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 2015  luglio 21 Martedì calendario

«Renzi è come Berlusconi». Parola di Bersani: «È sacrosanto ridurre il carico fiscale ma c’è modo e modo». Secondo l’ex leader non bisogna partire dalla casa ma dal lavoro: «Non si vorrà certo tirare la volata al modo della destra». Anche Speranza è d’accordo con lui. Per aiutare ancora la lotta alla disoccupazione «hanno funzionato gli sgravi fiscali sulle assunzioni molto più del Jobs Act». Le abitazioni semmai vanno tassate in altro modo: «Chi abita in un attico in centro deve dare qualcosa in più. Chi abita in periferia o in un piccolo comune è giusto che non dia niente». Nel frattempo però Renzi si prepara il terreno rimescolando la minoranza dem e promuovendo i rappresentanti della sinistra che hanno votato la fiducia sull’Italicum

Non partire dalla casa, ma dal lavoro, dagli investimenti e dalla lotta all’evasione fiscale. Pier Luigi Bersani sintetizza così la posizione della sinistra del Pd dopo l’annuncio di Renzi sulle tasse: «È sacrosanto ridurre il carico fiscale ma c’è modo e modo e bisogna finalmente discuterne sul serio. Non si vorrà certo tirare la volata al modo della destra». Dunque, non seguire Berlusconi, non cominciare dall’Imu e se all’ex segretario si ricorda che anche il suo amico Enrico Letta era intervenuto cancellando l’imposta sulla prima abitazione, Bersani risponde: «Ma aveva messo la Tasi». Sono le premesse di un confronto sul fisco che per il momento chiudono la porta a un patto più grande sulle riforme.
La minoranza del Pd da il là a una nuova polemica con il premier anche se è convinta di poter arrivare a una soluzione più facilmente rispetto ad altri temi. Ma se la base del patto per le riforme è il discorso di Renzi all’assemblea di Milano, il rischio è che non si cominci nemmeno a trattare. «Così, anzi, sono destinate a saltare», avvertono. Bersani rimanda alle parole di Vincenzo Visco a Repubblica dove si dice che l’abolizione dell’Imu è «ingiusta e inaccettabile». Parole forti, un muro davanti all’accordo interno. Ma può nascere una corrente delle tasse dentro il Pd? Quanto seguito avrebbe? «Sono il primo a pensare che si debba cancellare l’immagine un po’ vampiresca legata alla sinistra», spiega Roberto Speranza. Ma non con la ricetta renziana, non facendo finta di niente sull’evasione fiscale. «Perché è chiaro che Renzi evita di nominarla proprio per non alimentare la fama, ingiusta, di Pd partito delle tasse», dice l’ex capogruppo.
C’è allora un problema casa nella giungla fiscale italiana, questo sì, ed è un punto condiviso dalla sinistra interna. Eppure non deve stare al primo posto della scaletta di riduzione delle imposte da qui al 2018. La formula bersaniana è molto diversa. «La casa non viene prima di altre misure. Viene dopo». Si deve perciò partire «dal lavoro e dagli investimenti sul lavoro», dice Speranza. Per aiutare ancora la lotta alla disoccupazione. «Hanno funzionato gli sgravi fiscali sulle assunzioni molto più del Jobs Act – sottolinea l’ex capogruppo – ma devono ancora essere confermati per il 2016. Cominciamo da lì e tutte le risorse che siamo in grado di trovare vanno messe su quella posta». Le abitazioni semmai vanno tassate in maniera progressiva. Un’abolizione tout court dell’imposta per la prima casa non va bene. «Chi abita in un attico in centro deve dare qualcosa in più. Chi abita in periferia o in un piccolo comune è giusto che non dia niente». È anche il modo per distinguersi dai tagli generalizzati del governo Berlusconi e per marcare una differenza tra destra e sinistra. L’annacquamento identitario del Pd in fondo è sempre una questione aper- ta dentro al partito. Questo intende Bersani quando mette in guardia dal pericolo di copiare il Cavaliere. È già successo in passato: con la legge elettorale, con il Jobs Act, con la scuola. Infine la lotta all’evasione fiscale non può essere un tabù per il Pd e rappresenta un altro segno distintivo con il mondo berlusconiano. «Non si può tacere di fronte alle cifre italiane – spiega Speranza —. Parliamo del 9 per cento del Pil, di 120 miliardi di euro sottratti alla maggioranza dei cittadini onesti. Sono numeri che non vanno nascosti, nemmeno per un motivo di immagine».
La partita comunque è aperta. Rimandata a settembre, ma promette uno scontro se è vero che in autunno la riforma fiscale si collegherà alle votazioni sulla legge costituzionale al Senato. Lorenzo Guerini replica alle critiche: «Siete ossessionati da Berlusconi». Ma Renzi lavora sulla minoranza già ora con il rimescolamento di luglio che coinvolge il governo e le presidenze delle commissioni parlamentari. Verranno “promossi” i rappresentanti della sinistra che hanno votato la fiducia al governo sull’Italicum, e che fanno parte della componente di Maurizio Martina. Lo sbarco di Amendola (Esteri) e Damiano (Sviluppo) è praticamente cosa fatta. Verrà confermato alla commissione Attività produttive Epifani, che rappresenta l’ala dialogante della sinistra e non ha mai interrotto i rapporti con i renziani doc come Luca Lotti. Insomma, il premier prepara il terreno.