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 2015  luglio 22 Mercoledì calendario

Emergenza migranti, scoppia la protesta dei questori. A scatenare la reazione è stata la rimozione da Treviso di Maria Augusta Marrosu, alla quale è stato contestato un atteggiamento debole di fronte alle proteste dei cittadini per l’arrivo dei richiedenti asilo. Il presidente del sindacato, Palomba: «Sull’immigrazione ci hanno lasciato soli, siamo stanchi di essere capri espiatori»

A scatenare la reazione è stata la rimozione del prefetto di Treviso Maria Augusta Marrosu, alla quale è stato contestato un atteggiamento debole di fronte alle proteste dei cittadini per l’arrivo dei migranti. Le voci “contro” erano aumentate ora dopo ora, e ieri è arrivata la presa di posizione: «I prefetti, i rappresentanti del governo sul territorio, sono lasciati soli ad applicare le direttive del governo in tema di immigrazione, spesso in totale opposizione con altri rappresentanti dello Stato, in particolare i sindaci. Siamo diventati bersagli, il governo ci tuteli». A dare sfogo alla «rabbia e alla frustrazione» della categoria è Claudio Palomba, presidente del sindacato più rappresentativo, il Sinpref, che chiede un urgente incontro al ministro Alfano.
IL SINDACATO
È un fiume in piena Palomba, da 15 giorni prefetto di Lecce, prima a Rimini. «Siamo i rappresentati del governo sul territorio. Non è ammissibile essere oggetto di attacchi da parte di altri organi istituzionali (il riferimento è alle parole del vicepresidente del Consiglio delle Marche contro il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, ndr) e non essere difesi dal governo. Ora basta, tuteleremo il nostro lavoro in ogni sede». E ancora: «Sul territorio stiamo operando in condizioni difficilissime, non abbiamo solo il problema dell’immigrazione, ma anche quello del terrorismo, dei comuni sciolti per mafia, dell’ordine pubblico. Sul tema dell’immigrazione siamo in prima linea e qui ci stiamo letteralmente inventando un mestiere, facciamo perfino gli agenti immobiliari».
La distribuzione riguarda anche i rapporti con i sindaci. «Affrontiamo difficoltà non di poco conto – continua Palomba – È tutto affidato a noi e per realizzarla applichiamo protocolli straordinari e direttive statali. E lo Stato per questo è chiamato a tutelarci in maniera forte non lasciandoci in balia dell’opinione pubblica o peggio di altri rappresentanti istituzionali. Sul territorio ci troviamo sempre a gestire i “no” dei sindaci e lì dobbiamo inventarci soluzioni. Spesso su due piedi».
A sottolineare le difficoltà della categoria era stato in mattinata anche Mario Morcone, capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno. «Nessun prefetto ha interesse a decidere in solitudine – ha dichiarato davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza – Per quanto limitati possiamo essere, tutti ci aspettiamo di confrontarci con sindaci e assessori regionali su quali siano le migliori soluzioni per il territorio. Ma se tu la soluzione non me la dai io devo trovare il modo di collocare le persone».
L’ACCORDO UE
Morcone – che non andrà più a Treviso per l’incontro fissato in agenda per affrontare la questione flussi – si è anche detto deluso per l’accordo “al ribasso” tra i 28 Paesi della Ue sul ricollocamento da Italia e Grecia di 40mila profughi, perché l’intesa si è fermata poco oltre la soglia dei 32mila. Punta il dito sulle «preoccupazione interne», prevalse in alcuni Stati, ma si dice certo che «in autunno ci sarà un ulteriore incontro» tra i ministri europei «per portare a 40mila le persone da riallocare». Parole, le sue, su cui è montata la polemica politica. Forza Italia vi vede una presa di distanza dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, che ieri aveva parlato di un risultato superiore a quanto ottenuto da qualunque governo. Lui reagisce: «C’è un tentativo di strumentalizzare le mie parole. Quello che abbiamo ottenuto in Europa è un primo importantissimo passo che mai era stato fatto prima. Semmai deludente e imbarazzante è stato il comportamento di alcuni Stati».