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 2015  luglio 22 Mercoledì calendario

Come muore un bracciante in terra di Puglia. Storia di Mohamed, stroncato da un infarto mentre raccoglieva pomodori per sei euro all’ora. Per la Procura di Lecce si tratta di omicidio colposo. «Il datore di lavoro non poteva non sapere del malore, era lì ogni giorno», dicono gli inquirenti

Mohamed l’ha già sentita quella fitta, lunedì mattina. Chiede aiuto. Lo fanno stendere ai piedi di un albero, perché l’ombra possa allentare la morsa del caldo. Nessuna idea di accompagnarlo in ospedale. Lui si rialza: uno, due, dieci pomodori. A mani nude, con la schiena piegata, nei campi di Nardò, in quel Salento famoso per spiagge e vacanze. Alle 13, il suo cuore si ribella al sole, che brucia anche i pensieri. E Mohamed stavolta lo asseconda: si accascia. Le mani sul petto, le ginocchia piegate, tra quelle piantine. E niente più c’è da fare.
Così muore un bracciante in terra di Puglia. “È angosciante, adesso bisogna fare chiarezza”, interviene il governatore Michele Emiliano. Per la Procura di Lecce: “Omicidio colposo”. “Il datore di lavoro non poteva non sapere del malore, era lì ogni giorno”, dicono gli inquirenti. Ieri, la pm Paola Guglielmi ha iscritto il nome di tre persone sul registro degli indagati.
A finire nei guai la responsabile dell’azienda agricola, suo marito e il presunto caporale, sudanese come la vittima, intermediario a cui gli imprenditori si sarebbero rivolti per reclutare stagionali. E non sarebbe la prima volta. Giuseppe Mariano, considerato titolare di fatto della società, era già stato coinvolto nell’inchiesta sullo sfruttamento dei migranti. Stessi campi, stesse persone, diverso raccolto. Dopo il primo sciopero del 2011, nel maggio successivo qui ha tremato la terra quando i carabinieri del Ros hanno dato avvio all’operazione Sabr: sedici ordinanze di arresto tra le province di Lecce, Bari, Pisa, Caserta, Reggio Calabria, Palermo, Agrigento, Siracusa e Ragusa. Decapitata, almeno si pensava, quella “organizzazione criminale transazionale, costituita da italiani, algerini, tunisini e sudanesi, attiva anche a Rosarno, in Calabria, e in altre parti del Sud Italia”, Foggia compresa. Nulla è cambiato da allora.
Lo schiavismo agricolo c’è ancora nei campi che si rincorrono sotto una cappa insopportabile di afa, lungo la strada che porta ad Avetrana. Distese brulle, spianate a colpi di ordigni in tempo di regime fascista. Ogni tanto degli ulivi, qualche casolare. Più in là, la pista in cui la Porsche allena i suoi gioielli prima di consegnarli al mercato. È l’entroterra delle spiagge dorate di Porto Cesareo, calamita del turismo balneare. Miseria e nobiltà, a pochi passi. A settembre, forse anche prima, Mohamed avrebbe fatto ritorno in Sicilia, dalla sua bambina. Aveva 47 anni, una giovinezza lasciata in Sudan e un regolare permesso di soggiorno valido fino al 2019. Nel Leccese, aveva da poco raggiunto un cugino, con cui condividere la fatica, dall’alba al tramonto, a riempire cassoni per 6 euro all’ora. Quel che Mohamed non aveva era un contratto.
C’è nesso causale tra il suo decesso e le condizioni di lavoro? È questa la domanda che la pm Guglielmi ha consegnato al medico legale Alberto Tortorella. Venerdì, sarà l’autopsia a dire se la morte sia imputabile a patologie pregresse o alla disidratazione.
Emerge dai primi controlli dello Spesal (Servizio prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro) che nessun dispositivo di tutela sarebbe stato rispettato e mai i migranti sarebbero stati sottoposti ad alcuna visita medica. L’impianto accusatorio è destinato a complicarsi: le indagini, delegate ai carabinieri della compagnia di Campi Salentina, stanno restituendo un quadro di gravi violazioni della legge contro il caporalato e della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Le dichiarazioni di due persone, anche loro assunte in nero, confermano i ritmi massacranti delle giornate a 40 gradi e anche più. Sotto sequestro l’agenda del presunto caporale, alcuni telefoni cellulari e i documenti in possesso dei consulenti dell’azienda. L’impiego di altri ventotto stagionali risulterebbe, invece, agli atti del locale ufficio di collocamento, ma sono stati attivati Inail e Ispettoratoe le sorprese potrebbero non finire. Era noto, tutto, da tempo. A fare da Cassandra è stata la Flai Cgil. Lo aveva ripetuto giusto la settimana scorsa: “Si attivi il prefetto di Lecce, la situazione è insostenibile”. Per Mohamed lo è stata davvero.