Libero, 21 luglio 2015
33 miliardi. Ecco quanto sono costate le tre settimane di trattive. All’inizio di luglio, infatti, il salvataggio di Atene sarebbe costato 53 miliardi. Ma dopo la disastrosa chiusura delle banche ed il collasso dell’attività economica il costo è salito a 86 miliardi
Ad Atene le banche hanno riaperto i battenti, seppur con un tetto ai prelievi di 420 euro a settimana, in pratica identico al vincolo precedente dei 60 euro al giorno. Intanto, il Tesoro greco ha provveduto al pagamento della rata dovuta alla Banca Centrale Europea (4,2 miliardi di euro) nonché agli degli arretrati dovuto al Fondo Monetario (1,6 miliardi) dando così fondo a buona parte dei capitali (7,16 miliardi) arrivati freschi ieri mattina da Francoforte. Ma almeno per un mese abbondante, fino al 20 agosto, nessun creditore busserà alle casse, sempre sofferenti della repubblica Ellenica. Certo, la Borsa resta chiusa, a testimoniare l’emergenza appena passata, ma agli occhi dei mercati finanziari ce n’è abbastanza per proclamare il ritorno alla normalità. E così le Borse, Piazza Affari in testa, celebrano nuovi massimi annuali mentre lo spread accelera la corsa verso i valori di primavera, poco sopra i 100 punti rispetto ai bund.
Tutto finito? Assolutamente no. Ci sarà tempo per valutare l’efficacia delle terapie imposte dalla trojka, di nuovo in viaggio verso Atene e, soprattutto, la generosità di Angela Merkel, ormai convinta che qualcosa andrà fatto per ridurre in qualche maniera un debito che la Grecia non riuscirà mai a pagare. Ma nel frattempo suona l’ora del processo ad Alexis Tsipras, dopo il ribaltone degli ex compagni della sinistra di Syriza. Il premier non ha certo brillato per rapidità e lucidità di comando, accusa un lungo ritratto di Kathimerini, il quotidiano greco che ieri ha dedicato un lungo ritratto al leader dal titolo: «Ecco l’uomo che è costato miliardi al popolo greco». Anche lunedì 13, quando l’accordo con i leader dell’Eurogruppo era ormai scritto nero su bianco, Tsipras ha voluto sottoporre il testo, spiega il quotidiano, all’approvazione del suo partito. Ne è venuto fuori l’ennesimo, costoso rinvio. L’indecisione di Tsipras, accusa l’articolo sulla base di fonti europee, è costata alla Grecia almeno 33 miliardi di euro. All’inizio di luglio, infatti, il salvataggio di Atene sarebbe costato 53 miliardi. Ma dopo la disastrosa chiusura delle banche ed il collasso dell’attività economica il costo è salito a 86 miliardi. Un salasso grave che, come ammette lui stesso, è frutto della sua inesperienza: «Potete accusarmi di tante cose – dice – a partire dall’illusione che quest’Europa poteva essere sconfitta, assieme al potere del denaro e delle banche. Ma non ho mai mentito al popolo greco».
Sarà, ma le prossime elezioni anticipate (data probabile, settembre) non si presentano come una passeggiata per il nuovo premier, sotto la pressione di Syriza che non fa retromarcia sulla controriforma dell’università o altre iniziative di “sinistra” che fanno a pugni con quanto sottoscritto a Bruxelles. Non a caso, non diminuisce il manipolo dei commenatori convinti che prima o poi (più prima che poi) la Grexit torni di attualità. La cosa, per il momento, non preoccupa più di tanto i mercati finanziari, sia in Europa che oltre Oceano. Accantonata (o meglio rimossa) la sindrome di Atene, le Borse prendono il volo. Guida la corsa Milano, grazie alla combinazione virtuosa tra materie prime in ribasso, costo del denaro che torna ai minimidi primavera (Btp a quota 1,90%) e dollaro che veleggia ben al di sotto quota 1,10. Torna a regnare l’euforia nelle Borse, insomma, come conferma il pesante tonfo dell’oro, bene rifugio per eccellenza, scivolato a 1.110 dollari l’oncia (ai minimi dal 2010) in vista di un probabile aumento dei tassi Usa. La mini stretta, per ora, non spaventa. A mano a mano che si fa più improbabile il rischio Grexit, gli investitori internazionali tornano a guardare all’Italia, protetta dall’ombrello di Mario Draghi più che dalle promesse di Matteo Renzi: il Financial Times dedica grande spazio alla prossima offerta del 40% di Poste Italiane (prospetto previsto per inizio agosto), il Btp torna a piacere ai gestori più dei Bonos spagnoli (a rischio Podemos). E le banche promettono un’estate calda. A meno che Tsipras non ci ripensi di nuovo.