Corriere della Sera, 21 luglio 2015
Profughi, l’accordo si è fermato a 32.256. Ne mancano all’appello 7.744. Per ora c’è un problema non risolto di solidarietà tra gli Stati Ue. Il piano della Commissione era un tentativo di venire incontro alla situazione di emergenza che stanno vivendo Italia e Grecia. Varsavia si è offerta di accogliere 1.100 richiedenti asilo contro i 2.659 richiesti, Madrid 1.300 contro 4.288, l’Austria non è disposta ad accogliere nessun profugo da Italia e Grecia, mentre ne prenderà 1.900 dai campi extra Ue. L’Ungheria invece zero
Non sono state superate le difficoltà tra gli Stati dell’Unione Europea emerse nelle scorse settimane per trovare un’intesa sul ricollocamento in due anni da Italia e Grecia negli altri Paesi Ue di 40 mila migranti richiedenti protezione internazionale: l’accordo si è fermato a 32.256, mancano all’appello 7.744 persone. La cifra per il primo anno è stata raggiunta, ma non quella complessiva.
Mentre gli Stati Ue hanno mostrato maggiore apertura verso la ridistribuzione, sempre in due anni, dei migranti provenienti dai campi profughi extra-Ue: sono disposti ad accoglierne 22.504, quando il limite fissato dalla Commissione Ue nel Piano immigrazione era di 20 mila.
«Sono deluso che non si sia arrivati all’accordo», ha commentato il commissario all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos, «ma è stato fatto uno storico passo avanti nelle politiche europee» sull’immigrazione. Entro fine anno la Commissione ha intenzione di proporre un meccanismo con chiavi fisse di ripartizione.
Per ora c’è un problema non risolto di solidarietà tra gli Stati Ue. Il piano della Commissione era un tentativo di venire incontro alla situazione di emergenza che stanno vivendo Italia e Grecia. Però «basare la solidarietà europea sulla volontarietà ha chiaramente mostrato i suoi limiti», ha constatato al termine del Consiglio Affari interni Jean Asselborn, il ministro lussemburghese degli Esteri e dell’Immigrazione e presidente di turno della riunione dei ministri degli Interni dei Ventotto. Asselborn ha anche annunciato che «le prime redistribuzioni cominceranno a ottobre» e che tra fine novembre e dicembre vi sarà una nuova riunione con l’obiettivo di raggiungere il tetto fissato anche per il secondo anno.
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano lo definisce «un primo passo» di un’intesa che «copre il primo anno di un piano biennale». Ma durante la discussione a porte chiuse, dai toni piuttosto sostenuti racconta una fonte vicina al dossier, Alfano ha ricordato agli altri ministri che «solidarietà e responsabilità devono viaggiare assieme». L’accordo prevede infatti un maggiore impegno italiano sul fronte dell’identificazione dei migranti in arrivo, per poter stabilire quanti fra loro hanno diritto alla protezione internazionale. Alfano ha spiegato che «noi dovremo mettere in campo misure organizzative che sono la parte di adempimento dell’Italia e procederemo con la stessa progressione con cui procederà la fase di completamento del numero che deve portarci a 40 mila». Da Bruxelles ha anche annunciato «la sostituzione del prefetto di Treviso».
L’immigrazione è un tema delicato e «ogni Paese ha la propria sensibilità nazionale, in alcuni Paesi ci sono le elezioni, ma una volta passate le urne, le chance di trovare delle soluzioni saranno più palpabili», ha spiegato Asselborn. Il riferimento è a Polonia e Spagna che voteranno in autunno. Varsavia si è offerta di accogliere 1.100 richiedenti asilo contro i 2.659 proposti dalla Commissione, Madrid 1.300 contro 4.288.
Ma anche altri Stati si sono tirati indietro: l’Austria non è disposta ad accogliere nessun profugo da Italia e Grecia, mentre ne prenderà 1.900 dai campi extra Ue. L’Ungheria invece zero. La giustificazione è che sono due Paesi sottoposti a una forte pressione migratoria dalla rotta dei Balcani. Francia e Germania hanno confermato lo sforzo, rispettivamente pari a 10.500 e 6.752 migranti. Mentre Gran Bretagna e Danimarca hanno esercitato la loro opzione a non partecipare, a differenza dell’Irlanda che invece accoglierà 600 persone.