Il Sole 24 Ore, 20 luglio 2015
Iran, aspettando il blocco delle sanzioni ecco cosa si può esportare a Teheran. Il vademecum per gli Iran-entusiasti, che siano arredatori, stilisti, costruttori
«Il mio primo viaggio in Iran risale a qualche mese fa. Ad agosto farò il terzo, e se tutta andrà bene l’anno prossimo aprirò uno showroom a Teheran». L’anno prossimo: in perfetta coincidenza con la fine delle sanzioni economiche al Paese. Franco Bandelli è un Iran-entusiasta ante litteram. Con la sua Gildo Profilati rifornisce il comparto dell’arredamento ormai da anni, anche durante le sanzioni. «L’ho fatto tramite una società iraniana locata in Germania», racconta. Costo della triangolazione? «Un 20-30% in più, fra tasse tedesche e commissioni», spiega.
Tutto legale, beninteso. Perché la notizia è questa: dopo lo storico accordo della settimana scorsa, ci vorranno tra i sei mesi e un anno prima che la rimozione delle sanzioni sia completa, ma gli affari con l’Iran si sono sempre potuti fare. Bastano solo un paio di accortezze, una sui pagamenti e l’altra sulla classificazione delle merci vendute. E poiché il modo di fare affari c’è già oggi, è bene sfruttarlo subito, proprio nei prossimi 6-12 mesi, in modo da trovarsi già a Teheran quando le sanzioni toglieranno definitivamente il disturbo. Esattamente come ha in mente di fare la Gildo Profilati.
Luca Miraglia, managing director di Quarkup group, negli ultimi 12 mesi ha portato a Teheran un centinaio di aziende italiane e da alcuni anni collabora con Promos per le attività relative all’Iran. «Il primo punto – spiega – riguarda la tipologia dei prodotti esportabili: il Regolamento Ue 267 del 2012 (e successive modifiche) dice che non si esportano in Iran prodotti che possono essere utilizzati in uno dei settori oggetto di sanzioni, come il comparto petrolifero». Una valvola per un acquedotto, per esempio, può anche essere usata per un oleodotto, quindi potrebbe non andare bene. «L’imprenditore che esporta – prosegue Miraglia – si deve assumere la responsabilità dell’errore, attraverso una dichiarazione che attesti che il prodotto non è passibile di dual use». Il problema però è che si rischiano conseguenze penali, se l’acquirente poi fa un uso “diverso” del prodotto: anche fino a sette anni di carcere.
Ecco perché è importante la giusta analisi del prodotto da esportare: il solo codice doganale Taric non basta, occorre essere inattaccabili. Lo sa bene Luca Scapin, direttore commerciale della Combi Arialdo, che produce accessori per cancelli e da anni vende pezzi all’Iran passando da un distributore di Dubai: «Mi raccontavano che molti prodotti in alluminio non passavano la dogana, a Teheran. Per fortuna i nostri sono sempre passati». La terminologia è tutto.
Il secondo nodo quando si commercia con l’Iran è la questione dei pagamenti: «Le banche iraniane – spiega ancora Miraglia – non sono ancora autorizzate ad aprire un conto corrente in Europa». Come si fa? «Tipicamente – prosegue Miraglia – si ricorre a una transazione mediata: l’acquirente iraniano paga attraverso una sarafi, cioè una casa di cambio locale, che a sua volta si avvale di società a Dubai, ma anche in Turchia o in Germania. Se però uno degli attori coinvolti nella transazione risulta inserito nella black list finanziaria, di nuovo si può incappare in un reato». Molti settori non rientrano nel regime sanzionatorio, ma tutte le operazioni necessitano di una specifica procedura di verifica finanziaria. Per questo è importante rivolgersi al tramite giusto. «In Italia – conclude Miraglia – ci sono alcune banche che lavorano con l’Iran, come Popolare di Sondrio, Monte dei Paschi o Popolare di Vicenza».
Ciò detto, è bene muoversi. Lo sostiene da tempo Promos, l’azienda speciale per l’internazionalizzazione della Camera di Commercio di Milano: «Con il Progetto Iran – ricorda il suo direttore, Pier Andrea Chevallard – lo scorso giugno abbiamo portato una trentina di imprese del settore edilizia alla fiera Project Iran. Da settembre inoltre, per sei mesi, a Teheran allestiremo un “Temporary showroom Made in Italy” con la presenza di una decina di imprese di segmento alto. Lo showroom sarà situato in una delle principali arterie della città: qui verranno creati degli ambienti ad hoc, studiati da architetti italiani, in cui il prodotto avrà il corretto posizionamento in un concept che esprima quell’idea di Made in Italy apprezzata in tutto il mondo». Infine, dal 4 all’8 ottobre, Promos organizza una missione imprenditoriale a Teheran dedicata alle imprese dell’edilizia e delle costruzioni.