno.
Arthur Eddington ed Ernest Rutherford, due celebri scienziati incontrati da Dirac.
Arthur Eddington, esperto nella teoria della relatività, dall’aspetto giovanile, sempre vestito con un elegante completo tre pezzi, con il nodo della cravatta posizionato sotto il bottone superiore della camicia inamidata. Incapace di dare confidenza ad alcuno e spesso sulla difensiva, amava sia la matematica che l’astronomia.
Ernest Rutherford, estroverso, con i piedi per terra, pronto a scatti d’ira e sprezzante nei confronti delle grandiose teorie. Era solito brontolare: «Che io non becchi nessuno a parlare dell’Universo nel mio dipartimento!». Era corpulento, con baffi da tricheco, occhi azzurri sbarrati e dedito a riempire la pipa di tabacco così secco che quando l’accendeva pareva un vulcano. La sua più celebre scoperta fu il nucleo dell’atomo. Era il direttore del Laboratorio Cavendish.
Nel Laboratorio Cavendish Dirac incontrò l’inglese Patrick Blackett e il russo Peter Kapitza, che sarebbero poi diventati due dei suoi più grandi amici. Loro influenzarono fortemente Dirac, tirandolo fuori dal guscio nei primi anni a Cambridge, coinvolgendolo nel cuore dell’attività sperimentale, presentandolo a nuove conoscenze e introducendolo nel campo della politica.
Kapitza, che nei momenti liberi non aveva mai fatto segreto del suo sostegno alla politica di Lenin. Probabilmente fu lui a introdurre Dirac all’ideologia sovietica.
Nell’ottobre del 1922 Kapitza aveva dato origine al Club Kapitza, organizzando seminari settimanali su temi importanti della fisica. Gli incontri si tenevano al Trinity College, la sera del martedì, dopo una lauta cena. Le regole del Club erano che uno studente poteva diventare socio solo se teneva un discorso e che la sua adesione sarebbe stata cancellata se mancava a un certo numero di incontri. Dirac cominciò a parteciparvi poco dopo il suo arrivo a Cambridge.
La famiglia Dirac, tra le prime ad aver acquistato la radio a meno di un anno dalla sua uscita nel 1922. La loro casa non aveva ancora il gas e l’elettricità, così Charles andava a piedi alla stazione dei tram per ricaricarne la batteria.
Felix, il fratello di Paul Dirac, che si era fatto buddhista e si dilettava di astrologia, affidandosi a un guru, il santone Sapasvee Anagami Inyom, che riceveva nel sud-est di Londra. Aveva una fidanzata e quando la relazione diventò seria il padre suggerì che lui la portasse a casa quando c’era anche Paul, in modo che l’intera famiglia potesse valutarla. Ma la madre non era d’accordo, poiché temeva che la ragazza potesse corteggiare Paul.
Dirac era immerso nello studio della geometria, che studiava da solo o agli incontri settimanali per il tè ospitati la domenica dal matematico Henry Baker, stretto amico di Hassé. Ogni riunione iniziava alle 4.15 del pomeriggio, solo dopo che era stata servita a ciascuno una tazza di tè e un biscotto. I soli studenti ai quali era concesso di venire tardi erano gli sportivi. A questi incontri Dirac fece il suo primo seminario sulla geometria proiettiva.
Quella volta che Dirac ebbe un battibecco con Fowler. Poco dopo che aveva iniziato a Cambridge, Fowler volle mettere alla prova le sue capacità: trovare una descrizione teorica della rottura di molecole di un gas in un tubo chiuso, la cui temperatura cambiava con gradualità da un estremo all’altro. Circa cinque mesi dopo, quando ebbe trovato la soluzione, Dirac la archiviò e se ne dimenticò. Fowler si arrabbiò e gli disse che se non intendeva scrivere il suo lavoro poteva anche chiudere bottega. Dirac cedette e si sforzò di imparare a scrivere articoli accademici.
Paul Dirac, «lo studente davvero più originale che io abbia mai incontrato nel campo della fisica matematica e un ricercatore nato» (così Ebenezer Cunningham descriveva Dirac quando era pressoché alla fine del lavoro per la laurea).
Nel giugno del 1924 Dirac si trasferì dalla camera ammobiliata in uno dei palazzi più sontuosi del College, il neoclassico New Court. Molti studenti benestanti mettevano la loro impronta nella propria parte di College, portando mobili, tappeti orientali, dipinti e ninnoli. La dimora di Paul, invece, era nuda come la cella di una prigione.
I rintocchi regolari della campana della cappella, unica causa di irritazione per Paul Dirac quando si trovava nel suo alloggio.
Il 10 marzo del 1925, martedì, Paul Dirac, prima di iniziare la giornata di lavoro, attraversò il cortile acciottolato del St John’s fino alla portineria per vedere se ci fosse posta nella casella. Trovò una busta sottile con timbro di Bristol della notte precedente. Gliela mandava Nell, la sorella della madre e lo informava che suo fratello Felix era morto suicida. Il corpo era stato scoperto quattro giorni prima sotto un cespuglio di agrifoglio al bordo di un campo due miglia a sud del villaggio di Much Wenlock. Felix era vestito in giacca e cravatta a farfalla, aveva una chiave inglese nelle tasche e indossava ancora le sue molle da bicicletta. Accanto a lui una bottiglia vuota che probabilmente conteneva il veleno.
Paul Dirac, incapace di molte delle esperienze che danno forma alle vite dei ragazzi, la passione dei genitori, l’importanza dei rituali familiari, i quotidiani coinvolgimenti nelle cose dell’esistenza di ogni giorno.
Nel maggio del 1925, Dirac attendeva la visita di Niels Bohr, considerato lo scienziato atomico leader nel mondo.
Bohr, una figura imponente, alto, dal tratto nobile e di buon carattere, con una grande testa e un corpo massiccio che ancora conservava tracce dell’atletica praticata da giovane. Era diventato il maggior portiere in Danimarca, mancando per un soffio la selezione per la squadra di calcio del Paese per i Giochi olimpici del 1908.
Il 13 maggio 1925 Bohr tenne la sua presentazione a Cambridge dal titolo “Problemi di teoria quantistica” e tre giorni dopo parlò ancora al Club Kapitza.
Uno studente abbastanza brillante, secondo Bohr, per risolvere il problema della teoria quantistica era il tedesco Werner Heisenberg.
Heinsemberg, un tipo molto diverso da Dirac, di vasta cultura e con la passione per la conversazione e le canzoni patriottiche, alimentata intorno ai falò negli anni del Movimento giovanile tedesco.
«La fisica è divertente» (Werner Heisenberg, con un boccale di birra in mano).
Martedì 28 luglio 1925, Heisenberg tenne al Club Kapitza il suo primo seminario a Cambridge.
Quando Dirac torno a casa per la pausa estiva nel 1925 aveva l’assicurazione di un finanziamento per altri tre anni di ricerca da parte della Royal Commission per l’Esposizione del 1851, che attribuiva borse di studio finanziate dai guadagni inattesi di questo evento.
La domanda per la borsa di studio di Dirac aveva la raccomandazione di John Maynard Keynes e conteneva encomi scritti da Cunningham, da Fowler e dal fisico astronomo James Jeans.
Ai primi di settembre del 1925, quando il postino lasciò a casa di Dirac una busta che gli avrebbe cambiato la vita. Il pacco era stato spedito da Fowler e conteneva quindici pagine della bozza di un lavoro inviatogli dall’autore stesso, Werner Heisenberg. L’articolo, scritto in tedesco, conteneva una prima presentazione di un approccio alla comprensione degli atomi completamente nuovo. Fowler aveva inviato la bozza a Dirac con poche parole scarabocchiate nell’angolo in alto a destra della prima pagina: «Cosa ne pensi? Mi farebbe piacere saperlo».
Dirac, inizialmente, trovò l’approccio di Heinsenberg troppo complicato e artificioso e mise da parte l’articolo. Dopo circa dieci giorni vi tornò sopra e venne colpito da un punto che Heisenberg aveva introdotto quasi di passaggio, quello sulle quantità non commutative.
Ai primi di ottobre del 1925 Dirac iniziò l’anno conclusivo di studente di dottorato.
Dirac ebbe la sua prima grande illuminazione durante una delle passeggiate della domenica, poco prima che iniziasse il trimestre.
«Non c’era nulla che io potessi fare, perché era domenica pomeriggio e le biblioteche erano tutte chiuse. Dovetti attendere con impazienza tutta la notte, senza sapere se in quest’idea ci fosse qualcosa di buono o no; ma ancora adesso penso che la mia fiducia crebbe nel corso della notte. Il mattino successivo corsi a una delle biblioteche, non appena aprirono» (Paul Dirac).
In poche settimane di lavoro ininterrotto Paul Dirac pose le basi matematiche della teoria quantistica in analogia con la teoria classica.
All’inizio del novembre 1925, Dirac aveva scritto il proprio articolo, dal titolo “The fundamental equations of quantum mechanics”.
Per molti fisici a Cambridge la scoperta della meccanica quantistica restava un non evento. Dirac, a parte le discussioni con Fowler, non faceva nulla per attirare i colleghi verso la nuova rivoluzione della fisica, che lui sapeva essere già in movimento.
I colleghi di Dirac, che inventarono una nuova unità per il più piccolo numero di parole immaginabile che una persona, dotata di linguaggio, potesse emettere in compagnia: una media di una parola all’ora, «un Dirac».
Ogni volta che Dirac era provocato a dire un «sì» o un «no», rispondeva enunciando in modo preciso quel che stava pensando, apparentemente senza comprendere i sentimenti delle altre persone oppure le regole di una conversazione formalmente educata.
Il 1° dicembre del 1925, quando la Royal Society pubblicò il primo articolo di Dirac sulla meccanica quantistica. Fowler aveva fatto in modo di accorciare il tempo tra la presentazione del lavoro e la pubblicazione da tre mesi a tre settimane.
Einstein ammirava la nuova meccanica quantistica di Dirac ma ne restava sospettoso.
Nonostante Dirac stesse lavorando alla teoria di Heisenberg, i loro approcci rimanevano diversi: mentre quest’ultimo pensava che la teoria della meccanica quantistica fosse rivoluzionaria, per Dirac era un’estensione della teoria classica.
Poche settimane dopo il Natale del 1925, Paul Dirac tenne una conferenza al Club Kapitza sul suo lavoro appena pubblicato sulla meccanica quantistica.
