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 2015  luglio 16 Giovedì calendario

Le montagne di Plutone. Dalle immagini scattate da New Horizons si vedono vette più alte degli Appennini, una luna fatta di ghiaccio e satelliti solcati da gole. Lo spettacolo dell’universo

Le prime immagini le abbiamo viste due giorni fa. E ieri sera sono arrivate le nuove, meravigliose foto con i primi dettagli delle montagne di Plutone (alte più degli Appennini e più o meno quanto l’Etna), di una Luna chiamata Hydra e fatta tutta di ghiaccio e del bellissimo satellite Caronte, solcato da gole, vette, crateri e canali. Ma il meglio deve ancora arrivare. Sono tutti all’insù i nasi di scienziati e appassionati, in attesa di una pioggia di fotografie provenienti da un mondo a quasi cinque miliardi di chilometri da qui. Una pioggia mandata sulla Terra dalla sonda spaziale New Horizons, lanciata dalla Nasa nove anni e mezzo fa.
Dopo un viaggio tanto lungo, infatti, due giorni fa si è avuto il momento di massima vicinanza tra la sonda e Plutone, ma si è trattato di poche ore soltanto. Durante le quali, a dodicimila chilometri e spiccioli dalla sua preda, gli strumenti di New Horizons si sono affrettati a fare il loro lavoro. Ed è stato a quel punto che la sonda si è girata, ha strizzato l’occhiolino alla Terra e fatto piovere quaggiù le prime informazioni. Le immagini che abbiamo visto rappresentano meno dell’1 per cento di quelle che arriveranno nei prossimi mesi: «New Horizons ha fatto manbassa, solo che la sua antenna non è orientabile. Quindi o è puntata verso Plutone o è puntata verso di noi», spiega Luciano Anselmo, esperto di traiettorie spaziali del Laboratorio di dinamica del volo spaziale dell’Isti del Cnr di Pisa. Quando l’antenna è stata puntata verso di noi, abbiamo ricevuto la più importante delle notizie, cioè che tutto stava andando bene. E, con quella, le prime fotografie di Plutone e Caronte. Poi le successive, presentate ieri sera dalla Nasa in un’emozionante conferenza stampa. «Sono immagini scattate qualche giorno fa, quando la sonda era ancora lontana – prosegue Anselmo – Nei prossimi mesi ne arriveranno altre, millecinquecento o giù di lì. E saranno stupefacenti».
Ma anche questa prima pioggia di dati sta cominciando a fare scienza. «Già alcuni giorni fa, grazie a New Horizons, è stato possibile effettuare una stima accurata delle dimensioni del pianeta nano- spiega Diego Turrini, planetologo dell’Istituto di astrofisica e planetologia spaziale dell’Inaf di Roma – stima che prima non era possibile perché le fotografie scattate da qui, per via dell’atmosfera di Plutone, avevano i contorni sfuocati».
Queste immagini andavano prese prima dell’avvicinamento massimo, perché, come tutti i fotografi sanno bene, da vicino vengono bene i dettagli ma viene meno l’insieme. Ed è così che, con quel brevissimo occhiolino, abbiamo risolto un problema aperto dal 1930, cioè dall’anno della scoperta di Plutone. E oggi, con un diametro di 2371 chilometri, Plutone si attesta come il più grande oggetto del Sistema solare oltre l’orbita di Nettuno.
«L’altra informazione importante riguarda la composizione chimica e la struttura geologica di Plutone – prosegue Turrini – Sembrano essere entrambe molto più varie di quanto pensassimo, segno di un’evoluzione complessa». Più complessa del previsto, perché di un corpo celeste tanto lontano e piccolo pensavamo, ingiustamente, che la storia fosse poco interessante: «Per ora è una speculazione, ma è proprio quello che speravamo di trovare dopo tanti anni di ricerca», sottolinea Turrini senza nascondere l’entusiasmo. E le nuove immagini confermano, mostrando una superficie sorprendentemente giovane e vivace, ricca anche di acqua e di metano.
La pioggia di immagini di New Horizons, per fortuna, durerà a lungo: «Per trasmettere tutto ci vorranno sedici mesi», prosegue Anselmo. Cioè continueremo a parlarne fino a dicembre dell’anno prossimo. «Ma siccome nel frattempo la sonda ne raccoglierà altre, continueremo a riceverne anche nel 2017».
Ci vuole pazienza, perché da lassù la trasmissione dei dati avviene con la velocità di un modem dei primi anni Ottanta. Per gli scienziati, saranno mesi di studio febbrile: «Plutone oggi è nella categoria dei pianeti nani. Non significa che vale meno di un pianeta, ma che è una forma di transizione tra gli asteroidi e i pianeti. Ed è anche per questo che è così interessante», spiega Turrini. Ma c’è di più dello studio febbrile, conclude Anselmo, «perché con le immagini di Plutone si conclude una fase eroica. Quella in cui siamo riusciti a vedere da vicino i pianeti che un tempo studiavamo sui libri di scuola e che conoscevamo solo come punti di luce lontani. Oggi tutti quei punti di luce sono diventati mondi. E su quei mondi abbiamo appoggiato lo sguardo».