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 2015  luglio 22 Mercoledì calendario

Ultime sul caso Crocetta. Lucia Borsellino lo accusa di tradimento, il Pd lo scarica e Renzi non sa se sfiduciarlo. Ma il presidente della Sicilia passa al contrattacco e chiede all’Espresso 10 milioni di euro di danni per quella intercettazione che lo ha messo sulla graticola. Tra polpette avvelenate, trame e misteri si consuma la guerra interna al Pd

Lucia Borsellino lo ha accusato di averla lasciata sola. Il Pd lo ha scaricato. Matteo Renzi valuta se sfiduciarlo. E ieri la sua fedelissima Patrizia Monterosso, segretario generale della Regione, ha ricevuto una condanna in appello a restituire 1,2 milioni di euro di fondi per la formazione. Giornate nere per il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta. 
Ma lui contrattacca. E chiede all’ Espresso 10 milioni di danni per quella intercettazione che lo ha messo sulla graticola. Un suo silenzio di risposta all’apprezzamento choc del chirurgo Matteo Tutino su Lucia Borsellino, figlia del magistrato ucciso dalla mafia («Bisognerebbe ammazzarla come il padre»). Intercettazione però negata da Crocetta e soprattutto smentita prima dalla procura di Palermo, e ieri da quella di Caltanissetta. «Sarà l’occasione processuale per comprovare la nostra piena correttezza e per fare definitiva chiarezza su quanto è avvenuto», replica il direttore dell’ Espresso Luigi Vicinanza. 
«Sono polpette avvelenate distribuite da chi vuole prendere il suo posto», sostiene invece l’avvocato del governatore, Vincenzo Lo Re, che interpreta come una manovra anche la scelta della pubblicazione dell’articolo alla vigilia della commemorazione della strage in cui mori Borsellino. «La verità è che si è usato un metodo stragista per fare fuori Crocetta. Ancora oggi si parla di giallo, ma vorrei ricordare che la secretazione è un atto del pm. Se qualcuno ritiene di avere l’intercettazione, la tiri fuori e la faccia ascoltare». 
Ma il punto non è giudiziario. Tutti lo ammettono. È politico. E alimenta la tensione nel Pd già scosso da mafia capitale. Se il Pd vorrebbe approfittare dell’occasione per liberarsi della personalità ingombrante di Crocetta, tutti temono che aprire una crisi al buio avrebbe esiti rischiosi. La questione è già sul tavolo del segretario del Pd, Renzi, che dovrebbe affrontarla al ritorno da Israele. L’ipotesi di un incontro a due con il segretario regionale Fausto Raciti ieri è stata smentita da quest’ultimo: «È verosimile ma non vera. Un incontro ci sarà ma più allargato e non saprei né dove, né quando». Raciti non crede all’intercettazione: «Ho totale fiducia nel procuratore Francesco Lo Voi. Per me quell’intercettazione non è né secretata, né sparita. È falsa». 
E allora perché mettere sul piatto la testa di Crocetta? «Il problema è il riemergere di pratiche che si pensavano superate», spiega il segretario pd regionale. Ne ha parlato anche Lucia Borsellino, prima delle sue dimissioni da assessore alla Sanità di questo vertice decisionale parallelo. 
Anche se Crocetta smentisce. E ieri ha inviato un sms a Lucia Borsellino per rassicurarla: «Non ti ho tradito e non ti tradirò’ mai». 
Ma ormai si è giunti al nodo cruciale. Domani Crocetta pronuncerà la sua autodifesa di fronte all’Assemblea Siciliana. E a quel punto la palla passerà al Pd. 
Una cosa è certa: il Movimento Cinquestelle non presenterà alcuna mozione di sfiducia. «Non vogliamo togliere noi le castagne dal fuoco al Pd – spiega il capogruppo M5S alla Regione Salvatore Siragusa – il Pd va dicendo ovunque che Crocetta è incapace e inadeguato? Allora si assuma la responsabilità di sfiduciarlo. Così non potrà dire che siccome lo sfiduciamo noi è costretto a sostenerlo. Noi la mozione di sfiducia la appoggeremo. Ma in realtà su Crocetta il Pd consuma una guerra interna». 
Non resta che la terza via. Quella già ventilata da Crocetta. Una sua permanenza a tempo. Per poter portare a termine alcune riforme da quella sulle Province a quella sull’acqua pubblica. E soprattutto affrontare il problema del buco da 300 milioni di euro in bilancio. La somma era attesa dal governo, ma ancora non è arrivata. Se si votasse in autunno, poi, non ci sarebbe il tempo per il previsionale del 2016, con una voragine già quantificata di 1,8 miliardi di euro. 
In queste condizioni il timore che vincano i Cinquestelle potrebbe allungare la vita al governatore. A meno di sue dimissioni. Che però esclude: «Non mi dimetterò mai. Sarà l’Assemblea a decidere».