Dirac, in parte fisico teorico, in parte matematico puro, in parte ingegnere. Provava la passione dei fisici di conoscere le leggi sottostanti la natura, l’amore dei matematici verso l’astrazione per se stessa e l’insistenza degli ingegneri a che le teorie dessero risultati utili.
Per il fisico John Slater, Paul Dirac era il tipo «magico o manipolatore, cioè quello che, come un prestigiatore, muove le mani come se stesse estraendo un coniglio dal cappello, e che non è soddisfatto se non imbroglia i suoi lettori o ascoltatori».
Nella primavera del 1926, durante l’ultimo periodo del dottorato, Fowler fece in modo che Dirac tenesse due serie di lezioni sulla teoria quantistica per i suoi studenti.
Dirac, esperto negli scacchi al punto di battere la maggior parte degli studenti al Club degli scacchi del College, talvolta più di uno contemporaneamente.
Durante lo sciopero generale che quasi bloccò il Regno Unito per nove giorni all’inizio di maggio del 1926, Dirac era assorbito dalla scrittura della tesi di dottorato, una presentazione compatta della sua visione della fisica quantistica. Fiducioso com’era della sua comprensione della teoria, si era reso conto, mentre scriveva la tesi, che vi era una versione alternativa della teoria quantistica, completamente diversa da quella di Heisenberg. L’autore era il teorico austriaco Erwin Schrödinger, che lavorava a Zurigo. Dirac decise di ignorarlo.
Quantum Mechanics, la tesi di Paul Dirac, la prima a essere presentata su tale argomento, ovunque.
Eddington, il 19 giugno del 1926, mandò una breve lettera manoscritta a Dirac, a nome del comitato di laurea del consiglio di Matematica, facendogli le congratulazioni per il «valore eccezionale» del suo contributo.
Per la cerimonia di laurea, nell’estate del 1926, i genitori di Paul Dirac e la sorella Betty partirono alle quattro del mattino verso Cambridge. La cerimonia si svolse al Senate House. Era presieduta dal vicerettore, con collare di ermellino, che si esprimeva in latino. Paul indossava un abito da pomeriggio con farfallino bianco, un piccolo cappello nero e la toga di seta nera con cappuccio foderato di scarlatto. Si inginocchiò su un cuscino di velluto, congiunse le mani, le pose per farle afferrare dal vicerettore e fu proclamato dottore.
Dirac comprese di aver avuto torto nel diffidare del lavoro di Schrödinger. Vi lavorò per tutta l’estate del 1926 e alla fine di agosto inviò un resoconto della sua nuova teoria quantistica dei gruppi di elettroni alla Royal Society. Era molto soddisfatto di sé, ma la delusione arrivò quando scoprì di essere stato battuto nell’andare in stampa. Alla fine di ottobre, un mese dopo la pubblicazione del suo articolo, ricevette una breve lettera scritta a macchina proveniente da un fisico di Roma, Enrico Fermi, che otto mesi prima era giunto alle stesse conclusioni e ne aveva scritto un articolo.
Nel settembre del 1926 Dirac si preparava a lasciare Cambridge per passare un anno nell’Europa continentale, finanziato dalla borsa di studio ricevuta dalla Royal Commission per l’Esposizione del 1851. Era diretto a Copenaghen.
Dirac, che vomitò per tutte le sedici ore di viaggio in mare verso Copenaghen. Deciso a guarire dal mal di mare, avrebbe continuato a navigare nelle acque in tempesta fino a non soffrirne più.
«Questo Dirac sembra saperne un mucchio di fisica, ma non ne parla mai» (Bohr su Dirac).
Nel suo soggiorno a Copenaghen, Dirac frequentò l’Istituto di Bohr.
Bohr, un eroe nazionale in Danimarca. Il suo spessore e la sua versatilità avevano impressionato assai Dirac, mostrandogli che era possibile essere un fisico di primo livello e avere comunque un grande interesse per le arti, la Borsa, la psicologia e ogni altro argomento.
Quando arrivava un visitatore speciale, Bohr lo portava a camminare tra i faggi della foresta di Klampenborg, appena fuori Copenaghen, per trasmettergli il senso del suo approccio alla fisica, di tipo non matematico.
Nel suo periodo a Copenaghen, Dirac alloggiò in una pensione nel cuore della città. Ogni giorno, esclusa la domenica, faceva una camminata di trenta minuti fino all’Istituto di Bohr, oltrepassava i laghetti artificiali con le anatre e i cigni e a pranzo tornava nel suo appartamento. La domenica faceva passeggiate più lunghe attraverso i boschi, spesso da solo ma talvolta in compagnia.
Dirac, che aveva legato con Heisenberg, ma non con Pauli.
Uno dei temi dei primi dialoghi nell’autunno del 1926 tra Dirac e Bohr fu l’interpretazione della meccanica quantistica basata sulle probabilità.
Quella domenica di ottobre in cui Bohr, forse pensando che Dirac fosse appassionato di letteratura inglese classica, lo condusse nell’ambiente dell’Amleto, il castello di Kronborg.
Bohr aveva l’abitudine di costringere i suoi giovani colleghi a passare alcuni giorni come suoi scrivani. L’unico guadagno per loro era l’onore di essere stati chiamati da lui e un pranzo giornaliero con i Bohr nel loro appartamento. L’esperienza di Dirac come amanuense durò circa mezz’ora.
Dirac passava le notti facendo lunghe e solitarie camminate per la città. Usciva dal suo alloggio dopo cena, prendeva un tram fino al capolinea e camminava per le strade di Copenaghen. Di giorno, passava gran parte del tempo in biblioteca.
«Spesso se ne stava solo nella stanza più interna della biblioteca, nella posizione più scomoda, ed era così assorbito dai propri pensieri che noi quasi non osavamo entrare nel locale, timorosi di disturbarlo. Poteva passare il giorno intero nella stessa posizione, scrivendo un intero articolo, lentamente e senza mai cancellare» (Christian Moller, uni dei giovani fisici danesi all’Istituto di Bohr).
Una delle intuizioni più famose di Dirac, il collegamento tra le versioni di Heisenberg e di Schrödinger della teoria quantistica.
Nel corso dello sviluppo di una delle sue teorie, Dirac introdusse una nuova entità matematica, la funzione delta. Oggi essa è associata al nome di Dirac, ma il primo a inventarla fu il francese Joseph Fourier nel 1822.
«Ho problemi con Dirac. Procedere in equilibrio in questo vertiginoso cammino tra genio e pazzia è un’impresa terribile» (Albert Einstein su Dirac).
La prima volta che Dirac usò il telefono fu una sera poco prima del Natale del 1926, quando i Bohr lo invitarono a passare la festa insieme. Lui accettò, ma non lo disse ai propri genitori.
Alla fine di gennaio del 1927, Dirac spedì un nuovo articolo alla Royal Society. Si era scoperto che era stato il primo a introdurre la matematica della creazione e dell’annichilimento nella teoria quantistica.
Paul Ehrenfest, un teorico che affascinava Dirac. A entrambi non piaceva né l’alcol né il tabacco.
Alla fine di gennaio del 1927 Dirac si preparava a lasciare Copenaghen per dirigersi a Gottinga.
Bohr si divertiva a raccontare storielle su Dirac durante il tè del pomeriggio nel suo ufficio.
Dirac, «l’uomo più strano» (così Bohr a un collega).
A Gottinga, nella Bassa Sassonia, Dirac strinse amicizia con Oppenheimer, sebbene i due avessero orari completamente diversi: Paul lavorava in ore normali, Oppenheimer era un nottambulo. Entrambi alloggiavano alla pensione Cario, in una villa spaziosa in Giesmarlandstrasse.
Dirac e gli altri convittori della pensione Cario consumavano ogni sera un pasto a base di patate, carne affumicata, salsiccia, cavoli e mele. In cinque minuti di cammino, Dirac raggiungeva il dipartimento di Born nel secondo istituto di Fisica, che si trovava in un edificio di mattoni rossi che aveva il fascino di una caserma di cavalleria prussiana.
Dirac e Oppenheimer, tra gli studenti che Born invitava alla sua villa in Planckstrasse. Qui, la cena era seguita da una conversazione e da un concerto in una grande stanza nella parte frontale della casa, dove erano collocati due pianoforti.
Heinseberg, che mostrava la sua abilità pianistica suonando Beethoven, Mozart e Haydn.
Nei fine settimana, Oppenheimer e altri studenti benestanti facevano un viaggio verso Berlino, a due ore e mezza di treno circa da Gottinga. Dirac, invece, faceva lunghe passeggiate, se non era bloccato dalla neve.
Oppenheimer, ammirato per la sua intelligenza scoppiettante ma criticato da molti per la sua arroganza. Una mattina Born trovò sul suo tavolo una lettera in cui diversi colleghi minacciavano di boicottare i seminari se non avesse impedito a Oppenheimer di disturbare con le sue continue interruzioni.
Una delle caratteristiche di Dirac: la sua incapacità di comprendere il punto di vista di qualcun altro se non concordava con il suo modo di vedere le cose.
A Copenaghen, Dirac aveva imparato ad apprezzare lo stare con altri fisici, a condizione che non lo costringessero a parlare.
A Berlino si era diffusa la voce che Dirac fosse un uomo difficile e che il suo lavoro fosse incomprensibile e sopravvalutato. Molti tedeschi erano respinti dai suoi modi. Born era uno dei pochi che si entusiasmavano per Dirac, ma anche lui aveva difficoltà a comprendere la nuova teoria dei campi elaborata da Paul.
A Gottinga i nazisti avevano formato una delle loro prime basi nel maggio del 1922.
Nel 1925, Achim Gercke, studente di chimica a Gottinga, aveva iniziato a compilare una lista segreta dei professori ebrei di nascita per fornire al «Reich un’arma con cui escludere in futuro gli ultimi ebrei e tutte le razze miste dalla popolazione tedesca ed espellerli dal Paese».
Alcune delle abitudini degli studenti di Gottinga: professori e studenti, intontiti dopo boccali di birra, cercavano di affondare i denti in una mela che galleggiava in acqua o birra; mantenere in equilibrio una grande patata su un piccolo cucchiaio.
Quella volta che, a casa di Born, uno studente vide Dirac provare di nascosto a mantenere in equilibrio una grande patata su un cucchiaio.
