Il Sole 24 Ore, 22 luglio 2015
Ilva, è braccio di ferro sull’Altoforno, attualmente sottoposto a sequestro senza facoltà d’uso dopo un incidente mortale. Nuova istanza dell’azienda per continuare la produzione: se rigettata, farà subito appello in Cassazione. Resta la tensione per gli operai denunciati
L’Ilva avanzerà al gip Martino Rosati una nuova istanza sull’utilizzo dell’altoforno 2 attualmente sottoposto a sequestro senza facoltà d’uso dopo un incidente mortale. L’azienda ritiene infatti che all’impianto sia applicabile il decreto legge 92 del 4 luglio scorso che stabilisce che «l’esercizio dell’attività di impresa degli stabilimenti di interesse strategico nazionale non è impedito dal provvedimento di sequestro».
Se il gip dovesse esprimersi sfavorevolmente, l’Ilva farà appello alla Corte di Cassazione. È questa la linea che l’azienda intende mettere in campo dopo che l’altro ieri, nel corso di quello che tecnicamente viene definito “accesso allo stabilimento”, il custode giudiziario dell’altoforno, Barbara Valenzano, a sua volta nominata dal pm Antonella De Luca, ha intimato lo spegnimento immediato e in sicurezza dell’impianto, chiedendo di essere informata entro il 24 luglio del cronoprogramma dell’azienda per giungere alla effettiva fermata. Oltre a ricorrere di nuovo all’autorità giudiziaria, l’Ilva comunque si preparerà allo stop che però non potrà avvenire prima di 15 giorni dall’avvio delle operazioni considerata la loro complessità tecnica.
Ottenere un chiarimento definitivo dal giudice ma, allo stesso tempo, non sottrarsi all’ordine di spegnimento: le riunioni in Ilva dopo il sopralluogo del custode, hanno individuato questa come la soluzione migliore. Cercare di allentare il braccio di ferro e avere una pronuncia più esplicita sul fatto se valga il provvedimento di sequestro o prevalga invece il decreto legge, ricorrendo anche alla Cassazione, è ritenuto importante dall’Ilva.
L’azienda pensa che il gip possa pronunciarsi sul punto anche se ha impugnato il decreto legge alla Consulta sollevando una serie di eccezioni d’incostituzionalità. D’altra parte nel verbale, riferendosi proprio al sequestro, i commissari e la direzione di stabilimento vengono invitati «a rivolgere ogni eventuale richiesta di charimento o qualsivoglia istanza al giudice procedente nelle formule di rito, eventualmente anche attraverso i legali della società».
Allo stesso tempo, senza esacerbare il conflitto, poiché il custode ha chiesto di conoscere il cronoprogramma della fermata, questo gli verrà fornito, così come fu fatto all’indomani del sequestro (la fermata dell’altoforno sarebbe avvenuta il 6 luglio se due giorni prima non l’avesse scongiurata il decreto). Spiega una fonte aziendale: «Se si legge il verbale di accesso del custode, vengono indicate 13 persone, a partire dai commissari, quali figure aziendali interessate dalle attività connesse ai provvedimenti e ora nessuno vuole trovarsi i Carabinieri sotto casa o dietro la porta dell’ufficio per violazione degli obblighi».
Su quest’aspetto specifico la preoccupazione è alta, specie dopo che venerdì scorso i Carabinieri sono stati mandati dal pm all’altoforno e hanno denunciato per violazione dei sigilli giudiziari 19 persone – 13 dell’Ilva e 3 dell’impresa Semat – al lavoro, in quel momento, sull’impianto. In seguito Carabinieri e Procura hanno cercato di ridimensionare quanto era avvenut o come attività preliminare in vista di eventuali, successive indagini. Ma gli strascichi di quel blitz restano tutti. Tant’è che nel verbale da un lato si autorizza l’accesso all’altoforno del personale abilitato al controllo della produzione, alla sicurezza dell’esercizio e alla manutenzione (i nomi devono essere autorizzati dal responsabile dell’area altiforni e comunicati settimanalmente ai Carabinieri, allo Spesal e all’Asl), ma dall’altro si indicano anche le figure apicali direttamente interessate al sequestro. La magistratura riterrà queste, e non altre, responsabili di eventuali omissioni e inadempienze.
Intanto, in attesa di sviluppi, l’Afo2 rimane regolarmente in marcia. Si appella al governo la Uilm e dice che «mai come adesso, urge un chiaro e definitivo sforzo di azione istituzionale volto ad assicurare non la divisione ma l’unità di intenti nel pieno rispetto di ognuno, senza conflitti tra poteri». E domani alle 14, infine, i comissari dell’Ilva saranno ascoltati dalle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera su piano industriale e attuazione dell’Aia.