la Repubblica, 21 luglio 2015
Fiorucci, è morto l’uomo capace di creazioni visionarie. Era un provocatore, sapeva giocare con la sensualità e il colore, dai jeans stretch che esaltavano i glutei alle t-shirt in difesa del pianeta
«La moda? Non esiste. Sono le tendenze che contano e quelle le detta la gente nelle strade». Ironico e gentilmente provocatorio fino alla fine. Elio Fiorucci se n’è andato a 80 anni, colto da un improvviso malore nella sua casa a ridosso del centro. «Milano ha perso un grande creativo, con lui ho condiviso pensieri e progetti» ha ricordato il sindaco Pisapia che di Fiorucci era amico.
Aveva 80 anni ma non li dimo-strava, stava bene, aveva mille progetti in testa, vulcaninco come sempre. Super creativo e visionario, in 40 anni di carriera è passato alla storia come l’uomo che ha dato vita al “fioruccismo”, uno stile che ha incarnato lo spirito ribelle dei giovani, la loro voglia di libertà e di sensualità. Come logo aveva scelto l’immagine di due putti vittoriani, era un fan del “Piccolo principe” di Saint Exupery e teorizzava che la vita «è mettere amore nelle cose che fai».
La sua straordinaria carriera inizia nel ‘67 quando apre il suo primo negozio a Milano, vicino a piazza San Babila, diventato poi luogo di culto. Con Celentano che arriva all’inaugurazione su una Cadillac rosa. Due anni prima Fiorucci, figlio di un commerciante di pantofole, aveva fatto un viaggio a Londra attratto dall’energia della città, da Carnaby Street, dal negozio di Biba. E così, nel cuore di una Milano grigia che il movimento degli studenti voleva rivoluzionare, Elio crea un negozio dove si respira la voglia di creatività e di innovazione, con i primi jeans stretch che esaltano i glutei delle ragazze, le minigonne, gli abiti con le stampe a fiori, gli hot pants, le sue memorabili t-shirt che vanno a ruba.
Ma Fiorucci pensa in grande e già nel ‘76 è a New York, sulla 59esima strada dove inaugura un altro luogo di culto, lavorando insieme agli architetti Andrea Branzi, Ettore Sottsass e Franco Marabelli. Andy Warhol aveva grande ammirazione per lui: quest’italiano così avanti e con antenne così potenti capaci di intercettare i fenomeni più innovativi e curiosi legati al mondo dell’arte, della moda, del design ma anche della musica. Un interprete dello street style. È stato lui uno dei primi a scoprire Madonna, allora un’esordiente poco nota, che arruola per l’inaugurazione, nel ‘77, dello Studio ‘54 a New York. Fiorucci ha l’occhio lungo ed è tra i primi a capire l’importanza dei graffiti come arte di strada. Nell’84 porta a Milano Keith Haring, che dipinge l’intero negozio con i suoi omini. Molto lo accusarono di portare”gli imbrattatori nel centro di Milano” ricorda il giornalista Gianluca Lo Vetro che curò la mostra sui 40 anni di moda di Fiorucci “I sensi della libertà” all’Arengario, con le immagini icona di questo geniale creativo: dalla foto scandalo di quel sedere di donna vestito solo da un paio di manette di peluche rosa, ai ritratti delle pin-up in pose seduttive e magliette attillate, passando per tutti gli oggetti ironici e divertenti presi in giro per il mondo. E lanciati con campagne pubblicitarie fatte in collaborazione con grandi della fotografia come Oliviero Toscani, suo grande amico. Dopo i successi degli anni Ottanta, Fiorucci vende il suo marchio ai giapponesi della Edwin, con i quali collabora fino al 2001. Inarrestabile, ha creato la sua linea”Love therapy”, per Expo ha firmato con Ovs le magliette in difesa dell’ambiente.
In testa aveva ancora tanti progetti, che l’improvviso malore ha spazzato via in un soffio.