Dirac lascio Gottinga all’inizio di giugno del 1927. Il St John’s di Cambridge lo voleva indietro e lo stava corteggiando perché facesse domanda per una borsa di studio. Se avesse avuto successo avrebbe goduto di vitto e alloggio gratuito al College, di un modesto introito per integrare i fondi che continuavano ad arrivargli dalla borsa di studio “1851” e, quasi certamente, una cattedra accademica nel dipartimento di Matematica dell’Università.
Prima di tornare in Inghilterra, nel 1927, Dirac si fermò a Leida, presso l’abitazione di Ehrenfest. Qui scrisse il suo nome sul muro della camera da letto, accanto alla firma di Einstein, Blackett, Kapitza e altri scienziati.
Flo, la madre di Dirac, aveva speso una parte dei soldi mandati dal figlio, 10 sterline, per comprarsi un anello di sette diamanti con montatura in platino, che indossava solo quando il marito Charles era fuori casa.
Dirac tornò a casa sua, al numero 6 di Julius Road, a Bristol, all’ora di pranzo del 13 luglio 1927, in un pomeriggio cupo e nuvoloso.
Nell’ottobre del 1927, Dirac tornò a Cambridge per riprendere i suoi contatti con gli amici del St John’s e del Trinity. Adesso aveva meno distrazioni, perché Kapitza nel frattempo si era sposato.
Rat, ratto, così Kapitza aveva inspiegabilmente soprannominato la moglie Anna Krylova, bella e bruna artista emigrata dalla Russia.
Nell’autunno del 1927 Dirac stava lavorando al suo programma di combinare insieme la teoria quantistica e la teoria della relatività di Einstein in un caso pratico: descrivere il comportamento di un singolo elettrone isolato.
Alla fine di ottobre del 1927, Dirac fu invitato alla Conferenza Solvay a Bruxelles, che riuniva una trentina dei migliori fisici al mondo per una riflessione collettiva sui problemi aperti della teoria quantistica.
Quella volta che Dirac chiese al dipartimento di Fisica dell’Università di Bristol di far incorniciare e appendere alle pareti la foto di gruppo scattata fuori dal palazzo in cui si tenevano le sessioni della Conferenza Solvay a Bruxelles. Al centro, in prima fila, c’era Einstein; dietro alla sua spalla destra, Paul Dirac. Nel gruppo solo una donna, Marie Curie.
Durante la Conferenza Solvay, Dirac tenne un seminario sulla sua nuova teoria dei campi applicata alla luce.
La sera di mercoledì 9 novembre del 1927, quando Paul Dirac diventò un Fellow, un membro del St John’s College. Adesso era classificabile come un “uomo di prim’ordine”, con un seggio permanente alla tavola alta del College e la libertà di riunirsi, al lume di candela, con i suoi colleghi nella Combination Room. La cena prevedeva: ostriche, consommé, crema di brodo di pollo, scaloppina di vitello e spinaci, fagiano con cinque tipi di verdure e contorno di insalata, tre tipi di dolce.
Lo studio di Dirac nella sua abitazione: privo di decorazioni, una scrivania pieghevole del tipo usato dagli scolari, una sedia semplice, una stufa a carbone e un divano.
La sfida di Dirac era trovare l’equazione relativistica che descrive l’elettrone. Quando ci riuscì era al settimo cielo, anche se in apparenza sembrava non trarre alcun piacere dal suo successo né mostrare sollievo per la sua scoperta. Con pochi tratti di penna aveva descritto il comportamento di ogni elettrone isolato mai esistito nell’Universo.
L’equazione di Dirac, di «una bellezza struggente» (il fisico teorico Franck Wilczek).
L’articolo di Dirac aveva come titolo «The quantum theory of the electron». Fowler lo inviò alla Royal Society il giorno di capodanno del 1928. Un mese dopo mandò un secondo articolo che chiariva alcuni dettagli.
Dirac si rifiutava di descrivere immagini del mondo dei quanti: «Cercare di raffigurarlo è come avvertire un fiocco di neve per un cieco. Lo tocca, e il fiocco è subito svanito».
Molti colleghi di Dirac, che avevano l’impressione fosse spaventato dalle donne della sua età e che difficilmente pensavano si sarebbe sposato.
Paul Dirac aveva stretto una profonda amicizia con la signora Whitehead, madre del suo amico matematico di Oxford Henry. Lei diventò per lui una seconda madre.
Nella primavera del 1928 Dirac stava programmando il suo secondo viaggio: a Copenaghen da Bohr, a Leida da Ehrenfest, a Lipsia da Heisenberg, a Gottinga da Born e per la prima volta in Urss.
Quando Dirac arrivò a Leida, nell’aprile del 1928, Ehrenfest non poteva andare ad accoglierlo alla stazione. Ci mandò un distaccamento di suoi assistenti, ma nessuno di loro conosceva il suo aspetto. Per ovviare al problema, si posizionarono sulla banchina presso ogni sportello del treno, sbandierando una ristampa di «The quantum theory of electron».
A Leida, Dirac conobbe Igor Tamm, studente sovietico 32enne che sarebbe diventato uno dei suoi migliori amici.
Alcuni pettegolezzi che giravano su Dirac: che fosse arduo parlare con lui e che discorreva solo con bambini al di sotto dei 10 anni.
Tamm, che insegnò a Dirac ad andare in bicicletta e gli parlò della sua passione per l’alpinismo. Insieme scalarono il picco del Brocken.
A metà giugno del 1928, Dirac e Tamm andarono a Lipsia. Qui, Paul incontrò Rudolf Peierls, giovane allievo di Heisenberg.
Quella volta che Peierls accompagnò Dirac all’opera e lui insistette per tenere il cappello durante tutto lo spettacolo, rifiutando la consuetudine teutonica di depositarlo nel vestibolo.
Da Lipsia, Dirac e Tamm si diressero a Gottinga.
Alla fine del luglio 1928, Dirac partì per la sua prima visita in Urss. Ci sarebbe rimasto per due mesi. Della Russia apprezzò il panorama, le architetture, i musei e le gallerie d’arte.
Mentre si trovava in Russia, Dirac partecipò con Kapitza a un’escursione turistica di sei ore su un ghiacciaio del Caucaso. Qui, vide per la prima volta una giovane donna nuda che faceva il bagno in una piscina per ragazze. Dirac aveva 26 anni.
Dirac tornò a Cambridge nell’ottobre del 1928. Nel giugno del 1929 ricevette dal St John’s College una docenza speciale, limitata a tre anni. Nel frattempo aveva rifiutato un’offerta di lavoro a Chicago, propostagli da Arthur Compton, e una cattedra di matematica applicata all’Università di Manchester.
Il 13 marzo del 1929, Paul Dirac s’imbarcò da Southampton sulla nave di linea Aquitania. Era diretto verso gli Stati Uniti in compagnia dell’amico Henry Whitehead.
La prima tappa di Dirac a New York fu il laboratorio di Clinton Davisson in West Street, nella zona sud di Manhattan.
La prima notte nel suo hotel sulla Seventh Avenue, a New York, Dirac rimase sveglio fino alle ore piccole a causa delle gozzoviglie dei vicini di stanza. Si svegliò il giorno dopo intorno alle 16 e trascorse il tardo pomeriggio passeggiando all’ora di punta nel centro di Manhattan.
Nei suoi spostamenti in treno attraverso il Nord America, Dirac teneva un diario numerico, non letterario, in cui annotava solo l’elenco del numero di notti trascorse in treno o a bordo di una nave.
Alla metà di agosto del 1929, dopo aver terminato una serie di lezioni al dipartimento di Oppenheimer presso la University of California a Berkeley, Dirac e Heisenberg partirono da San Francisco per una crociera di due settimane alla volta del Giappone. Sulla nave, mentre Heisenberg giocava a ping-pong e ballava con le ragazze, Dirac se ne stava seduto.
Quando approdarono a Yokohama, un giornalista cercò di intervistare Dirac e Heisenberg. Non conoscendo l’aspetto di Dirac, il reporter disse di averlo cercato su tutta la nave senza essere riuscito a trovarlo. Allora Heisenberg discusse affabilmente con il giornalista senza accennare al fatto che Dirac fosse proprio al suo fianco.
Dirac, che in Giappone indossò sempre lo stesso vestito e gli stessi scarponcini invernali di Cambridge.
Al termine della permanenza in Giappone, Dirac e Heisenberg si separarono. Dirac fece ritorno attraversando l’Urss sulla ferrovia transiberiana e poi prese per la prima volta l’aereo da Leningrado a Berlino.
Ai primi di ottobre del 1929 Dirac fece ritorno a Cambridge, senza passare dai genitori a Bristol.
George Gamow, a Cambridge nel primo trimestre del 1930 per lavorare con Rutherford e gli altri colleghi, insegnò a Dirac ad andare in motocicletta, gli fece apprezzare i racconti di Conan Doyle e i cartoni animati di Topolino.
Paul Dirac, che adorava le pellicole di Topolino.
Il 20 febbraio 1930, Paul Dirac venne eletto Fellow della Royal Society, uno dei riconoscimenti scientifici più alti del Paese. Dei 447 Fellows, tutti intorno ai 40 o 50 anni, Dirac con i suoi 27 anni era il più giovane. La madre venne a sapere la notizia leggendola sul giornale.
Quando Dirac spese quasi 200 sterline per acquistare la sua prima auto, una Morris Oxford Tourer, in grado di toccare 50 miglia all’ora.
Paul Dirac, un guidatore indisciplinato. Una volta finì nel retro di un furgone e fracassò un fanale.
Dirac, nel 1930, si era un po’ ammorbidito. Non si concedeva gli svaghi solo la domenica. All’ora di pranzo, sbrigato il grosso degli impegni quotidiani, faceva una scappata alle Gog Magog Hills, parcheggiava la macchina vicino a un albero piuttosto alto e lo scalava, con addosso il solito completo.
Dirac indossava sempre lo stesso completo, con ogni clima e in qualunque occasione. Lo toglieva solo quando si recava al fiume Cam e agli acquitrini a nord-est di Cambridge, dove faceva il bagno, come Lord Byron 125 anni prima di lui.
Nel settembre del 1930, Dirac partecipò all’incontro della British Association che si teneva a Bristol, la sua città. Vi presero parte quasi tremila delegati, pagando una sterlina ciascuno. I giovani rappresentanti indossavano giacche di alpaca e flanella grigia; le donne abiti di voile a fiori con maniche corte.
