Corriere della Sera, 16 luglio 2015
Parla Ada Lucia De Cesaris, il vicesindaco dimissionario di Milano. Spiega che la sua «decisione parte da una lunga riflessione e in particolare dalla difficoltà di discutere con parte della mia giunta e parte della mia maggioranza dei progetti del futuro della città». Non esclude di correre alle prossime elezioni ma «è prematuro. Discutiamo della Milano di domani e poi capiremo chi ha le capacità per guidarla. Intanto si prende un po’ di tempo per la famiglia
Ada Lucia De Cesaris, fino a lunedì vicesindaco di Milano, perché ha dato le dimissioni?
«Perché penso sia più importante la città e i cittadini della poltrona».
La giunta di Milano si occupa più delle poltrone che della città?
«La mia decisione parte da una lunga riflessione e in particolare dalla difficoltà di discutere con parte della mia giunta e parte della mia maggioranza dei progetti del futuro della città. Il clima preelettorale ha provocato la necessità per molti di garantirsi visibilità o comunque consolidamento della propria base elettorale. Vale sia per il centrosinistra che per il centrodestra, ma ha reso difficile il lavoro di squadra».
Ma anche lei era considerata una papabile candidata per la successione di Giuliano Pisapia.
«Non so che significa essere papabile. So che fino all’ultimo ho lavorato per la città e nell’interesse della citta e sicuramente confrontandomi con tutti i soggetti interessati sui progetti futuri. Pensavo e continuo a pensare che sia assolutamente prematuro chiudere su eventuali candidature».
Ha qualcosa da rimproverare a Pisapia?
«Il lavoro accanto al sindaco è stato straordinario e non credo tra di noi si sia mai interrotta la comunicazione anche nei momenti in cui avevamo opinioni diverse. Mi spiace che il suo appello a non portare troppo presto al nostro interno la sfida elettorale non sia stato ascoltato. Per garantire la continuità era necessario un confronto politico tra tutti i membri della giunta, un’analisi del lavoro svolto e delle prospettive, poi ognuno sarebbe stato libero di fare cio che riteneva meglio».
Il confronto c’è stato?
«Non ce n’è stato il tempo perché siamo stati anticipati dalle candidature».
Le sue dimissioni hanno provocato un terremoto politico dentro il centrosinistra e dentro il Pd. Si son fatti vivi i partiti?
«Mi hanno chiamato in molti per capire cosa era successo. Però la cosa piu emozionante sono i numerosi attestati di stima e affetto anche da tanti cittadini».
Ha chiamato il Pd nazionale?
«Sì».
Chi?
«Non rispondo».
Lunedì giravano voci di un suo possibile incontro sabato con Matteo Renzi che sarà a Milano per l’assemblea nazionale del Pd. Le risulta?
«Fantascienza».
Ha pensato al suo futuro?
«Ora mi prenderò un po’ di tempo per la famiglia e il riposo, poi cercherò di capire che cosa accade».
Dopo l’estate la rivedremo sulla scena politica?
«Se ci fosse un progetto, anche non cittadino, convincente metto sempre volentieri a disposizioni le mie competenze e le mie capacità».
E come candidato?
«L’ho detto più volte e lo ripeto. È prematuro. Discutiamo della Milano di domani e poi capiremo chi ha le capacità per guidare un’esperienza, un percorso avviato, che deve consolidare la capacità di Milano di essere città metropolitana, volano di sviluppo, lavoro, impresa, cultura e diritti».
Torniamo alle sue dimissioni. Pisapia ha detto che sperava in suo ripensamento. Però nelle stesse ore è arrivata la richiesta di formalizzare le dimissioni. C’è qualcosa che non quadra nei tempi e nelle modalità.
«Sono certa che il sindaco in cuor suo avesse sperato che ci potesse essere un ripensamento ma contestualmente, conoscendomi, dopo l’ultimo confronto sapeva che si trattava di una decisone definitiva. La richiesta di formalizzazione è stata fatto pervenire dal gabinetto del sindaco. Non penso proprio che il sindaco ne fosse al corrente».
In molti si sono stupiti perché le sue dimissioni sono arrivate su un’inezia come un emendamento di Fi che destinava 20mila euro per un’area cani nel quartiere di Santa Giulia.
«Il motivo delle dimissioni è la convinzione che se il partito del capogruppo di maggioranza (Pd) non è in grado di percepire che ci sono luoghi che sono il simbolo della nostra nuova modalità di amministrare, luoghi costruiti con consenso e partecipazione dei cittadini e che quindi non possono essere oggetto di scambio politico, vuol dire che non c’è piu condivisione dei principi e delle modalità di lavoro».
Un malessere che partiva da lontano?
«È stato il segno definitivo della lontananza del mio lavoro e parte della mia maggioranza. Ricordo che quel parco è stato inaugurato dal sindaco Pisapia dopo anni che era stato sotto sequestro».
Si è sentita sola?
«In qualche occasione mi sono sentita più sola».
E le sue 5 colleghe di giunta le sono state vicine?
«Mi hanno scritto in 2: Francesca Balzani e Daniela Benelli».