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 2015  luglio 17 Venerdì calendario

La battaglia per la legalizzazione della cannabis, come tutte le battaglie antiproibizioniste, è una cosa seria e importante. Bisognerebbe però che il lungo e meritorio lavoro dei legalizzatori non fosse appesantito, nel suo tratto finale e forse risolutivo, dai gruppi di fresconi che nelle manifestazioni pubbliche sventolano cannoni da un chilo, con lo stesso giubilo beota dell’ubriacone che inalbera il fiasco o la bottiglia cantando “me piase il vin”

La battaglia per la legalizzazione della cannabis, come tutte le battaglie antiproibizioniste, è una cosa seria e importante, fondata sull’alleanza virtuosa tra libertà e responsabilità. Credo di avere firmato il primo appello antiproibizionista una trentina di anni fa, e ancora non ho cambiato idea. Bisognerebbe però che il lungo e meritorio lavoro dei legalizzatori non fosse appesantito, nel suo tratto finale e forse risolutivo, dai gruppi di fresconi che nelle manifestazioni pubbliche sventolano cannoni da un chilo, con lo stesso giubilo beota dell’ubriacone che inalbera il fiasco o la bottiglia cantando “me piase il vin”. Non potrebbe esserci, per un alimento nobile e colto come il vino, pubblicità peggiore del culto della sbornia; allo stessissimo modo il fricchettone con lo sguardo lucido che inneggia all’imbambolamento da cannabis fa venire in mente le peggiori cose a proposito di sostanze che, se usate con sobrietà, direi con gentilezza, fanno parte legittima dei nostri vizi più soavi e della gioia di vivere; se usate con stolta dismisura danneggiano la salute e (dettaglio non trascurabile) rendono ridicola e poco dignitosa l’utenza. Tra l’uso e l’abuso la differenza è immensa. Dite per favore ai cannonieri più spiritati che ogni volta che aprono bocca (in genere ridendo senza motivo) fanno un favore a Salvini e Giovanardi.