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 2015  luglio 22 Mercoledì calendario

L’algoritmo di Stato che toglie i soldi alle orchestre di qualità. Una vicenda che ci parla di burocrazia e incompetenza. Meno 250mila euro a Parma, pi+ 700mila euro a Palermo. Ecco le prime clamorose indiscrezioni sui contributi 2015 alle attività di spettacolo

Orchestra Sinfonica Siciliana: più 754 mila euro. Orchestra Toscanini di Parma: meno 230 mila euro. Corsi di perfezionamento di Duino, eccellenza nel campo della musica da camera: cancellati. Cemat, struttura che promuove la musica contemporanea: in liquidazione. Anbima e Feniarco, associazioni che raggruppano migliaia di bande e di cori: zero sovvenzioni.
Dal ministero dei Beni culturali filtrano le prime clamorose indiscrezioni sui contributi 2015 alle attività di spettacolo.
«Non mi sento nella condizione di perseguire efficacemente gli obiettivi culturali connessi a questo ruolo», scrive la compositrice Silvia Colasanti nella lettera di dimissioni da componente della Commissione Musica inviata al Ministro Franceschini. La tecnocrazia sembra aver generato il mostro che doveva produrre. Appaltato alla Struttura Consulting, società privata «operante nel settore della ricerca economica e giuridica», il nuovo regolamento del Ministero prevede un rosario di cifre e parametri, culminante in un algoritmo. Il direttore generale del Ministero, Salvatore Nastasi invita ad attendere «le assegnazioni definitive delle Commissioni», ribadisce che il decreto rappresenta «una autentica novità: non più finanziamenti soggettivi e discrezionali, ma esclusivamente basati sul merito e l’oggettività. Abbiamo valutato i programmi, sono soddisfatto del lavoro svolto».
Ma i dubbi sono legittimi. Il merito? Sull’Orchestra siciliana rimane leggendaria la battuta del suo compianto presidente, Francesco Agnello: «Se un giorno venissero a lavorare tutti, non avrei abbastanza sedie dove farli accomodare. Ma non succede mai». L’oggettività? Il regolamento prevede che i contributi siano assegnati non a consuntivo, ma a preventivo: i preventivi sul numero dei concerti di alcune associazioni sembrano inattendibili. «Il quadro normativo vigente conferisce un peso poco incisivo al giudizio di qualità», scrive la dimissionaria Colasanti. Per i membri delle Commissioni ministeriali non è previsto compenso. Presidente della Commissione Musica è Valerio Toniolo, amministratore delegato dell’Auditorium della Conciliazione di Roma, dove svolgono concerti, affittando la sala, alcune delle istituzioni finanziate dal Ministero; ne fanno parte, Filippo Bianchi, esperto di musica jazz, Angelo Licalsi, insegnante all’Istituto Musicale di Caltanissetta, e Antonio Princigalli, responsabile di Puglia Sound, società della Regione Puglia che finanzia la promozione degli artisti pugliesi pop e folk.
Princigalli – il primo a riconoscere la propria estraneità riguardo alla musica classica – si è speso perché al mondo musicale dove opera venissero assegnati fondi consistenti. «È stato seguito un solo criterio: accontenti chi devi accontentare, punisci chi devi lasciare fuori. Tutto qui. Ho il doppio del punteggio di altre istituzioni, ma ricevo la metà!», constata Luigi Corbani, direttore generale dell’Orchestra Verdi di Milano. Il disagio si estende al settore della prosa: «Il nuovo decreto ha molti aspetti critici. Registriamo situazioni eclatanti che non corrispondono alla valutazione di qualità», dichiara Lucio Argano, presidente della Commissione Prosa. Mentre si annuncia una valanga di ricorsi, Giovanni Antonioni, direttore artistico della Camerata Barese, ipotizza «un esposto al Tar che bloccherebbe tutto il capitolo di spesa».
Ora però – sempre che l’algoritmo lo consenta – deve intervenire la politica. Dobbiamo sapere se questi azzardi diventeranno operativi; se lo Stato italiano ha deciso di abdicare, nel settore dello spettacolo, al proprio storico ruolo di mediatore e regolatore delle diverse esigenze.