L’intervento di Dirac si tenne alle 11 del mattino di lunedì 8 settembre 1930. Il padre Charles era tra la folla.
I principi della meccanica quantistica, il libro di Paul Dirac. Era composto da 357 pagine senza una figura, un indice, una lista di note né suggerimenti o rimandi ad altre letture. Il libro diventò l’opera canonica sull’argomento negli anni Trenta.
Einstein portava il libro di Dirac per rilassarsi in vacanza e quando si imbatteva in un difficile problema quantistico diceva: «Dov’è il mio Dirac?».
Svolgimento dei corsi di Paul Dirac: lui entrava puntuale in aula indossando la tenuta accademica, in uniforme tradizionale con toga e tocco. Si schiariva la gola aspettando il silenzio e poi cominciava a parlare. Rimaneva in piedi per la maggior parte della lezione, articolando le parole distintamente. Alla lavagna era calmo e ordinato. Cominciava a scrivere in alto a sinistra e scendeva metodicamente, componendo distintamente lettere e simboli in modo che tutti potessero vederli. Dopo 55 minuti esatti concludeva, raccoglieva le sue carte e usciva.
Una settimana dopo Natale, Rutherford divenne presidente della Royal Society. Qualche giorno prima la sua unica figlia, moglie di Fowler, era morta di parto.
All’inizio di maggio 1931, Tamm arrivò a Cambridge per passare alcuni mesi al St John’s College. Quattro giorni dopo il suo arrivo Dirac organizzò una colazione in camera per parlare della Russia con lui e con il classicista Martin Charlesworth. I tre discussero per quattro ore e mezzo. Tamm rimase sorpreso nel vedere tanti docenti di Cambridge interessati all’esperimento sociopolitico sovietico.
Dopo pranzo, Dirac portava Tamm in campagna, fermandosi a volte presso un albero a bordo strada in modo che Tamm potesse dargli qualche nozione di roccia e aiutarlo a superare la paura dell’altezza.
Dirac, che insegnò a Tamm a guidare.
Alla fine di giugno 1931, quando Dirac e Tamm trascorsero una settimana sulle montagne dell’isola di Skye con James Bell, scalatore di fama internazionale.
Nel luglio del 1931 Flo, la madre di Dirac, informò il figlio di volersi separare dal marito Charles, salvo poi cambiare idea su consiglio dell’avvocato. Lui la tradiva.
Il 31 luglio 1931 Dirac salpò da Liverpool per il Nord America. Fece la prima parte del viaggio con la madre, ma poi lei ritornò a casa subito. Poi passò una vacanza di escursioni con van Vleck nel Glacier National Park e infine Dirac giunse a Princeton.
Alla fine di agosto del 1931 Dirac ottenne un distinto ufficio nella Fine Hall, sede del dipartimento di Matematica dell’Università di Princeton.
Mercoledì primo ottobre 1931, per la prima volta nella sua carriera, Dirac presentò un seminario insieme al più improbabile dei suoi colleghi, Wolfgang Pauli. I due erano molto diversi: Dirac era sottile come un giunco, distante e pacato, con la pelle liscia e un po’ curvo; Pauli era sovrappeso, di soli due anni più vecchio ma con un girovita che lo faceva sembrare ancora più anziano.
Molti colleghi al St John’s College di Cambridge, tra cui Martin Charlesworth, che temevano di perdere Dirac a vantaggio di qualche università Usa.
Nell’autunno del 1931, la madre di Dirac gli scrisse che lei e il padre avevano appianato i loro dissidi ed erano tornati alla routine: lei lo accudiva quasi a tempo pieno, preparandogli pasti di verdure, lavandogli i vestiti e impiegando ore per aiutarlo a vestirsi. Ogni domenica gli preparava un bagno a 33 gradi, che lui considerava un toccasana per i reumatismi. Ma Dirac non fece in tempo a tornare a Bristol per Natale.
Le narrazioni di Agatha Christie, che Paul Dirac leggeva la sera.
Nel congresso di Copenaghen indetto da Bohr nell’aprile del 1932, Dirac assistette a una parodia musicale del Faust, della durata di quaranta minuti, scritta come intrattenimento per i fisici. Gli autori, gli attori e il pubblico erano i fisici presenti. Pauli era rappresentato come Mefistofele, Ehrenfest come Faust e il neutrino come Margherita. Le canzoni erano accompagnate al piano da Heisenberg.
Tre settimane dopo il congresso di Copenaghen, nell’aprile del 1932, giunse una notizia dal Cavendish: l’atomo era stato scisso. L’esperimento era stato condotto da John Cockcroft e da Ernest Walton.
Il 4 maggio del 1932, Einstein si trovava a Cambridge per delle conferenze. Si recò in forma privata al Cavendish per una dimostrazione dell’esperimento sulla scissione dell’atomo. Apprese che i risultati di Cockcroft e Walton erano conformi alla sua equazione più famosa: l’energia totale delle particelle coinvolte nella reazione nucleare si conserva solo se l’energia e la massa sono collegate da E=mc2.
Nel luglio del 1932 Dirac ottenne la cattedra lucasiana a Cambridge, prendendo il posto del professor Joseph Larmor. Appena le autorità annunciarono la sua nomina, Paul lasciò Cambridge per un certo periodo, per sfuggire al clamore delle congratulazioni.
Dirac era così schivo, riservato e poco austero fuori delle aule che per le strade di Cambridge veniva scambiato per un neolaureato. Non era a suo agio in compagnia delle donne della sua età e molti suoi colleghi pensavano fosse omosessuale, che sarebbe morto scapolo e non avesse nessuna intenzione di mettere su famiglia.
Quando diventò il titolare della cattedra lucasiana, lo stipendio di Dirac aumentò dalle 150 alle 1.200 sterline, con l’aggiunta di 300 sterline derivanti dal suo “dividendo” universitario annuale.
Nonostante fosse ricco, Dirac andava in giro sempre con un abito e una cravatta, che indossava sia per stare in casa che per uscire, con la pioggia o con il sole.
Nel luglio del 1932 Dirac si offrì generosamente di pagare le tasse per l’Università e le spese per i successivi quattro anni di studi di Lingua francese alla sorella Betty.
Nel 1932 Dirac fece un altro viaggio in Unione Sovietica e con Kapitza si recò a Gaspra. Poi tenne una conferenza a Leningrado sulla sua teoria dei campi di elettroni e fotoni. Dopo che Boris Podolsky e Vladimir Fock gli riferirono che stavano studiando lo stesso problema accettò di lavorare con loro.
Il 30 gennaio del 1933 Hitler fu nominato cancelliere; centinaia di scienziati ebrei dovettero emigrare. L’Università di Cambridge non reclutò apertamente i potenziali rifugiati, ma aspettò che fossero loro a farsi avanti: arrivarono fino a trenta richieste al giorno.
Dirac, nel privato, era inorridito dalla nomina di Hitler, ma la sua reazione era talmente discreta da passare inosservata.
Dirac, che giurò di non parlare mai più in tedesco.
Nel tardo pomeriggio di giovedì 16 febbraio 1933, a Piccadilly, nella sede londinese della Royal Society, quartier generale della scienza britannica, si tenne la prima di cinque conferenze dal titolo «Risultati derivati dalla fotografia delle tracce di radiazione penetrante».
Alla fine del 1933 la maggior parte dei fisici quantistici accettò l’esistenza del positrone, che Dirac aveva inteso precedentemente come “buco”, e la tesi della formazione di coppie di elettroni-positroni. Quando, anni dopo, venne chiesto a Dirac come mai non avesse parlato chiaramente e predetto l’antielettrone, lui confessò: «Pura vigliaccheria».
Dirac e Kapitza lavorarono insieme e furono tra i primi a utilizzare le attrezzature all’avanguardia del Laboratorio Mond, allestito nel cortile del Cavendish e predisposto da Rutherford per Kapitza grazie ai fondi della Royal Society. Il Laboratorio fu inaugurato all’inizio del febbraio 1933.
Sebbene Dirac parlasse di politica solo con Kapitza e Blackett, pare fosse tra i “compagni di strada” degli scienziati socialisti e comunisti, ma senza esporsi mai troppo apertamente.
Dopo aver passato l’estate del 1933 a Cambridge, Dirac ritenne di aver bisogno di una vacanza, che trascorse ad arrampicarsi sulle montagne della Norvegia. Partecipò quindi a una conferenza all’Istituto di Bohr a Copenaghen e poi si diresse a Leningrado per il primo Congresso sovietico sulla fisica nucleare.
Da quando Hitler era al potere, l’Urss aveva cambiato atteggiamento nei confronti degli scienziati degli altri Paesi: Stalin non incoraggiava più i suoi a collaborare con i colleghi stranieri. Solo Dirac e pochi altri erano considerati amici sinceri dell’Unione Sovietica.
Dirac non aveva idea delle gravi condizioni economiche dell’Urss. Quando Tamm gli disse che non sarebbe stato in grado di comprarsi un cappotto pesante per i mesi freddi, Paul gli diede il suo e passò l’inverno in Inghilterra senza.
Nell’ultimo lunedì di settembre del 1933, Dirac ricevette una notizia sconvolgente: Paul Ehrenfest aveva prima sparato al figlio Wassik, affetto da sindrome di Down, e poi si era suicidato.
Giovedì 9 novembre 1933, a Cambridge, Dirac ricevette una telefonata da Stoccolma: lui e Schrödinger avevano vinto il premio Nobel per la fisica. Motivazione: «la scoperta di nuove e produttive forme di teoria dell’atomo». Il premio del 1932, attribuito in ritardo, era stato assegnato a Heisenberg.
La famiglia di Dirac venne a conoscenza del Nobel del figlio nel giorno dell’annuncio quando, poco dopo le dieci di sera, la signora Fisher, amica di Charles, infilò nella loro buca delle lettere una comunicazione scritta.
Dirac, con i suoi 31 anni, il più giovane teorico ad aver vinto il Nobel per la fisica.
«Più che la pubblicità, Dirac teme le donne. Non ha alcun interesse per loro e, anche dopo essere stato presentato a qualcuna, non riesce a ricordare se sia carina o insignificante» (il Sunday Dispatch nel descrivere la figura di Paul Dirac).
Dirac, «timido come una gazzella e pudico come una fanciulla vittoriana» (ibidem).
Bohr fu il primo a congratularsi con Dirac con un telegramma per il premio Nobel.
