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 2015  luglio 17 Venerdì calendario

Ma Crocetta passa al contrattacco: «Volevano farmi fuori, sono pulito. Sono troppo scosso, per questo ho deciso di autosospendermi. È evidente che puntavano a eliminarmi. Ora non mi interessano i giochi della politica, tanti vogliono le mie dimissioni ma io non sono attaccato alla poltrona»

«Non c’è dubbio. C’è stata un’azione di dossieraggio contro di me. Mi hanno distrutto, ucciso, perché è questo che volevano: farmi fuori, eliminarmi. Ci stavano riuscendo, ma tutto sta diventato chiaro e lo diventerà ancora di più. Palermo è un tritacarne, lo sapevo e ne ho la conferma». Il governatore Rosario Crocetta è scosso e provato dopo quella che definisce «la giornata più difficile» della sua vita. Una giornata iniziata con le anticipazioni de L’Espresso su una intercettazione con il suo medico Tutino che apostrofa in maniera pesante l’ex assessore Lucia Borsellino e il padre, il magistrato Paolo Borsellino ucciso dalla mafia. In mattinata doveva prendere il primo aereo per Roma in vista di un incontro a Palazzo Chigi sul bilancio della Regione. Ma poi appena letto dell’intercettazione ha deciso di rimanere nella sua casa di Tusa e, nel pomeriggio, di andare a Catania dal suo avvocato e fedelissimo Antonio Fiumefreddo.
Presidente, lei ricorda di aver sentito questa frase di Tutino? Cosa ha risposto? Davvero è stato in silenzio?
«Io non ho mai sentito questa frase di Tutino. Non ricordo assolutamente nulla del genere. Forse in quel momento non prendeva bene il telefono, ma io no so di cosa si stia parlando. Non escluso che lui l’abbia detta, aveva un rapporto molto conflittuale con la Borsellino, ma di questa storia io non so nulla. Se avessi sentito quella frase non so... avrei provato a raggiungere Tutino per massacrarlo di botte, forse avrei chiamato subito i magistrati. Non so, sono sconvolto. Provo un orrore profondo. Spero che la Procura accerti i fatti».
Ha chiamato Lucia Borsellino in queste ore? Le ha detto qualcosa?
«No, ma perché la devo chiamare? Io l’ho sempre difesa quando è stata al mio fianco in giunta e sempre la difenderò. Tutino era il mio medico ed un mio amico, se ha sbagliato pagherà. Ma io non c’entro nulla».
Dal Partito democratico però in tanti subito hanno chiesto le sue dimissioni appena letto dell’anticipazione de L’Espresso. In primis il sottosegretario Davide Faraone che ha chiesto di andare subito al voto.
«In questo momento non mi interessano i giochetti della politica, qui è in ballo la mia onorabilità. Ed è questa che voglio difendere. Per questo ho de- ciso di auto sospendermi dalla presidenza della Regione e di affidare la vicepresidenza all’assessore Pd Baldo Gucciardi. Sono distrutto, non riesco a gestire la sofferenza che provo e per questo non posso lavorare in queste ore per la Sicilia come governatore. Non posso andare a Palazzo d’Orleans. Un dolore profondo mi sta dilaniando (singhiozza al telefono). Ho pensato a scelte clamorose per la mia vita, non si può capire quello che ho passato. Per favore non registri con audio questa conversazione, la prego».
Ma dopo tutto questo caos, cosa farà?
«Non lo so, ho bisogno di riflettere, sono troppo scosso. Voglio andare alla Madonna del Carmelo, oggi (ieri, ndr) è il suo giorno. Voglio portarle un mazzo di fiori e pregare per ringraziarla. Alla fine di questa giornata posso dire che nessuno può intaccare la mia persona, la mia lotta alla mafia, la mia purezza. Da oggi non si parlerà più di metodo Boffo, ma di metodo Crocetta. Quello che mi è stato fatto è inaudito. Io non ho mai sentito Tutino dirmi quelle frasi, ma so chi da mesi mette in giro certe voci e perché».
Ritirerà quindi la sospensione? Tornerà subito alla guida del governo regionale?
«Lasciatemi in pace ancora per un po’, lo ripeto, ho bisogno di riflettere. Quello che dico è che tutti devono stare più attenti in certi giudizi e nel dare seguito a certe voci. In tanti vogliono le mie dimissioni, io so quello che ho fatto in questi anni, gli interessi che ho toccato, gli affari che ho interrotto. Ma non sono uno attaccato alla poltrona, non sono come Cuffaro che da indagato è rimasto in carica. Non intendo mettere la Sicilia nella condizione di subire attacchi, non faccio pagare prezzi al popolo siciliano. Nelle prossime ore prenderò una decisione definitiva. Di questa vicenda sono solo una vittima, ma quello che voglio però dire ai siciliani è che sono una persona onesta che della lotta alla mafia ha fatto una ragione di vita. Nessuno può capire il mio dolore proprio per questo. Lasciatemi stare in pace. La verità verrà a galla».