Il Sole 24 Ore, 21 luglio 2015
«Agiremo per togliere ogni patina di glamour a queste formazioni, svelando la brutale realtà che rappresentano... Gente che lancia i prigionieri dalla finestra, che brucia persone vive. Non è un movimento di nuovi pionieri, è una brutale, mostruosa realtà». Così David Cameron ha parlato da Birmingham, città ad alto tasso di popolazione di religione musulmana, giocando sul doppio registro: apertura assoluta al mondo islamico moderato, pugno di ferro contro chi semina l’odio
Contro il «veleno» del radicalismo Londra risponde con se stessa, capitale di una democrazia «multirazziale e multiconfessionale» esempio nel mondo. Il premier britannico David Cameron lancia una strategia doppia, interna ed esterna, per sconfiggere lo Stato Islamico. Se sul fronte del conflitto nello scacchiere siro-iracheno, Downing Street, conferma la volontà di mandare i caccia della Raf sul territorio di Damasco controllato dagli uomini di al- Baghdadi, su quello interno mette in campo un decalogo per frenare la diffusione del verbo islamico più oltranzista.
David Cameron ha parlato da Birmingham, città ad alto tasso di popolazione di religione musulmana, e ha giocato sul doppio registro: apertura assoluta al mondo islamico moderato, pugno di ferro contro chi semina l’odio. La priorità per il capo del governo inglese è cancellare l’aura “modaiola” che sembra avere fra i più giovani la militanza nell’Isis. «Agiremo per togliere ogni patina di glamour a queste formazioni – ha detto il premier britannico – svelando la brutale realtà che rappresentano...Gente che lancia i prigionieri dalla finestra, che brucia persone vive. Non è un movimento di nuovi pionieri, è una brutale, mostruosa realtà. I ragazzi saranno vittime di un sistematico lavaggio del cervello prima di esplodere con una bomba stretta al petto. Le ragazze saranno rese schiave e violentate».
L’approccio del capo del governo è stato diretto e non poteva essere diversamente in un Paese che ha già visto 700 giovani arruolarsi nelle file dello Stato Islamico, con almeno 350 rientrati in Gran Bretagna e considerati, ora, una minaccia per la sicurezza nazionale.
Il piano del governo britannico per disinnescare le partenze di giovani britannici e frenare il dilagare del «veleno», come lo ha chiamato Cameron, del radicalismo prevede alcuni passaggi chiave. I genitori potranno far ritirare il passaporti ai figli che sospettano siano in procinto di arruolarsi con formazioni radicali; l’authority delle telecomunicazioni potrà sospendere la programmazione delle tv via cavo che lanciano messaggi estremisti; le scuole dovranno fare uno sforzo di maggiore integrazione, così come le case popolari dovranno essere assegnate secondo criteri non segregazionisti; il radicalismo dovrà essere affrontato sia nelle prigioni sia in tutte le forme di comunicazione online; una ricerca dovrà svelare quali sono i canali di diffusione del messaggio più estremista; dovrà essere posta nuova enfasi sui valori britannici.
Un decalogo di cose buone e giuste che nasce da un principio nuovo rispetto al tradizionale approccio multiculturale britannico: tolleranza zero in nome della sensibilità culturale. Una determinazione che, per il capo del governo britannico, dovrà passare attraverso il pieno e aperto sostegno alla «vasta maggioranza di musulmani moderati».
Basterà per far cessare il turismo del terrore e tutto quanto gli ruota attorno? Questa è la speranza, ma per rendere meno “fashionable” il mondo di al-Baghdadi presso i più giovani e meno avvertiti è essenziale anche mostrare risultati tangibili dal fronte del conflitto. La missione della Raf in Siria auspicata da David Cameron va in questa direzione, ma perché esca dal libro delle buone intenzioni va votata in Parlamento e non potrà avvenire prima dell’autunno.