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 2015  luglio 22 Mercoledì calendario

«Mi sono dovuta vestire con un look da ferrotranviere. Quella non ero io». Così Alessandra Moretti ha spiegato la netta sconfitta delle ultime Regionali venete. Per tutta la campagna era in tailleur nero e camicia bianca: «Come gli altri candidati, uomini. Ma per essere credibile una donna deve essere se stessa, non assomigliare a un uomo». E poi «siamo stati penalizzati da un governo che ha messo in piedi non una ma quattro riforme. I nostri elettori hanno punito severamente il governo Renzi»

«In politica è meglio essere se stessi». Alessandra Moretti lo dice come uno sfogo, come se volesse rinnegare quella divisa fatta di tailleur nero e camicia bianca che ha indossato per quasi tutta la campagna elettorale in Veneto. Un errore, quell’immagine.
Uno degli sbagli dietro la sconfitta di maggio. L’ha ammesso domenica – cinquanta giorni dopo il peggior tonfo del centrosinistra alle Regionali – a una festa del Pd a Verona, come riportato dal Corriere del Veneto : «Mi sono dovuta vestire con un look castigato, da ferrotranviere» e quelli dello staff «hanno cercato di dare un’immagine di me che non era credibile, quella non ero io». Errore fatto per rimediare a un altro errore: l’intervista, a Corriere Tv, dove rivendicava la cura della bellezza, parlando di parrucchiere ed estetista e pronunciando quel ladylike diventato tormentone. Uno scivolone all’inizio di una campagna elettorale già in salita, contro Zaia. «Volevo sottolineare che la donna deve rimanere se stessa anche in politica, ma non mi sono spiegata», dice ora. Se la pezza è stata peggio, pure le parole sul look da «ferrotranviere» sono diventate un caso: anche perché l’agenzia di comunicazione è la Dotmedia che ha già affiancato in altre occasioni Matteo Renzi.
La responsabilità, ammette però, è prima di tutto sua: «In un momento di debolezza e fragilità politica ho pensato di dover scontare quell’errore e, per rimediare, fare un passo indietro rispetto al mio modo di essere». Sfogliando le foto della campagna elettorale, in effetti, la si vede in tailleur nero e camicia bianca: «Come gli altri candidati, uomini. Ma per essere credibile una donna deve essere se stessa, non assomigliare a un uomo. Le donne devono essere un passo avanti, non indietro. Mettendo in campo un altro modo di fare politica, esaltando l’empatia, la sensibilità, la comprensione dei problemi».
Ma, naturalmente, non è stato solo l’abito ad aver castigato Moretti alle urne. Ad aver pesato è stata anche la vicinanza, e la lealtà, all’esecutivo. «I nostri elettori hanno punito severamente il governo Renzi. Un governo che ha messo in piedi non una ma quattro riforme ci ha penalizzato», ha detto domenica. «Il governo – puntualizza ora – fa bene ad andare avanti su più fronti. Ma non siamo riusciti a comunicare il contenuto di riforme positive». Ad esempio, «è evidente che molti insegnanti non ci abbiano votato per le riforma della scuola». Un altro candidato dem, Michele Emiliano – lui, sì, eletto in Puglia – ad esempio se ne è smarcato. «Io sono leale al governo e le riforme si fanno per il Paese, anche se non mi convengono a livello elettorale».
C’è poi una questione territoriale, continua, dietro la sconfitta: «Il Veneto è una regione orgogliosa, dove sono forti le istanze autonomiste rispetto a tutti i governi: paga di più un’immagine di opposizione e io ero vista come vicina a Roma». E dire che i territori li ha battuti palmo a palmo, più di 500 Comuni, a scapito delle presenze in tv. Altro errore: «Un tour massacrante. Giusto girare il territorio, ma abbiamo dedicato lo stesso tempo a un piccolo Comune e a un capoluogo. E Zaia era sempre in tv».
Lasciata alle spalle la sconfitta, ora Moretti vuole fare un’opposizione «dura ma responsabile». Con il suo stile: «Le donne in politica devono essere loro stesse per essere credibili». C’è da ricostruire un Pd stordito dalle batoste in Regione e nel suo capoluogo.
Non è stato invece un errore lasciare Strasburgo, neanche con il senno di poi: «Non sono assolutamente pentita. C’è tanto da fare in Veneto». Ed è pure più vicina ai figli. «Credo che essere mamme in politica sia un di più, ti fa guardare al mondo in maniera più completa».