Corriere della Sera, 22 luglio 2015
A New York riapre la libreria Rizzoli: «In questi mesi di chiusura abbiamo realizzato un’indagine di mercato: i lettori ci hanno detto che vivevano la Rizzoli come una specie di tempio, uno spazio in cui assaporare il piacere del contatto con i libri. In questa città le grandi librerie stanno scomparendo. Comprare su Amazon è più facile. Però di solito chi va su Amazon sa già che cosa vuole e che cosa cerca. Noi offriamo un luogo dove le persone possano venire per scoprire anche qualcosa di diverso, di ignoto»
La libreria Rizzoli riprende il suo posto, intimo, profondo, a New York. La nuova casa è al piano terra di uno dei più begli edifici del quartiere NoMad, il St. James building, progettato nel 1896 dall’architetto Bruce Price. A due passi dal celebre Flatiron, il ferro da stiro di Manhattan. Il negozio si porta dietro una lunga storia iniziata nel 1964, quando il «cumenda» Angelo Rizzoli, già settantacinquenne, invitò il senatore italoamericano John Pastore a tagliare il nastro tricolore, «tra preti e majorettes» come scrisse all’epoca il «New York Times», per il primo giorno dell’International Bookstore sulla Quinta Strada. Poi il primo trasloco, sulla 57ª strada: rapidamente diventato luogo di culto per i newyorkesi. Un posto raccolto, quasi un rifugio, dove sfogliare grandi cataloghi di arte, di fotografia, di design.
Comincia così, tra quei volumi, la storia tra Molly e Frank, tra Meryl Streep e Robert De Niro, nel film «Innamorarsi».
La nuova Rizzoli riparte anche da lì, una trentina di isolati più giù, al numero 1133 di Broadway. Ieri sera c’è stata la presentazione alla città, con ancora qualcosina da sistemare prima dell’apertura al pubblico, fissata per il 27 luglio. Laura Donnini, amministratore delegato della Rcs Libri (società che potrebbe essere venduta alla Mondadori), mostrava, indicava, spiegava: «Torniamo in un quartiere più vivace. In questi mesi di chiusura abbiamo realizzato un’indagine di mercato: i lettori ci hanno detto che vivevano la Rizzoli come una specie di tempio, uno spazio in cui assaporare il piacere del contatto con i libri. In questa città le grandi librerie stanno scomparendo. Comprare su Amazon è più facile. Però di solito chi va su Amazon sa già che cosa vuole e che cosa cerca. Noi offriamo un luogo dove le persone possano venire per scoprire anche qualcosa di diverso, di ignoto».
Dietro la cassa, sul palchetto dei bestseller campeggia la copertina di Go set a Watchmann, Va’, metti una sentinella, l’ultima opera di Harper Lee, oltre un milione di copie già vendute. Ma subito più in là ecco un’infilata di titoli e di vecchie edizioni, quasi disperse: The Essential Ginsberg, Ralph Ellison e tanti altri autori, compresi gli italiani, naturalmente.
Carta e digitale insieme. Tradizione e piena contemporaneità. I dorsi corrono lungo tre ambienti, la Navata, lo Skylight, con il tetto oscurato per il coprifuoco durante la Seconda guerra mondiale, e poi una grande arcata rossa fino al Salone. Lo stile Beaux-Arts dell’edificio e degli interni è bilanciato dai pavimenti in pietra bianca e nera alla maniera senese, dalle austere boiserie in ciliegio, i lampadari in bronzo a forma di candelabro trasportati dalla Cinquantasettesima strada.
Il richiamo costante all’Italia compare sui murales progettati dal designer milanese Barnaba Fornasetti. Cieli azzurri, nuvole, segni zodiacali e un arco che sommerge il Duomo di Milano circondato dai pesci. Lo guardi, prendi in mano un libro e subito ti senti un po’ meglio.