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 2015  luglio 22 Mercoledì calendario

Massimo Bossetti avrebbe tentato il suicidio con una cintura ma sarebbe stato bloccato subito dalla polizia penitenziaria. Lo dice Maria Comi, la moglie. Tuttavia non risultano ricoveri in ospedale, né annotazioni ufficiali tra gli eventi del carcere, tanto meno chiamate, anche ufficiose, al pm. Il fatto è che, all’ultima udienza, l’accusa avrebbe chiesto di mettere agli atti 9 schede di un motel in cui la moglie dell’imputato ha alloggiato con un altro uomo. La Corte ha rifiutato. Intanto, però, Bossetti se l’è sentito dire dal vivo in aula

Non appena l’ha saputo, l’avvocato di Massimo Bossetti si è precipitato in carcere a Bergamo, ieri. Marita Comi, la moglie del carpentiere accusato della morte di Yara Gambirasio, ha detto al difensore Claudio Salvagni che il marito aveva fatto qualcosa di brutto. O meglio, Bossetti stesso le avrebbe raccontato di aver preso una cintura e di aver accennato un gesto di autolesionismo, bloccato sul nascere dalla polizia penitenziaria.
Non risultano ricoveri in ospedale, né annotazioni ufficiali tra gli eventi del carcere, tanto meno chiamate, anche ufficiose, al pm Letizia Ruggeri che sostiene l’accusa al processo per l’omicidio di Yara Gambirasio per cui Bossetti è in cella dal 16 giugno dello scorso anno. È vero che ora l’imputato è questione della Corte d’Assise, ma a fronte di un fatto grave ci si aspetterebbe una telefonata al magistrato.
Anche per l’avvocato la vicenda è ancora da comprendere: «Sono andato subito da lui e ci sono stato dalle 14.30 alle 16 di oggi ( ieri, ndr )» dice Salvagni, che si aspetta una chiarimento ufficiale dal carcere. A Bossetti non ha chiesto nulla direttamente: «Sono stato con lui, ma non ho di certo affrontato l’argomento». Allo stato, quindi, non si capisce che cosa sia successo davvero e, qualora sia andata come il carpentiere avrebbe detto sabato alla moglie, sarebbe difficile leggerlo come un gesto di sconforto, piuttosto che per attirare l’attenzione dopo quello che il legale definisce «colpo basso della procura».
Si riferisce all’udienza di venerdì scorso, la seconda, che non dev’essere stata facile per Bossetti. A differenza della prima, stavolta non si è parlato solo di tecnicismi, eccezioni preliminari, validità di test e relazioni del Ris. Accusa e difesa hanno chiesto alla Corte d’Assise di acquisire le prove. E il pm Letizia Ruggeri ha chiesto che ci finissero anche 9 schede di un motel in cui – detto testuale dal magistrato – la moglie dell’imputato ha alloggiato con un altro uomo. Questioni privatissime secondo la difesa, che si è opposta. Questioni indicative di una vita familiare non idilliaca secondo l’accusa, che tra i testimoni ha indicato anche i due uomini con cui Marita avrebbe avuto una frequentazione. Alla fine ci ha pensato la Corte: no alle schede, sui testimoni si vedrà. Intanto, però, Bossetti, che già sapeva del retroscena perché indicato nelle carte dell’inchiesta, se l’è sentito dire dal vivo in aula.