La fondazione Nobel consentiva ai vincitori di portare un solo ospite, con la possibilità, però, di pagare il viaggio e la sistemazione ad altri accompagnatori. Dirac portò con sé solo la madre Flo, lo stesso fece Heisenberg. Schrödinger portò la moglie e lasciò a casa l’amante incinta.
Flo, che informò del viaggio il marito Charles solo pochi giorni prima della partenza.
La sera di venerdì 8 dicembre 1933, Dirac e la madre Flo partirono in treno dallo scalo svedese di Malmö verso Stoccolma. Sarebbero arrivati in tempo per la prima colazione.
«Un ragazzo timido e schivo» e «un’amabile chiacchierona» (così i giornalisti descrissero Paul Dirac e la madre Flo).
Quando arrivarono a Stoccolma, Flo, piuttosto distratta, non si era accorta che il treno era giunto in stazione ed era stata fatta scendere in tutta fretta da un inserviente che le lanciò dal finestrino vestiti, spazzola e pettine.
Alla cerimonia di premiazione del Nobel, tutti i premiati indossavano camicia bianca inamidata, cravatta e abito da sera; a eccezione di Dirac che, con un vestito fuori moda, si classificò ultimo per eleganza.
Il banchetto si svolse al Grand Hotel. I tavoli, illuminati da candele rosse poste in candelabri d’argento, erano disposti a ferro di cavallo intorno alla fontana che si trovava al centro della sala. Gli invitati erano trecento; su una balconata suonavano i musicisti in livrea. Il menu: consommé di selvaggina, filetti di sogliola con vongole e gamberetti, pollo fritto con carciofi ripieni di verdure e dessert dello chef (porzioni di gelato che si illuminavano al buio dopo essere state bagnate con alcol e accese).
Da Stoccolma Dirac, Heisenberg e le loro madri si diressero a Copenaghen da Bohr, che aveva organizzato una festa in loro onore.
Dirac, particolarmente a suo agio in casa Bohr. Si divertiva a schizzare acqua da una fontana a sua madre e a Margrethe, la moglie di Bohr; faceva scherzi a lui, ai suoi figli e a Heisenberg; giocava a badminton e si divertiva con la slitta sulle colline nei dintorni di Copenaghen.
Dirac era molto preso, ma non innamorato, da Rho Gamow, moglie del fisico George. I Gamow fuggirono dall’Urss e si rifugiarono in Occidente, arrivando a Cambridge all’inizio del 1934 e diventando una coppia assai popolare.
Rho Gamow, una brunetta attraente. Dirac la adorava e le insegnò a guidare, mentre lei gli dava lezioni di russo. Dopo aver trascorso alcune settimane a Cambridge, i Gamow partirono per Copenaghen, lasciando Dirac nello sconforto. Rho e Paul iniziarono a scriversi lettere, in uno scambio quasi amoroso.
Alla fine di settembre del 1934, Dirac arrivò a Princeton, dopo aver passato una vacanza a fare escursioni con John van Vleck sulle montagne del Colorado.
Quella volta che Dirac si aggirò per Durango di notte con un abbigliamento tale da venire scambiato per un mendicante.
A Princeton Dirac lavorava all’Institute for Advanced Study e negli uffici alla Fine Hall. Era solito pranzare in compagnia del collega Eugene Wigner, ungherese, in un modesto ristorante in Nassau Street, il Baltimore Dairy Lunch, detto “il Balt”, che serviva cibo genuino a prezzi contenuti ma solo a clienti di pelle bianca.
Quella volta che Dirac, al Balt, incontrò Wigner seduto al tavolo con una donna. Era la sorella Margit, detta Manci, che sarebbe poi diventata sua moglie.
Manci, dalla personalità completamente diversa da quella di Dirac. Quanto lui era reticente, misurato, obiettivo e freddo, tanto lei era chiacchierona, impulsiva e passionale. I due uscirono a cena insieme qualche volta ma senza fissare appuntamenti ufficiali, forse perché lui era distratto da Rho Gamow, che in quel momento si trovava a Princeton.
L’amicizia tra Dirac e Manci divenne sempre più profonda. Lui le raccontava le sue pene di gioventù, il suicidio del fratello e la tirannia del padre; lei la sua vita privata: si era sposata a 19 anni per andarsene da casa dei genitori; suo marito, Richard Balazs, era un donnaiolo senza scrupoli e il matrimonio era finito dopo otto anni e due figli, Gabriel e Judy, che erano rimasti a Budapest con l’istitutrice.
Negli uffici della Fine Hall di Princeton, Dirac si trovava nello stesso corridoio in cui era sistemato Einstein: i due uffici erano separati solo da quello di Wigner.
Einstein e Dirac si rispettavano, ma non c’era nessuna possibilità che collaborassero: Dirac sviluppava la teoria quantistica senza considerarne le presunte debolezze filosofiche; Einstein ammirava il successo della teoria ma ne diffidava.
Nel 1934, Dirac impiegò l’anno sabbatico scrivendo la seconda edizione dei Principi della meccanica quantistica, rendendola meno matematica e meno ostica.
Paul Dirac, appassionato di giochi da tavolo.
Dieci giorni prima del Natale del 1934, Dirac venne a conoscenza di una notizia che lo avrebbe sconvolto. Si trovava a New York in compagnia di Manci a comprare un soprabito, per sostituire quello che aveva regalato a Tamm quindici mesi prima. I due si erano dati appuntamento alla Fine Hall di Princeton. Manci arrivò per prima e dando un’occhiata alla cassetta della posta di Dirac vi trovò una lettera spedita per via aerea. La mise nella borsetta e se ne dimenticò. Se ne ricordò solo sulla metropolitana e la diede a Dirac. Arrivava da Cambridge ed era stata spedita da Anna Kapitza, la quale informava Paul che il marito Peter era stato bloccato dal governo sovietico a Mosca.
Il cappotto che Dirac acquistò da Lord and Taylor, a New York, durò fino alla sua morte.
Dopo aver appreso la notizia che Kapitza era trattenuto a Mosca, Dirac chiese consiglio ad Abraham Flexner e a Einstein, che si resero subito disponibili ad aiutarlo.
All’inizio di gennaio del 1935 Dirac e Manci fecero una vacanza in Florida, ma i rapporti tra i due rimasero platonici.
Quella volta che, per scherzo, Dirac spedì in forma anonima un alligatore appena nato ai Gamow. Appena Rho aprì la scatola, l’alligatore le morse la mano.
A metà gennaio del 1935 Manci partì alla volta dell’Ungheria, dove si trovavano i suoi figli. Iniziò a scrivere lunghe lettere a Dirac, in cui flirtava con molta audacia, ma lui le disse di non essere innamorato. Manci non si arrese e continuò a scrivergli.
Dirac, che dopo cena leggeva i libri che gli aveva consigliato Manci, tra cui Winnie the Pooh.
Quella volta che Manci si lamentò del fatto che Dirac non avesse risposto a tutte le domande contenute nella sua lettera. Allora lui rilesse le lettere, le numerò e preparò una tabella contenente le risposte a ogni interrogativo che aveva ignorato.
La notizia della detenzione di Kapitza in Russia apparve per la prima volta sul britannico News Chronicle il 24 aprile 1935.
Nel pomeriggio dell’ultimo venerdì di aprile del 1935, Dirac, insieme a Millikan, il diplomatico-scienziato più eminente degli Usa, si recò all’ambasciata sovietica a Washington per parlare della situazione di Kapitza con l’ambasciatore Trojanovskij.
All’inizio di giugno del 1935, Dirac lasciò Princeton diretto in Russia.
In Russia, Dirac voleva passare tutto il suo tempo in compagnia di Kapitza. Al ritorno sarebbe passato a trovare Manci a Budapest.
Kapitza, che ignaro dell’amicizia di Dirac con Manci, gli fece conoscere una bella studentessa che parlava inglese, ma lui non reagì.
All’inizio di settembre del 1935, Dirac lasciò la Russia e andò a Budapest da Manci. Qui, i due girarono per la città con la nuova auto di lei, una Mercedes Benz a sei cilindri regalatale dal padre, fecero i turisti e si immersero nelle acque delle piscine termali pubbliche coperte.
«Mi sono sentito molto triste quando ci siamo lasciati e ancora adesso mi manchi tantissimo. Non ne capisco il motivo, di solito non sento la mancanza delle persone quando mi separo da loro: forse, è perché mi coccoli troppo quando stiamo insieme» (un biglietto di Dirac a Manci dopo il periodo trascorso insieme a Budapest nell’autunno del 1935).
Tornato a Cambridge nell’autunno del 1935, Dirac si prese cura dei figli di Kapitza: durante i fine settimana li portava a fare gite fuori città in macchina e per loro organizzò il suo primo spettacolo pirotecnico.
Quella sera di novembre del 1935 quando Dirac si arrabbiò molto perché Manci gli aveva telefonato a sorpresa e le spiegò che l’impianto telefonico del College era predisposto in modo tale che i custodi potessero ascoltare le loro conversazioni. Poi le scrisse che era sufficiente comunicare solo per lettera. «Ridicolo» fu la risposta di lei.
Nell’autunno del 1935 Dirac venne a sapere che a Chicago il fisico sperimentale Robert Shankland aveva le prove che a volte l’energia non si conserva, in opposizione a uno dei fondamenti della scienza. Nel gennaio del 1936 Dirac scrisse un articolo per Nature in cui faceva notare che, se Shankland aveva ragione, si sarebbe dovuta scartare l’elettrodinamica quantistica. Alcuni mesi più tardi si scoprì che si era sbagliato e che l’energia, senza alcun dubbio, si conservava.
Nel Natale del 1935, Dirac fece una vacanza segreta con Manci e i suoi figli in Austria e Ungheria. Il matrimonio sembrava nell’aria, ma Dirac non se la sentiva di assumersi un tale impegno.
Dirac teneva una fotografia di Manci in costume da bagno sulla mensola del caminetto, ma la toglieva e la nascondeva in un cassetto quando qualcuno bussava alla sua porta.
Dirac, che ogni tanto se la svignava per andare a vedere film con Topolino, per scarrozzare i figli di Kapitza con la sua auto oppure per leggere I sette pilastri della saggezza di T.E. Lawrence.
Nel 1936, intorno a Pasqua, Dirac fece una vacanza con Manci a Budapest e, quando i colleghi del St John’s gli chiesero come mai fosse così abbronzato, lui mentì e rispose che era stato in Jugoslavia.
