il Fatto Quotidiano, 16 luglio 2015
E ora l’Italia pensa a come fare soldi in Iran. Federico Ghizzoni, ad di Intesa, parla di “grandi opportunità” e osserva che l’Iran “è un Paese grande e stabile e ha bisogno di tutto, soprattutto di infrastrutture», il presidente dell’Abi Antonio Patuelli nota che «l’apertura del mercato petrolifero iraniano comporta grandi vantaggi», il presidente di Generali Gabriele Galateri vede «potenzialità importanti» ma è l’Eni la più interessata e pare che l’ex vice-ministro degli Esteri Lapo Pistelli abbia le entrature giuste
Per la pace. Contro il terrorismo. Ma anche per gli affari. L’accordo sul nucleare tra l’Iran e i ‘5+1’ ha valenze politiche e diplomatiche “storiche”, ma pure economiche e commerciali. Che si declinano a livello europeo e planetario, ma che hanno una rilevanza particolare per l’Italia, da sempre uno dei Paesi più attivi nell’interscambio con l’Iran, nonostante contenziosi commerciali che risalgono ai tempi dello Scià e della rivoluzione khomeinista. Il giorno dopo la “storica” intesa, l’eccitazione diplomatica resta molto alta. Anzi Obama, dopo una partenza in sordina, per non irritare troppo Israele e i sauditi, in un’intervista al NYT si ‘gasa’: si paragona in politica estera, pur con molti distinguo, a Nixon – distensione con la Cina – e a Reagan – vittoria nella Guerra Fredda.
L’accordo sul nucleare –spiega Obama – non si misura sulla “capacità di cambiare il regime in Iran” né di “eliminare tutte le loro scellerate attività nel mondo”, ma “sulla sua efficacia nell’impedire” a Teheran “d’avere la bomba atomica”. E il presidente Obama elogia il ruolo della Russia e di Putin, che lo ha “sorpreso”: “Non avremmo mai raggiunto l’intesa, se non ci fosse stata la volontà della Russia di stare con noi e di insistere per un accordo forte”. Magari, con la pace tra Usa e Iran, riscoppia pure quella tra Usa e Russia, che ha nell’Iran un interlocutore economico e commerciale importante – la tecnologia nucleare civile iraniana è tutta russa – ma che può anche avervi un concorrente sul mercato energetico.
Anche il giudizio, molto positivo, dell’Ue sull’intesa ha risvolti economico-energetici: l’accordo –osserva il responsabile del settore Maros Sefcovic – avrà “un impatto positivo” sul mercato europeo dell’energia e contribuirà alla strategia di diversificazione delle fonti d’approvvigionamento. Il responsabile dell’ambiente Miguel Arias Canete aggiunge: “L’Iran è al quarto posto al mondo per riserve di petrolio e al terzo per quelle di gas. L’intesa darà enormi opportunità all’industria e alla sicurezza degli approvvigionamenti”. Più difficile da determinare l’impatto sui prezzi, che sono eccezionalmente bassi per scelta dell’Arabia saudita e dei suoi partner. Ma Riad non è affatto entusiasta della riammissione di Teheran nel salotto buono della politica internazionale e resta da vedere come reagirà, politicamente ed economicamente.
Intanto il gotha della finanza e dell’industria italiana è ai blocchi di partenza per l’Iran. Ecco una carrellata di pareri convergenti: l’intesa dà a Banca Intesa “la prospettiva d’affiancare le imprese italiane” presenti a Teheran o che sono pronte ad investirvi, dice Gian Maria Gros Pietro, presidente del consiglio di gestione di Intesa. Federico Ghizzoni, ad di Intesa, parla di “grandi opportunità” e osserva che l’Iran “è un Paese grande e stabile e ha bisogno di tutto, soprattutto di infrastrutture. Si prevede una crescita importante nei prossimi anni”. Parole analoghe da parte del presidente dell’Abi Antonio Patuelli: “L’apertura del mercato petrolifero iraniano comporta per l’Italia grandi vantaggi”. E il presidente di Generali Gabriele Galateri è sulla stessa lunghezza d’onda: si aprono “potenzialità importanti” e “tutto quello che aiuta la stabilizzazione del Medio Oriente è positivo”.
La palma dell’interesse va, però, all’Eni, che, per sfruttare l’occasione, si ritrova un jolly in mano: l’ex vice-ministro degli Esteri Lapo Pistelli, che dal 1° luglio è il ‘ministro degli Esteri’ del colosso energetico italiano, è un eccellente conoscitore dell’Iran, ha più volte incontrato il ministro degli Esteri Zarif e sembra avere le entrature giuste.