la Repubblica, 17 luglio 2015
«Quella lì va fermata, fatta fuori come il padre». Il giallo della frase choc contro Lucia Borsellino nella telefonata tra il medico Tutino e Rosario Crocetta. La procura smentisce l’intercettazione, ma l’Espresso, che l’ha resa nota, conferma. Intanto il presidente della Sicilia si è autosospeso
«Quella lì va fermata, fatta fuori come il padre». Una frase da brividi, perché «quella lì» è Lucia Borsellino è il padre è Paolo, il magistrato ucciso da Cosa nostra. Una frase da brividi, perché a pronunciarla – secondo quanto rivela L’Espresso – non è un boss ma Matteo Tutino, chirurgo plastico agli arresti per aver utilizzato strutture pubbliche per interventi estetici. E soprattutto perché ad ascoltarla, all’altro capo del telefono, è l’amico Rosario Crocetta, governatore siciliano con il vessillo antimafia. Che non dice una parola. La pubblicazione della conversazione intercettata, in un diluvio di polemiche, spinge Crocetta ad autosospendersi. E se non arrivano le dimissioni è perché, nel pomeriggio, il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi fa sapere che agli atti del suo ufficio una conversazione di quel tenore non c’è. E non sarebbe neppure tra quelle registrate dai carabinieri del Nas. L’Espresso conferma quanto pubblicato e dice che il brano intercettato risale al 2013 «ed è contenuto nei fascicoli secretati di uno dei tre filoni d’indagine in corso sull’ospedale Villa Sofia di Palermo».
La questione infiamma la già rovente estate politica siciliana. Lucia Borsellino si era dimessa da assessore regionale quindici giorni fa, proprio all’indomani dell’arresto di Tutino, rimproverando a Crocetta «un abbassamento della tensione morale». Era a conoscenza già allora, la Borsellino, di alcuni giudizi molto pesanti che il dottor Tutino, persona molto vicina al presidente, aveva espresso nei suoi riguardi. «Sono intimamente offesa, provo vergogna per loro», sibila ora la figlia del giudice mettendo insieme Tutino e Crocetta. E prima di essere raggiunta dalle telefonate di solidarietà delle più alte cariche istituzionali: Mattarella, Renzi, Grasso, Boldrini.
Crocetta prova a difendersi: «Io quella frase non la ricordo, forse ero in viaggio, in una zona d’ombra». Ma i vertici del Pd, con i quali già da tempo il governatore siciliano è in pessimi rapporti, lo scaricano presto. «Le parole ma anche i silenzi che emergono dalle intercettazioni sono gravi, inaccettabili e provocano ribrezzo», dice il vicesegretario dem Lorenzo Guerini, parlando di «responsabilità politica» di Crocetta: «Chiarisca – aggiunge anche se il tutto appare purtroppo abbastanza chiaro». Di lì a poco anche il sottosegretario Davide Faraone “licenzia” il presidente con un tweet: «Ora nuove elezioni». I minuti, le ore scorrono al ritmo delle condanne politiche senza appello per Crocetta. Che, a ora di pranzo, non può che autosospendersi fra le lacrime, e affidare al neo assessore alla Salute Baldo Gucciardi (proprio il successore della Borsellino) la reggenza della giunta. Il Pd siciliano programma un paio di riunioni che dovrebbero decretare, nei fatti, la fine dell’esperienza Crocetta e l’avvio di una fase pre-elettorale con voto a ottobre.
Ma nel pomeriggio lo scenario cambia. Il legale di Tutino, Daniele Livreri, dice che il suo assistito «ha giurato di non avere mai pronunciato quella frase». Poi la precisazione del procuratore Lo Voi, seguita dalla conferma de L’Espresso, tinge l’intera vicenda di giallo. Il Pd siciliano sospende le sue decisioni, Crocetta parla di «dossieraggio» nei suoi confronti e piange, piange ancora. «È scosso, provato», commenta Fausto Raciti, il segretario regionale del Pd che in serata fa sapere che «l’autosospensione del governatore non è rientrata», sebbene quest’atto non sia neppure previsto nello Statuto siciliano. Come finirà? «Prima di mandare via Crocetta cerchiamo di capire», ammonisce in serata Pier Luigi Bersani. Se ne saprà di più nelle prossime ore, che poi saranno quelle della vigilia del ventitreesimo anniversario della strage di via d’Amelio. Lucia Borsellino, in polemica con «l’antimafia di facciata», non ci sarà. Ma a questo punto è probabile che un’altra sedia rimarrà vuota: proprio quella del governatore Crocetta.