La prima settimana di giugno del 1936, Dirac raggiunse Tamm per una vacanza di arrampicate in Urss, ma dovette tornare subito a Bristol perché il padre Charles, malato di pleurite, stava morendo. Non riuscì ad arrivare in tempo per vederlo morire, il 15 giugno, ma partecipò alle esequie. Subito dopo il funerale, Dirac scrisse una lettera di una pagina a Manci in cui le disse che sarebbe tornato a Mosca, ma le impose di non contattarlo.
Dopo la morte di Charles Dirac, la moglie Flo scoprì che il marito aveva accumulato un patrimonio di 7.590 sterline, quindici volte circa il suo stipendio annuale degli ultimi tempi. Con la parte che le spettava Flo partì per una vacanza alle Channel Islands.
In Russia, Dirac e Tamm scalarono il Monte Elbrus, 5.640 metri sul livello del mare, la vetta più alta del Caucaso.
Tornato a Cambridge, nell’autunno del 1936, Dirac decise di cambiare campo di ricerca passando dalla fisica quantistica alla cosmologia.
Sulla banchina di Southampton tra la folla, mentre aspettava l’arrivo di Manci da New York, quando Dirac capì che la voleva sposare. Subito dopo, nel tragitto in macchina verso Londra a bordo di una Triumph coupé, Dirac si fermò ai margini della strada e chiese a Manci: «Vuoi sposarmi?». Lei accettò immediatamente.
Paul Dirac e Manci si sposarono con rito civile al Registry Office di Holborn, nel centro di Londra, sabato 2 gennaio 1937. Era una giornata nuvolosa. Tra i pochi invitati: la madre e la sorella di Dirac, i Blackett, Isabel Whitehead e suo marito. Il pranzo si svolse in un vicino ristorante, dopo la coppia tornò in hotel e partì per il viaggio di nozze a Brighton.
Dopo la luna di miele, mentre Manci si trovava a Budapest con la cognata Betty, Dirac cercava un’abitazione definitiva a Cambridge. Tre settimane dopo la partenza della moglie, le scrisse «la prima lettera d’amore che abbia mai scritto (…). Non è mai troppo tardi».
Fu Manci a trovare a Budapest un marito per la cognata Betty: si trattava del suo amico ungherese Joe Teszler. I due si sposarono il primo aprile del 1937, dopo un breve corteggiamento.
Manci, che considerava suo dovere che i pasti per il marito fossero pronti al momento giusto, metteva tutte le sere nel cesto dei panni sporchi gli abiti usati e preparava quelli appena stirati per il giorno dopo.
Quella volta che Dirac aveva accettato di andare insieme alla moglie a far visita ad amici per un tè pomeridiano, ma poi non volle lasciare i suoi studi perché non aveva finito di «pensare».
All’inizio di settembre del 1937 i Dirac si trasferirono nella loro nuova abitazione, al numero 7 di Cavendish Avenue, distante venti minuti di bicicletta dal St John’s College. La casa era costata 1902 sterline e 10 scellini, che Paul aveva pagato in un’unica soluzione.
Dirac, in cima alla lista dei possibili scienziati da reclutare all’Institute for Advanced Study di Princeton, alla ricerca dei migliori fisici teorici del mondo.
Quando Dirac venne a sapere che i fondi che gli avevano consentito di iniziare gli studi a Cambridge non erano venuti dalle tasche di suo padre Charles, come lui gli aveva fatto credere, ma dalla locale autorità che si occupava di istruzione.
Alla fine di luglio del 1937, i Dirac andarono a far visita ai Kapitza, in Russia.
«È molto divertente vedere Dirac sposato, il matrimonio lo rende molto più umano» (una lettera di Kapitza a Rutherford).
A mezzogiorno del 25 ottobre 1937, quando Dirac partecipò nell’Abbazia di Westminster al funerale di Rutherford. I funzionari del governo decisero che era idoneo a essere commemorato nello Scienze Corner, “l’angolo della scienza” dell’Abbazia, accanto a Newton, Darwin e Faraday.
Nell’estate del 1938, Manci portò i suoi figli e la suocera a Budapest, dove l’antisemitismo stava rendendo intollerabile la vita dei suoi genitori. La casa dei Dirac divenne il ritrovo per tutti i fisici e i loro familiari in fuga dal nazismo.
Nel 1939, i Dirac aspettavano un bambino.
Nel gennaio del 1940, i Dirac stavano in casa, a Cambridge, attenti a rispettare “l’oscuramento” notturno: coprivano le finestre con carta nera, senza far filtrare la minima luce. Alle sei di ogni sera la città diventava silenziosa e alle dieci era deserta, le campane delle chiese non suonavano più e i lampioni venivano spenti.
All’inizio di settembre del 1939, da Londra a da altre città, considerate potenziali obiettivi dei bombardamenti nemici, arrivavano a Cambridge treni carichi di bambini. Portavano intorno al collo le etichette delle valigie con scritto sopra l’indirizzo di casa e venivano assegnati alle famiglie locali. I Dirac non ospitarono nessuno.
Manci partorì una bambina il 9 febbraio del 1940, all’ospedale londinese di Great Ormond Street. La chiamarono Mary. Dirac stravedeva per lei, la dondolava sulle ginocchia e la faceva giocare con la bambola che le aveva inviato la madrina Anny, la moglie di Schrödinger.
Nell’agosto del 1940, Dirac e il figliastro Gabriel andarono in vacanza per quattro settimane nel Lake District, dove affittarono un cottage insieme a Max Born e alla sua famiglia. Quattro giorni dopo la loro partenza, Manci e le figlie Judy e Mary, nascoste in cantina, assistettero al primo attacco aereo.
Bristol, dove ancora viveva la madre di Dirac, la quarta città del Regno Unito più colpita dai bombardamenti dopo Londra, Liverpool e Birmingham.
A metà dicembre del 1940, Dirac si recò a Bristol dalla madre, ricoverata a causa di una commozione cerebrale dopo essere stata colpita dalla caduta di una pietra mentre attraversa la strada. Rimase lì fino alla fine dell’anno, poi tornò a Cambridge dalla famiglia.
Il matematico Godfrey Harold Hardy, che nel maggio del 1940 scrisse a Dirac per chiedergli di unirsi al gruppo di dodici matematici che dovevano codificare e decodificare i messaggi degli uffici della Civil Defense al St Regis, nell’eventualità di un’invasione nazista. Lui rifiutò.
Il 9 maggio del 1941, a notte fonda, una bomba esplose di fronte a casa dei Dirac, danneggiando due abitazioni e causando piccoli incendi.
A ottobre del 1941 la madre di Dirac, Flo, andò a stare a casa del figlio. Avrebbe dovuto restarci per un mese, ma vi rimase più a lungo, aiutando Manci in cucina e con le pulizie.
Flo morì quattro giorni prima del Natale del 1941 per un attacco cardiaco. Manci non versò una lacrima.
L’impressione dei vicini di casa di Dirac era che la guerra avesse un impatto minimo sulla sua vita: continuava a fare il professore con l’unico impegno civico di passare una notte di sorveglianza al Cavendish contro gli incendi. In realtà, tra il 1942 e il 1943, Dirac stava lavorando alla progettazione di armi nucleari. Neanche Manci aveva idea di cosa stesse facendo il marito.
Nell’agosto del 1941 Churchill autorizzò la produzione di un’arma nucleare.
All’inizio del 1942 Dirac era consulente del progetto Tube Alloys, con il quale il governo britannico stanziò le risorse richieste dagli scienziati per iniziare l’allestimento della bomba.
Nel 1942, a Cambridge, Dirac era supervisore degli studenti che avevano il loro degree e tre mattine alla settimana teneva lezioni di meccanica quantistica a una quindicina di studenti.
Quella volta che Dirac fu costretto a terminare prima una lezione per poter preparare una risposta adeguata alla domanda di Freeman Dyson, uno studente 19enne che amava bombardarlo di domande e coglierlo alla sprovvista.
Gabriel, il figlio di Manci, dopo aver iniziato gli studi di matematica a Cambridge, si iscrisse per sei mesi al Partito comunista; Judy, l’altra figlia di Manci, a 16 anni venne buttata fuori casa e la madre le lanciò i vestiti dalla finestra della cameretta. Fu riammessa dopo pochi giorni ma i rapporti con i genitori non migliorarono.
Dirac, che invece di sostenere la moglie nei litigi con i figli se ne stava in silenzio nel suo studio o in giardino, a curare i rododendri e le gardenie, a potare gli alberi di mele, a seminare e coltivare asparagi, carote e patate.
Durante l’estate, per proteggersi dal sole in giardino, Dirac annodava ai quattro angoli un fazzoletto intorno alla testa quasi calva.
Nel luglio del 1942, Dirac interruppe il lavoro sui progetti bellici, lasciò la famiglia a casa e partì con Eddington per assistere a una conferenza organizzata da Schrödinger a Dublino.
Il 29 settembre del 1942 nacque la seconda figlia di Paul Dirac e Manci. Le misero il nome di Florence, in onore della madre di Dirac, ma la bambina venne sempre chiamata con il suo secondo nome, Monica.
Il primo ottobre del 1942, Dirac ricevette una lettera di Peierls, che gli chiedeva se fosse disponibile a lasciare Cambridge per intraprendere un lavoro a tempo pieno a scopi bellici. Dirac rifiutò.
All’inizio del 1943, Dirac teorizzò come potesse essere costruita una bomba nucleare. Circa un anno dopo smise di lavorare al progetto, senza spiegare mai chiaramente il motivo.
Dirac che, seduto su una sdraio in giardino, insegnava a Mary a leggere usando il libro Il mago di Oz.
In attesa della fine del conflitto, Dirac stava lavorando a una nuova edizione del suo libro.
L’8 maggio del 1945 finì la guerra in Europa. I Dirac festeggiarono con un ricevimento improvvisato in strada con i vicini, mangiando focaccine e panini avanzati serviti su tavoli allestiti con cavalletti.
Nella primavera del 1945, Dirac e altri colleghi chiesero il visto per recarsi in Urss ad assistere alle celebrazioni del 220° anniversario dell’Accademia delle scienze dell’Urss, ma Churchill non acconsentì alla richiesta. Motivo: avrebbero potuto rivelare agli scienziati di Stalin alcuni segreti del nucleare tenuti nascosti ai sovietici durante la guerra.
