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 2015  luglio 20 Lunedì calendario

Il commissariamento greco e quello della Turchia ottomana, quando per un lungo periodo Istanbul cercò di supplire con denaro preso a prestito da banche e governi stranieri. Ma i nuovi prestiti servivano soltanto a pagare i vecchi debiti e gli interessi sulle cartelle nelle mani dei creditori. Così nel 1881 il governo dovette accettare una Amministrazione del debito pubblico ottomano. Il cda della nuova agenzia sarebbe stato composto da delegati della Francia, della Germania, della Gran Bretagna, dell’Italia e dei Paesi Bassi

   Nella gestione della crisi greca, i partner europei hanno deciso di creare un fondo in cui parcheggiare le società greche da gestire in vista di una loro privatizzazione. Il tentativo è doppio. Da un lato, questo fondo deve essere una garanzia per i creditori. Dall’altro, c’è il desiderio di assicurare che il denaro ricavato dalle vendite venga usato per ridurre il debito pubblico. Per molti versi, mi sembra un commissariamento, giusto o sbagliato che sia. Vi sono confronti storici, ai suoi occhi?
Piero Heinze
Bruxelles (Belgio)

Caro Heinze,
Forse il caso più clamoroso di «commissariamento» fu quello della Turchia nella seconda metà dell’Ottocento. Il continuo declino dell’Impero Ottomano, già iniziato nel secolo precedente, aveva avuto pesanti ricadute finanziarie. Il gettito fiscale era andato progressivamente diminuendo e le spese militari per la guerra di Crimea (1853-1856) dettero un colpo mortale al bilancio dello Stato. Per un lungo periodo il governo turco cercò di supplire con denaro preso a prestito da banche e governi stranieri. Ma i nuovi prestiti servivano soltanto a pagare i vecchi debiti e gli interessi sulle cartelle nelle mani dei creditori.
Una delle prime iniziative delle potenze occidentali fu quella di convincere il governo turco a creare una banca centrale dell’Impero ottomano che era di fatto amministrata da Londra e Parigi. Ma i debiti aumentavano e lo spauracchio dell’insolvenza era ormai dietro l’angolo. Fu questa la ragione per cui nel 1881 il governo di Istanbul dovette accettare una Amministrazione del debito pubblico ottomano che avrebbe avuto il diritto di fare prelievi, per i creditori, sul gettito fiscale dello Stato turco. Il consiglio d’amministrazione della nuova agenzia sarebbe stato composto da delegati della Francia, della Germania, della Gran Bretagna, dell’Italia e dei Paesi Bassi. Il primo delegato dell’Italia fu Alberto Theodoli, banchiere e parlamentare; il secondo fu Bernardino Nogara, rappresentante a Istanbul della Commerciale d’Oriente (una società della Banca Commerciale Italiana) e futuro «ministro delle Finanze» della Santa Sede.
Questo commissariamento non impedì allo Stato Turco di contrarre altri debiti. In un libro pubblicato nel 1918 ( Secrets of the Bosphorus ), Henry Morgenthau, ambasciatore degli Stati Uniti in Turchia dal 1913 al 1916, ricorda una conversazione del dicembre 1913 con il ministro turco del Commercio e dell’Agricoltura, ansioso di sapere se vi fossero finanzieri americani disposti a sobbarcarsi il compito di riorganizzare radicalmente le finanze turche. Le reazioni degli ambienti finanziari americani furono generalmente negative, ma esisteva un ricco ed eccentrico signore, C. K. G. Billings, che era disposto a fare un viaggio a Costantinopoli con il suo yacht per uno scambio di vedute. La notizia del suo arrivo destò interesse e attese, ma il Gran Visir, qualche giorno dopo, disse a Morgenthau che la trattativa in corso con la Francia per la concessione di un prestito, nel frattempo, era andata in porto. È probabile che il governo turco si sia servito di Billings per fare pressione sui francesi. I buoni rapporti con la Francia, tuttavia, ebbero una vita breve. Poco tempo dopo, nel novembre 1914, la Turchia sarebbe entrata in guerra a fianco della Germania contro la Francia e la Gran Bretagna.