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 2015  luglio 22 Mercoledì calendario

La giravolta del falco tedesco. Bernd Lucke, l’ex leader degli anti-euro «Alternative für Deutschland», ha costruito la sua ascesa politica invocando il ritorno al marco e ora bolla la «Dexit» come roba da superficiali e incompetenti

Per non deludere i suoi virili adepti, Bernd Lucke ha intitolato il suo nuovo partito «Alfa». E da vero superpredatore della politica tedesca, il professore di Amburgo che fondò due anni fa gli anti-euro «Alternative für Deutschland» (Afd) ha già regalato ai suoi accoliti la prima intervista-bomba. L’uscita della Germania dall’euro, la «Dexit», è roba da superficiali e incompetenti, ha dichiarato al quotidiano finanziario «Handelsblatt». L’economista anseatico sembra rinnegare quanto predicato dal 2013 e derubricare a mucchio di scemenze la tesi che avevano garantito ai suoi anti-euro l’ingresso trionfale in cinque parlamenti regionali e la conquista di sette seggi al Parlamento europeo (tra cui il suo). 
Anche nel partito di Angela Merkel, Lucke era percepito come una minaccia. Alle ultime elezioni federali, a settembre del 2013, aveva lisciato per un pelo l’ingresso al Bundestag, sfiorando il 5 per cento dei voti. 
«Rischiamo il tracollo»
Dopo aver abbandonato dieci giorni fa il suo partito ormai infestato di neonazisti, anti islamisti simpatizzanti di Pegida, ex cristianodemocratici, liberali e industriali trombati nonché personaggi borderline, Lucke ha regalato al suo pubblico un’inversione a U da capogiro. Nell’intervista spiega che «se la Germania uscisse dall’euro, rischieremmo una crisi bancaria. Il nuovo marco si apprezzerebbe contro l’euro, con conseguenze sul resto dell’Eurozona perché tutti prenderebbero i soldi dalle banche per cambiarle in marchi, magari attraverso dei prestanome». In sostanza, tutti scapperebbero in Germania a depositare i loro soldi facendo fallire il resto del continente. Lucke si aspetta una rivalutazione del 30% del nuovo marco e dunque «un collasso del sistema finanziari». Quindi, conclude l’ideologo pentito degli anti-euro tedeschi, «è da irresponsabili chiedere un’uscita dall’euro senza sapere come si fa».
A quelli del suo vecchio partito che continuano a predicare l’abbandono della moneta unica, Lucke rimprovera una «mancanza di competenza scientifica». Chissà dov’era finita la sua, per 24 mesi. Ancora in primavera, per le elezioni ad Amburgo, l’economista si era ancora detto convinto della necessità che ogni Paese torni alla propria valuta nazionale. E anche nello statuto del nuovo movimento, spiega Lucke senza fare un plissè, c’è ancora l’opzione «Dexit». Ma come «ultima spiaggia».
Da stropicciarsi gli occhi: dopo aver riunito in un «partito-blob» liberali, estrema destra ed estrema sinistra all’insegna di una aggressiva e convinta politica contraria alla moneta unica, dopo essersi accorto che il partito si stava spostando sempre più a destra inglobando anche gli anti islamisti di Pegida, Lucke ha lasciato l’Afd il 10 luglio sostenendo che era diventato un partito troppo xenofobo. I suoi capi attuali, Frauke Petry e il leader del partito in Nordreno-Westfalia, Markus Pretzel, continuano ad avere tra gli obiettivi l’uscita della Germania dall’euro. Ma la coerenza, si sa, è la virtù degli sciocchi.