Quando Willis Lamb, in una conferenza dopo la guerra nel 1947, annunciò che vi era un grave difetto nella teoria di Dirac, quest’ultimo lo venne a sapere dalla prima pagina del New York Times, una domenica d’autunno a Princeton.
Dirac, che secondo Manci «si manteneva troppo distaccato» dalle figlie e lei doveva incoraggiarlo a dar loro un bacio.
Monica, la figlia più piccola di Dirac, che non ricordava di aver mai visto ridere il padre.
Quella volta che Dirac, progettando un passaggio nella porta per un gatto delle sue figlie, misurò l’ampiezza dei baffi per essere sicuro che per l’animale non fosse scomodo passare attraverso il buco.
Manci che, nel periodo di austerità britannico dopo la guerra, si lamentava con la figlia Monica che «lo zio Eugene [Wigner] paga per le pulizie di casa ogni settimana più di quanto tuo padre mi dia per gestire la casa».
Dirac, che aveva aiutato Heisenberg perfino anche quando lavorava per Hitler.
Quando ci fu da sostenere i suoi ex colleghi per il Nobel, Dirac fece solo il nome di Kapitza.
Nel settembre del 1947 Dirac, accompagnato dalla famiglia, partì per un anno sabbatico all’Istitute for Advanced Study di Princeton. Qui, trovarono un po’ di sollievo lontani dall’austerità britannica, soprattutto Manci, stanca di Cambridge. Tra i ricordi: le figlie che correvano in giro per la sala da tè vuota durante il fine settimana; Einstein che andava dai Dirac a prendere il tè e autografò una foto per Manci; Oppenheimer che esibiva il suo van Gogh; i fine settimana con Veblen, ascia in spalla, a ripulire un sentiero nei boschi.
«Monopoleone», così Pauli soprannominò Dirac per via della sua teoria sui monopoli.
Dirac aveva parlato del suicidio del fratello Felix solo con la moglie Manci. Una volta che Mary e Monica insistettero per parlarne, lui estrasse da una cassetto una scatoletta di latta e tirò fuori alcune fotografie del fratello, poi la richiuse in fretta e furia e la rimise a posto.
Paul Dirac cercava di fare con le figlie il contrario di quello che aveva fatto il padre Charles con lui: le incoraggiava a invitare gli amici a casa, non aveva insistito perché studiassero scienze o qualsiasi altra materia e non aveva mai dato loro consigli sulla carriera.
La famiglia Dirac mangiava sempre riunita. Se una delle figlie insisteva per farlo parlare, Paul indicava la bocca e bofonchiava irritato: «Sto mangiando».
Dirac, che non permetteva alla moglie Manci di usare una sola goccia d’alcol in nessuna pietanza, soprattutto se ne mangiavano le figlie.
Mary e Monica, le figlie di Dirac, non andavano d’accordo. I genitori decisero di separarle mandando Mary in una rigida scuola religiosa vicino a Cromer, nell’East Anglia.
Nel primo fine settimana dopo la partenza di Mary per il collegio, la domenica mattina, Dirac andò a fare una pedalata con Monica, ma anziché fermarsi a chiacchierare come aveva sempre fatto quando Mary era con loro, non le rivolse una sola parola durante le tre ore di corsa. Monica ne rimase sconvolta.
Il musical Il gioco del pigiama e il balletto La bella addormentata, tra gli intrattenimenti preferiti di Dirac.
Dirac trascorreva la maggior parte del tempo libero da solo, leggendo una storia di Sherlock Holmes, ascoltando un concerto di musica classica alla radio a tutto volume o sedendo impassibile a guardare la televisione.
Quando la famiglia Dirac affittò la televisione, per poter vedere l’incoronazione della regina Elisabetta.
La musica classica preferita di Dirac: Mozart, Beethoven e Schubert.
Quando, negli anni Trenta, Dirac aveva rifiutato una laurea honoris causa all’Università di Bristol perché pensava che le lauree dovessero essere titoli, non regali. Successivamente ne rifiutò altre replicando con un semplice: «Spiacente, no».
Nel 1953 Dirac rinunciò al cavalierato, facendo arrabbiare Manci perché la sua decisione l’avrebbe privata della possibilità di diventare Lady Dirac.
Nel 1954 Dirac trascorse un mese a Vienna, dove il figliastro Gabriel era in cura per disordini psichiatrici, tra cui mania di persecuzione e schizofrenia. La valutazione dei dottori: era stato educato male.
Alla fine di settembre del 1954, i Dirac lasciarono le figlie a casa con i loro amici Adler e partirono per un viaggio di un anno, diretti prima a Bombay, in India, e poi intorno al mondo. Manci credeva che a Cambridge il marito avesse un’ammiratrice troppo affettuosa e così desiderava che Paul stesse via più tempo possibile.
Nel marzo del 1955, Dirac contrasse l’itterizia e rimase otto giorni in ospedale a Hong Kong, dove il dottore acconsentì a farlo imbarcare per Vancouver. Qui la University of British Columbia lo sistemò in un piano di una villa finemente arredata, dove Dirac doveva stare a letto.
Due giorni dopo essere arrivato a Vancouver Dirac apprese della morte di Einstein. Fu la prima e unica volta in cui la moglie lo vide piangere.
A Ottawa, nel 1955, Dirac tenne per la prima volta in vita sua una conferenza seduto: si era fratturato un metatarso del piede destro durante la visita della figliastra Judy e della nipotina.
I Dirac tornarono a Cambridge alla fine di agosto del 1955 e rividero le figlie Mary e Monica dopo circa un anno.
All’inizio del 1956 Dirac andò a Mosca, dove incontrò Kapitza. Erano passati vent’anni dall’ultima volta che si erano visti.
Landau, un vecchio amico russo di Dirac, che aveva sostituito il rotolo della carta igienica nel suo bagno con pagine dell’autobiografia di Stalin.
«Siamo tutti molto eccitati dagli Sputnik» (Dirac, interessato alla tecnologia del volo spaziale, in una lettera a Kapitza alla fine del novembre 1957).
Dall’autunno del 1959 Dirac lavorò ufficialmente nel dipartimento di Matematica applicata e Fisica teorica a Cambridge diretto da George Batchelor, che però non sopportava per niente. Dirac e il collega Fred Hoyle rifiutarono gli impegni del nuovo dipartimento e disapprovarono ogni cambiamento che Batchelor avrebbe voluto apportare.
Dirac rimase mortificato quando Batchelor lo buttò fuori dall’ufficio che aveva occupato per venticinque anni e si inalberò con un custode del parcheggio del Cavendish quando gli disse che non aveva più il diritto di lasciare lì l’auto.
Alla fine degli anni Cinquanta, il matrimonio di Dirac era in difficoltà. Stando a un racconto, Manci una volta lo aggredì mentre stava mangiando: «Cosa faresti, se ti lasciassi?». E lui, dopo una pausa di mezzo minuto: «Ti direi: arrivederci, mia cara».
Quella volta che Manci si avvicinò alla moglie di uno dei colleghi del St John’s di Dirac e le disse: «Andiamo a prendere un caffè. Lui non mi parla da una settimana, e sono così annoiata».
Nel settembre del 1958, Dirac iniziò un altro anno sabbatico all’Institute for Advanced Study di Princeton.
Paul Dirac, con una scarsa memoria per le facce. Raramente ricordava i fisici che aveva incontrato solo una volta.
Il 16 ottobre 1962, in un tiepido pomeriggio autunnale, Dirac presentò per la prima volta la sua teoria dell’“elettrone esteso” ai colleghi dell’Institute for Advanced Study di Princeton.
Nel 1962, quando compì 60 anni, Dirac prese accordi per essere intervistato dal filosofo della scienza americano Thomas Kuhn, che lo persuase ad aiutarlo a compilare l’archivio per la storia della fisica quantistica.
La prima intervista di Kuhn a Dirac si svolse nella casa di Wigner a Princeton, con lo stesso Wigner presente, che spesso interveniva con domande formulate con tatto per far parlare Paul.
Nell’intervista a Kuhn, Dirac parlò dei suoi ricordi di infanzia e anche del suicidio del fratello Felix. Tre mesi dopo, Kuhn scrisse a Dirac per ringraziarlo della sua partecipazione e lo informò che le sue rivelazioni registrate sulla morte di Felix sarebbero state rimosse dalla versione pubblicata e «depositate separatamente per un uso futuro».
Dirac, che nel privato non aveva dubbi sul fatto che il padre Charles fosse stato la causa principale del suicidio del fratello Felix.
La famiglia di Dirac nel 1962: Mary si preparava a emigrare negli Stati Uniti; Monica era andata via dall’università per «scoprire i Beatles»; Judy e la sua famiglia vivevano negli Usa; Gabriel stava perseguendo la sua carriera accademica in Europa.
A metà degli anni Sessanta Dirac passava la maggior parte della settimana lavorando da casa.
Dirac, a disagio con la nuova cultura popolare. Non capiva come dei critici seri potessero trattare l’etichetta di un barattolo di zuppa come un’opera d’arte e che molte delle canzoni che definivano una generazione erano scritte da ragazzi venuti su dalla classe operaia di Liverpool che non sapevano nemmeno leggere la musica.
Nella primavera del 1964, Dirac si unì a Hoyle e pochi altri per cercare di mandare via Batchelor dopo il suo primo mandato di cinque anni a capo del dipartimento di Matematica applicata e Fisica teorica, ma il loro tentativo fallì miseramente.
Dirac, che passava sempre più tempo nel suo giardino a potare le rose e crescere le verdure e aveva le librerie piene di volumi di orticultura.
Nella primavera del 1963 Dirac venne a sapere che Oppenheimer aveva preso accordi per far appendere una sua foto incorniciata alla parete dell’Institute for Advanced Study di Princeton, accanto a quella di Einstein.
Negli anni Sessanta Manci voleva lasciare Cambridge e anche Dirac si convinse che era giunto il tempo di emigrare, preferibilmente negli Stati Uniti.
Dirac e Heisenberg, i due Nobel più idolatrati dagli studenti.
Nella primavera del 1966, Kapitza e la moglie Anna ottennero i visti di uscita dall’Urss e visitarono i Dirac a Cambridge. Per il pranzo, Manci preparò salmone bollito servito con maionese fatta in casa e vino di Borgogna freddo. Kapitza raccontò barzellette talmente sconce sulla prima notte di nozze che Anna abbandonò la stanza lasciando i Dirac a ridere.
