Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 21 Martedì calendario

Mellitah, il polmone energetico del Maghreb. L’impianto che fornisce gas a Libia e Italia è una mini-città viene protetta da personale libico scelto dalla National Oil Company. Ma l’Eni ha ritirato il personale italiano a seguito della mancanza di condizioni minime di sicurezza

L’impianto di Mellitah somma la più importante azienda energetica libica e il punto di partenza del gasdotto «Greenstream» che attraversa il Mediterraneo portando a Gela, in Sicilia, fino ad un massimo di 11 miliardi di metri cubi di gas naturale annuo, decisi per andare incontro al fabbisogno nazionale.
Polmone energetico
Si tratta di un polmone energetico del Maghreb di importanza strategica per l’Italia come anche per il mercato interno libico. Operativa dal 2004, si basa sull’accordo fra Eni North Africa e National Oil Corporation – la compagnia libica – che prevede la creazione della «Mellitah Oil & Gas» per la produzione quotidiana dell’equivalente di 600 mila barili di greggio, gas naturale e gas condensato – propano, butano e nafta – oltre a 450 tonnellate di solfuro.
La guerra civile
Si tratta di quantità che, a causa della guerra civile iniziata nel 2011 con il rovesciamento del regime di Gheddafi, sono drasticamente diminuite soprattutto per quanto riguarda il greggio. La «Mellitah Oil & Gas» gestisce anche diversi campi off-shore, tre piattaforme e una cisterna galleggiante oltre ai 516 km di gasdotto sottomarino che collegano il complesso industriale sulle coste libiche con la Sicilia e dunque la rete di distribuzione europea. Un progetto costato 6,6 miliardi di dollari e realizzato da Agip e Noc. Come la stessa «Mellitah Oil & Gas» spiega, nella sua presentazione online, i prodotti energetici «coprono in gran parte il consumo locale di gas naturale che alimenta le centrali elettriche»: senza questo impianto non si accenderebbero gran parte delle lampadine libiche. 
Il gas che attraverso «Greenstream» arriva in Italia proviene dai giacimenti di Wafa, a Sud di Ghadames, e dalla piattaforma di Sabrata nel Mediterraneo. L’impianto a terra include strutture logistiche per le comunicazioni, i macchinari pesanti, il deposito di container, gli alloggi del personale e le operazioni doganali. 
Rischi troppo alti
Si tratta di una mini-città da dove l’Eni ha ritirato il personale italiano a seguito della mancanza di condizioni minime di sicurezza e ora viene protetta da personale libico scelto dalla National Oil Company. Proprio la Noc ha continuato negli ultimi mesi ad assegnare contratti per la gestione degli impianti, come nel caso della commessa da 330 milioni di dollari a «OneSubsea» per i lavori al campo di Bajr Essalam. Anche i quattro tecnici italiani rapiti lavoravano per un’azienda, la Bonatti, che aveva vinto un contratto da Noc.