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 2015  luglio 21 Martedì calendario

Libia, la terra di nessuno dove regnano i criminali. Che siano tribù, jihadisti o semplici banditi sequestrano gli occidentali per incassare il riscatto e con i soldi finanziano la guerra (che li sta distruggendo)

I quattro italiani rapiti nella serata di domenica nella zona di Mellitah, a un centinaio circa di chilometri da Tripoli, potrebbero essere finiti, secondo alcune fonti locali, nelle mani di un gruppo politico-criminale dedito da tempo ad estorsioni e rapimenti in quell’area e legato alla tribù dei Wershafana. La milizia, chiamata Jaish al-Qabail (Esercito delle Tribù, formato da membri dei wershafana e da ex miliziani gheddafiani), è legata al Parlamento di Tobruk e combatte insieme alle milizie della città di Zintan contro le forze militari di Alba Libica (Fajr al Libi), schierate invece con il parlamento di Tripoli. Al momento, però, questa è soltanto una delle ipotesi tra le tante al vaglio degli inquirenti. 
LE AREE
La tribù dei Wershafana opera principalmente in un’area che va dalla capitale verso ovest, a Janzour (lambendo Zawiah), e verso sud fino alla città di Azizia, situata a circa cinquantacinque chilometri da Tripoli. La milizia di Jaish al-Qabail invece si muove in una zona più vasta nell’entroterra che va in parallelo fino alla zona di Abu Kammash, vicino al confine con la Tunisia, comprendendo le città di Riqdalin e Jumayl, bastioni rimaste fedeli al colonnello Gheddafi fino alla sua morte nell’ottobre del 2011. Il gruppo è responsabile di numerosi rapimenti a scopo estorsivo (si parla di almeno duecento persone sequestrate dal 2011 ad oggi senza contare gli scomparsi), l’ultimo dei quali si è concluso proprio domenica scorsa con il rilascio di un ostaggio, Zeyad al-Mastouri, mentre altre due persone che erano state prelevate insieme ad al-Mastouri sarebbero state invece torturate e uccise. 
Non è chiaro dove esattamente siano stati prelevati gli italiani, ma dalle informazioni arrivate i quattro sarebbero entrati per contro proprio dal confine tunisino, una strada assolutamente da non percorrere da soli e soprattutto la notte. 
L’ALLARME
Nella zona operano, infatti, anche gruppi di contrabbandieri e elementi legati a gruppi jihadisti. In Libia, nonostante i moniti della Farnesina, si muovono decine di italiani, come i tecnici della Bonatti, e decine di altre figure professionali, faccendieri inclusi, che, nonostante tutto, continuano a lavorare nel Paese africano, seppur tra mille difficoltà. La maggior parte di loro lavora nel settore petrolifero e nelle costruzioni. In questo gioco di milizie ed allenze tribali, l’Eni è sempre riuscita a barcamenarsi senza particolari problemi produttivi e di sicurezza (fattori che hanno invece toccato pesantemente diverse multinazionali petrolifere presenti nel Paese, alcune delle quali costrette alla chiusura o ad allontanare tutto il personale non locale). Un caos di gruppi e alleanze trasversali in mezzo al quale è veramente molto difficile muoversi. 
LA SCOPERTA
La recente scoperta di un enorme giacimento di gas naturale poco al largo della costa di Bahr Essalam (con un potenziale di produzione di oltre 1,5 milioni di metri cubi al giorno), poco distante da Mellitah, potrebbe anche aver rotto qualche equilibrio. 
Nel sud intanto, nella città oasi di Sebha, sono ripresi gli scontri tra toubu e tuareg, scontri che hanno causato almeno venticinque morti e decine di feriti. Almeno quattromila persone sono in fuga dalla città. Giovedì scorso era stato siglato un accordo per un cessate il fuoco di una settimana tra le tribù, accordo che però è durato solo fino a ieri, quando sono ripresi improvvisamente i combattimenti. Oussama el Wafi, portavoce dell’ospedale di Sabha, ha lanciato un appello agli abitanti per proteggere la struttura mentre sono ricomparsi i blocchi stradali e si combatte soprattutto nel distretto di Hai Tayori. La situazione, quindi, non sembnra destinata a migliorare in tempi brevi.
I RAPIMENTI
Nella provincia di Sirte invece sarebbero stati rapiti tre cristiani copti: si tratterebbe di un egiziano, un nigeriano ed un ghanese. La notizia è stata confermata anche dal portavoce dell’esercito libico, Mohamed al Hegazy. Ucciso e crocifisso nella cittadina sotto il controllo dello stato islamico anche un ragazzo, Ahmed Zmeitah. Era l’amministratore della pagina Facebook della Brigata 166 di Misurata.