il Fatto Quotidiano, 21 luglio 2015
Processo alle scimmie. Il 21 luglio di 90 anni fa, a Dayton enl Tennessee, il professor John Thomas Scopes, insegnante di scuola superiore, allenatore della squadra di football, supplente di biologia, finì ala sbarra per aver parlato di evoluzionismo Darwiniano. Fu condannato a pagare un multa di 100 dollari (poi rivista). Ecco cosa è successo da allora
Uno sente “Il processo delle scimmie” e si immagina l’Africa Nera, oppure la Papuasia Nuova Guinea, al massimo Gibilterra, dove notoriamente i babbuini rubacchiano le banane ai turisti. E invece no, le scimmie furono processate a Dayton, Tennessee, negli Stati Uniti d’America.
Uno sente “Il processo delle scimmie” e immagina riti atavici officiati dai sacerdoti dell’antica Roma o dai druidi nibelungici amati da Roberto Calderoli; invece il processo si celebrò esattamente novant’anni fa, il 21 luglio 1925. A quel punto uno immagina che sia andato sotto processo qualche gorilla scappato dallo zoo, oppure un oungan wudù che amputava gli organi dei macachi. Invece alla sbarra ci finì il professor John Thomas Scopes, insegnante di scuola superiore in quella cittadina del Midwest.
Scopes in realtà era l’allenatore della squadra di football, e se si fosse accontentato di insegnare moduli e schemi di gioco difficilmente sarebbe passato alla storia. Ma venne dirottato su una supplenza di biologia perché era anche un biologo. Essendo un seguace dell’Evoluzionismo di Charles Darwin, lo illustrò ai suoi studenti; e dalle origini si passò direttamente alla fine del mondo. L’Associazione dei Fondamentalisti Cristiani d’America guidata da William Jennings Bryan insorse, e trascinò Scopes in tribunale con l’accusa di blasfemia. Il solo fatto che si potesse ipotizzare l’origine dell’uomo con l’evoluzione dei primati e non con l’atto creatore di un essere superiore, l’avere sostituito la Bibbia con Darwin, non poteva restare impunito.
Se vi chiedete cosa avrebbero fatto i fondamentalisti al Gastone di Ettore Petrolini, che si vantava di discendere dalle scale, e se tutto ciò vi sembra uno “strano ma vero” della Settimana enigmistica, siete fuori strada. Cosa ancora più strana (ma verissima), il processo a Scopes divenne ben presto un caso nazionale che spaccò in due la nazione, e questo sebbene nemmeno uno delle dirette interessate – ossia le scimmie – fosse stato invitato a testimoniare. Un chiaro caso di giustizia sommaria che si concluse con la condanna di Thomas Scopes a un ammenda di 100 dollari e la sua decisione di abbandonare per sempre l’insegnamento. E soprattutto fu la prova dell’efficacia dei Tennessee Butler Act, una legge che proibiva l’insegnamento di qualunque teoria sull’origine dell’uomo in contrasto con quanto affermato dalla Genesi.
Questo di un secolo fa è stato solo il primo round del match tra i Creazionisti e i nuovi anticristi (L’origine delle specie viene pubblicato nel 1859). Da allora il conflitto non si è mai placato, poche teorie hanno avuto una vita movimentata come quella sulla selezione naturale e ancora oggi la crociata contro gli infedeli è vivissima. Dopo essersi allenati con il processo alle scimmie, gli americani passeranno direttamente alla caccia alle streghe. Poi dalla seconda metà degli anni Cinquanta qualcosa cambia, e nel nuovo clima prekennedyano è la retorica di Hollywood a impossessarsi alla grande della vicenda del professor Scopes, soggetto ideale per un legal thriller a sfondo morale. Nel film del 1960 E l’uomo creò Satana (titolo originale, Inherit the Wind) il ruolo dell’avvocato difensore del “terribile agnostico” viene affidato da Stanley Kramer a Spencer Tracy, il papà progressista per eccellenza del cinema americano; non per nulla Kramer e Tracy si ritroveranno pochi anni dopo a girare Indovina chi viene a cena?.
Questo round si può considerare concluso in parità, ma i rapporti tra fede e scienza restano tesi, e la selezione naturale resta sotto stretta osservazione. In Il processo della scimmia pubblicato nel 2006 (Lindau) il giornalista del Foglio Giulio Meotti sostiene che l’Evoluzionismo ha spianato la strada all’eugenetica e alle più discusse frontiere della scienza – che naturalmente si incrociano con i diritti civili – in definitiva, a ogni male. Ottant’anni dopo, nella sostanza la tesi teocon di Meotti non è diversa da quella del battista William Bryan. È vero che oggi perfino un Salvini apre all’idea che gli uomini possano discendere dalle scimmie (solo alcuni, però), ma Darwin e Satana restano a braccetto. Mentre la scienza si evolve, e mai tanto quanto oggi, il fondamentalismo resta immobile a se stesso, né potrebbe essere altrimenti visto che una poggia su basi sperimentali (altrimenti la scienza non può dirsi tale), mentre l’altro consiste proprio nella negazione del metodo sperimentale.
Il fondamentalista non si accontenta di credere al dogma su cui si basa ogni religione, vuole che questo dogma diventi obbligatorio, esige di stabilire per legge se l’uomo discende dalle scimmie oppure no. Anche sotto questo aspetto, tutto interno alla dialettica religiosa, Il processo delle scimmie è quanto mai attuale: ci mostra che la vera partita è tra chi è segue ciecamente una qualunque fede, e chi di quella cecità ha orrore. Tutti i fondamentalismi si assomigliano, mentre ogni vero credente crede a modo suo.
Come stiano realmente le cose da un punto di vista sperimentale lo ha di recente spiegato Carlo Rovelli nelle sue Sette brevi lezioni di fisica (Adelphi). In un linguaggio sorprendentemente semplice Rovelli dice che la nostra conoscenza dell’universo è enormemente aumentata; ma ogni volta che facciamo una nuova scoperta, scopriamo anche una nuova ignoranza. Più sappiamo, e più scopriamo di non sapere; e d’altra parte già quarant’anni fa Fruttero&Lucentini avevano scritto che dopo la teoria dei quanti il confine tra scienza e fantascienza non esiste praticamente più. Insomma: è molto probabile che le scimmie ne sappiano più di noi.