Ai Dirac sarebbe piaciuto vivere a Princeton, ma dopo il pensionamento di Oppenheimer era poco probabile che l’Institute for Advanced Study potesse offrire un alloggio accademico a Dirac.
Il 17 settembre del 1968, i Dirac ricevettero un telegramma che li informava della scomparsa della figlia Judy: la sua auto era stata trovata abbandonata, ma di lei nessuna traccia. Nel 1965 aveva perso la custodia dei figli in seguito a un tormentato divorzio; si era spostata in Vermont e passava molti mesi da sola nel cottage dei Wigner, sulla riva del lago Elmore. Di lei non si seppe più nulla.
Nelle prime settimane del 1969, i Dirac andarono a Miami: Paul aveva ricevuto un’offerta alla University of Miami da un suo ex studente, Behram Kurşunoğlu.
Quella volta che Kurşunoğlu e la moglie chiesero a Dirac di andare con loro a vedere 2001: Odissea nello spazio, di Stanley Kubrick. Paul ne rimase estasiato, tanto da vederlo altre tre volte.
Durante la sera del 20 luglio 1969, Dirac rimase tutta la notte in piedi a guardare la telecronaca dello sbarco sulla luna nel salotto di Kurşunoğlu.
Il 30 settembre 1969, l’ultimo giorno di Dirac come professore lucasiano a Cambridge. Il suo ritiro avvenne senza cerimonie; il St John’s College estese l’appartenenza di Dirac a vita, in modo che egli potesse tornare liberamente. Anche Batchelor gli offrì l’uso di una stanza nel dipartimento, ma Dirac la rifiutò.
Tra il 1969 e il 1971, i Dirac si divisero tra il Regno Unito e gli Stati Uniti. Ogni volta che lasciava gli Usa, Paul temeva che le autorità potessero proibire il suo rientro. L’Fbi, a causa delle sue passate simpatie politiche, continuava a sorvegliare lui e la moglie.
Ai primi di gennaio del 1971, Dirac accettò il posto di Visiting Eminent Professor, con rinnovo annuale, alla Florida State University, nota più per le feste degli studenti e la squadra di football che per il suo dipartimento di Fisica. Lui e Manci lasciarono Cambridge definitivamente e si trasferirono a Tallahassee.
Il nuoto, il modo preferito di Dirac per tenersi in esercizio. Nelle ore libere visitava i laghi nei dintorni, portandosi dietro un termometro per controllare la temperatura dell’acqua: se era sopra i 16 gradi si immergeva, altrimenti tornava a casa.
I fumetti preferiti di Dirac, che leggeva sin dagli anni Trenta: Principe Valiant e Blondie.
A Tallahassee la casa dei Dirac si trovava a venti minuti di cammino dall’ufficio di Paul al terzo piano del Keen Building, nel cuore del campus.
La giornata di Dirac negli anni Settanta a Tallahassee: ogni giorno feriale, dopo colazione, camminava lentamente con le mani dietro la schiena verso l’ufficio attraversando un prato, in modo da limitare al minimo il contatto con i cani del vicinato. Durante l’estate indossava il cappello da baseball, in inverno il cappotto che aveva comprato quasi 50 anni prima da Lord and Taylor a New York. Portava con sé un vecchio ombrello, dicendo che era del padre. Arrivato in ufficio, lavorava per tre ore. Cacciava i visitatori inattesi e quando suonava il telefono alzava e riabbassava subito la cornetta. A mezzogiorno si ritrovava con alcuni colleghi per una colazione al sacco e di solito non parlava. Dopo pranzo tornava in ufficio per un sonnellino sul sofà oppure assisteva a qualche seminario. Nel tardo pomeriggio ritornava a casa per il tè con Manci. Dopo cena si rilassava: andava a vedere con la moglie un concerto di musica classica, leggeva un romanzo o guardava la televisione in salotto con Manci.
Tra i romanzi preferiti di Dirac: i racconti di Edgar Allan Poe, i thriller di spionaggio di Le Carré, le storie di fantascienza di Hoyle.
I programmi che Paul e Manci Dirac consideravano imperdibili: La saga dei Forsyte, di cui Dirac amava la protagonista Nyree Dawn Porter, e Su e giù per le scale. La sera in cui andava in onda un episodio del programma, i Dirac accettavano inviti a cena solo se gli ospiti erano disponibili a guardarlo con loro in silenzio.
Quella volta che i Dirac litigarono per cosa guardare in tv: Paul voleva vedere lo show della domenica sera di Cher, mentre Manci la ripresa dal vivo della cerimonia degli Oscar. La disputa venne risolta alcuni giorni dopo comprando un secondo televisore.
Nell’agosto del 1972, i Dirac ebbero un terribile litigio perché Paul, in una discussione tra Manci e la sorella Betty, non aveva preso le parti della moglie. Manci scappò dalla città, salvo tornare poi poco dopo.
«My little Mickey Mouse [il mio piccolo Topolino]» (così Manci chiamava il marito).
Leopold Halpern, uno specialista di relatività generale e amico di Paul Dirac. Era un tipo eccentrico: dormiva all’aperto tutto l’anno, affettava le patate al forno con un colpo di karate e rifiutava di lavarsi con il sapone.
Un volta alla settimana Halpern e Dirac andavano a nuotare insieme.
Quella volta che, durante una gita, all’età di 76 anni, Dirac chiese al proprietario di una barca se poteva provare lo sci nautico. Lui acconsentì. Quando Halpern lo raccontò a Manci lei rimase esterrefatta e commentò: «Paul è ancora molto immaturo!».
Durante il fine settimana, Dirac e Halpern partivano con il maggiolone Volkswagen di quest’ultimo e una canoa di 5 metri legata al portapacchi, diretti al fiume Wakulla. Ogni tanto andava con loro Kurşunoğlu, che si alzava in piedi sulla canoa solo per farsi buttare nel fiume da Dirac.
Dirac, ormai freddo alle nuove scoperte. Non si teneva più aggiornato con le ultime riviste di fisica e stava cominciando a commettere errori nella sua scienza, anche se nessuno era così scortese da farlo notare in pubblico.
Una delle foto preferite di Dirac, quella in cui stringe la mano a Giovanni Paolo II in Vaticano.
Nel giugno del 1973, Dirac accettò la carica inglese di appartenenza all’Ordine del Merito. Vi facevano parte ventiquattro membri del Commonwealth britannico che a giudizio della Corona avevano avuto meriti eccezionali. Ritirò il riconoscimento a Buckingham Palace, dove ricevette l’onorificenza in privato dalla Regina, mentre Manci aspettava in un’anticamera.
«Molto piccola» (così Dirac descrisse la regina Elisabetta ai colleghi di Tallahassee che gli chiesero le sue impressioni).
Dirac, che il 5 maggio del 1979 volò con il Concorde sopra l’Atlantico. Manci era riuscita a convincere l’Unesco a finanziare i voli transatlantici sull’aereo per lei e per il marito come condizione per la partecipazione di Dirac come ospite d’onore alla celebrazione di Einstein a Parigi.
Nell’estate del 1982, Dirac collaborò con Kapitza e Antonino Zichichi per scrivere il “Manifesto di Erice”, una pagina in cui si esortavano i governi a essere meno riservati in materia di difesa, per prevenire la diffusione di armi nucleari e per aiutare le potenze non nucleari a sentirsi più sicure.
Nel 1982 Dirac fece ritorno al St John’ College di Cambridge, dove stava per arrivare la prima studentessa. Quando il fisico teorico Peter Goddard chiese a Dirac se secondo lui fosse opportuno ammettere le donne, lui rispose: «Sì, purché non si debbano ammettere meno uomini».
Quando lasciò il St John’s, Dirac consegnò la toga in portineria con un’etichetta: «Toga del professor Dirac. Per favore portarla al direttore e dirgli di tenerla fino alla prossima volta che verrò a Cambridge». Ma quella fu l’ultima.
Un mercoledì all’inizio della primavera del 1983, quando Dirac confessò a Pierre Ramond, un fisico che conosceva appena: «La mia vita è stata un fallimento!».
Il 29 giugno del 1983, al Tallahassee Memorial Hospital, Dirac fu operato al rene destro, che le lastre avevano mostrato essere stato infettato dalla tubercolosi, sicuramente quando era bambino. Paul passò la convalescenza guardando la televisione e giocando a Wei Chi e altri giochi da tavolo.
Uno dei visitatori più frequenti di Dirac era Halpern, che però non andava d’accordo con Manci. Spesso, lasciava la casa rosso in faccia e con le labbra serrate dalla rabbia.
Halpern, omeopatico convinto, quando Manci era a fare la spesa, metteva furtivamente essenze d’erbe nell’acqua di Dirac mentre l’infermiera era distratta.
Ai primi di aprile del 1984 Dirac venne a conoscenza della morte di Kapitza.
«Il più grande errore della mia vita fu sposare una donna che voleva andare via di casa» (Paul Dirac a Peter Tilley, il nuovo marito di Mary, durante l’ultima visita che lui gli fece).
Il 20 ottobre del 1984, Dirac morì, con Manci e l’infermiera al fianco. Erano le undici meno cinque minuti. Due giorni prima, Halpern aveva ricevuto una telefonata di Manci che gli proibiva di mettere ancora piede in casa. Seppe della morte dell’amico dalla prima pagina del Tallahassee Democrat.
I funerali di Dirac si tennero all’aperto nel cimitero di Roselawn a Tallahassee il 24 ottobre 1984, sotto un cielo nuvoloso che minacciava pioggia. C’erano circa 90 persone, tra cui alcune della Florida State University, ma nessuno di Cambridge.
Il 13 novembre del 1995 Paul Dirac fu commemorato nell’“angolo della scienza” dell’Abbazia di Westminster, a Londra. Dopo che furono letti i tributi al lavoro scientifico di Dirac, Sir Michael Atiyah, presidente della Royal Society, scoprì la stele commemorativa, vicino alla pietra tombale di Newton e a pochi passi da quella di Darwin. Stephen Hawking tenne il discorso finale. Arrabbiata perché l’Abbazia aveva messo in dubbio l’opportunità della commemorazione a causa dell’ateismo di Dirac, Manci non prese parte alla cerimonia.
Notizie tratte da: Graham Farmelo, L’uomo più strano del mondo. Vita segreta di Paul Dirac, il genio dei quanti, Cortina Editore, Milano 2013, 43 euro.