16 luglio 2015
Il si a Tsipras tra le proteste • La proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis • Rimborsi ai pensionati a partire da 295 euro • L’Istat ricalcola i poveri: sono 2 milioni in meno • Il gioielliere ucciso durante una rapina
Grecia 1 Via libera del Parlamento greco, nella notte, all’accordo per il salvataggio di Atene varato dall’Unione Europea. I sì sono stati 229, 64 i no e 6 gli astenuti. Syriza, il partito del premier, si è spaccato. Ora il governo è in bilico. Anche Varoufakis ha votato contro. Così sono passate le prime riforme chieste dalla Ue ad Atene. Tsipras ha parlato di «scelta di responsabilità». La Grecia, ha sottolineato, «ha dato una lezione di dignità al mondo». Ed ha attaccato ancora i partiti europei di centrodestra ma ha respinto l’ipotesi di ricatti da Bruxelles. Prima del voto l’atmosfera intorno al Parlamento è stata tesa: scontri nelle strade e nelle piazze tra anarchici e poliziotti: lancio di molotov, auto e cassonetti bruciati.
Grecia 2 Ettore Livini: «E’ stata una vittoria amarissima quella che Alexis Tsipras – salvo improbabili sorprese dell’ultima ora- si è portato a casa ieri. Il pacchetto di riforme da 3,1 miliardi necessario a sbloccare gli 83 miliardi di aiuti di Ue, Bce e Fmi e a salvare il paese dal default era ancora in discussione in aula a tarda sera. Il via libera però appariva scontato. Il partito del presidente del Consiglio – assente a sorpresa durante il dibattito - si è presentato alla chiama in ordine sparso dopo una giornata ad altissima tensione. Una quarantina di deputati - tra cui la presidente della Camera Zoe Konstantopoulou e Yanis Varoufakis – erano pronti a dire “no”. Non abbastanza, però, per far deragliare il provvedimento, visto che l’opposizione di Nd, Pasok e To Potami ha schierato i suoi 106 voti (su 300) a fianco di Tsipras, cui bastava l’ok di 45 dei 149 deputati di Syriza per saltare questo primo ostacolo. Un “no” al pacchetto avrebbe portato Atene dritta dritta alle elezioni e verso il baratro della Grexit. Il sì regala invece al premier una piccola boccata d’ossigeno. Nelle prossime ore dovrà affrontare un rimpasto di governo e decidere se tirare dritto con un esecutivo di minoranza o lasciare spazio a uno di unità nazionale. L’ok in Parlamento sblocca però i prestiti necessari per pagare la Bce – lunedì scade una rata da 3,5 miliardi - e l’Fmi (2 miliardi) e per allentare il cappio dei controlli sui capitali». (Livini, Rep)
Cannabis 1 Si potrà vendere in negozi con licenza dei Monopoli di Stato. Si potrà coltivare sul balcone di casa (fino a cinque piante). Si potrà fumare liberamente, ma soltanto in luoghi privati. Se la proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis dovesse passare, inoltre, i maggiorenni potranno anche detenere fino a 15 grammi di cannabis. Consentiti anche i «cannabis social club», per la coltivazione in forma associata in enti senza fini di lucro. Il promotore della proposta è Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri. Ma ad oggi la sua proposta ha già avuto l’adesione di 218 parlamentari, «e stanno crescendo», quasi tutti di Pd, Sel e M5s, ma con piccole incursioni anche di Forza Italia e Scelta civica. Molte anche le polemiche e la più forte è arrivata dalla Lega, dal suo leader, Matteo Salvini: «Personalmente sono contrario: sarei per la legalizzazione e la regolamentazione della prostituzione, perché fino a prova contraria il sesso non fa male, la cannabis sì». Immediata la replica del sottosegretario Dalla Vedova: «Vorrei capire da Salvini se pensa di legalizzare la prostituzione o le prostitute che sono quasi tutte straniere, clandestine e illegali».
Cannabis 2 La proposta di legalizzazione della cannabis ha tra i suoi obiettivi primari la tutela dell’uso terapeutico delle sostanze e si muove in un solco già adottato negli Stati Uniti. Come il divieto di poter fumare spinelli in luoghi pubblici, anche all’aperto, compresi i parchi. In caso di trasgressione la proposta di legge prevede sanzioni di tipo amministrativo, multe insomma, dello stesso tipo di quelle previste per il divieto del fumo.
Pensioni Restituzione parziale degli arretrati sotto forma di «una tantum» corrisposta il primo agosto, ed un adeguamento degli assegni all’inflazione leggermente più generoso di quello riconosciuto negli ultimi anni. È questo, in estrema sintesi, quello che emerge dalla conversione in legge (licenziata ieri dal Senato) del decreto adottato dal Governo per rispondere alla sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il blocco della riforma Monti-Fornero. Con la rata di agosto, a 3,7 milioni di pensionati sarà versato il «Bonus Poletti», come l’ha definito il premier Matteo Renzi. La restituzione degli arretrati sarà progressiva: qualcosa in più a chi ha un assegno basso e qualcosa in meno a chi ha una pensione più ricca. Il rimborso va da 295 euro netti, per chi ha 2.700 euro e quindi è nella fascia tra 5 e 6 volte il minimo Inps (ancora meno chi è a ridosso dì tremila euro). A chi sta nel mezzo fra 3 e 4 volte il minimo (1.700 lordi) andranno 750 euro netti (poco meno a chi ha un assegno di 1.500 euro). A nessuno sarà rimborsato più del 40% del dovuto. Mentre al di sopra dei 3 mila euro lordi al mese non ci sarà alcuna restituzione.
Poveri I poveri non sono più 10 milioni, ma 7,8. Gli altri 2,2 milioni non ci sono mai stati, perché i calcoli erano fatti male. Semplificando, è questo il messaggio comunicato ieri dall’Istat, che, cambiando metodo d’indagine e rettificando le serie storiche, ha scoperto che in Italia ci sono un paio di milioni di poveri in meno di quanto lo stesso istituto di statistica credesse. Fino all’anno scorso si utilizzava l’«Indagine sui consumi» mentre ora si usa l’«Indagine sulle spese delle famiglie», una rilevazione, secondo le direttive Eurostat, più dettagliata e sofisticata, per l’articolazione del campione (28 mila famiglie in 500 comuni) e del questionario. E i risultati sono molto diversi. Per oggi, ma anche per il passato, sostiene l’Istat. Che nel Report di ieri avverte: «Le modifiche sostanziali introdotte hanno reso necessario ricostruire le serie storiche a partire dal 1997; i confronti possono essere effettuati esclusivamente con i dati in serie storica allegati» e non coi precedenti. La nuova serie storica dice che nel 2013 i poveri relativi erano 7,8 milioni (invece di 10) e quelli assoluti 4,4 (invece di 6). Più o meno gli stessi numeri del 2014. Stabilità sostanziale, quindi, conclude l’Istat, mentre il premier Matteo Renzi parla di «Italia che ha svoltato». Andando a ritroso si vede che nel 2007, prima della crisi, la povertà relativa colpiva 6 milioni di italiani e da allora c’è stato un costante aumento fino ai 7,8 milioni del 2013 (+30%). Stessa cosa, ma a ritmi molto maggiori, per i poveri assoluti, saliti da 1,7 milioni nel 2007 ai 4,1 attuali, il 140% in 8 anni. Si tratta, però, di numeri migliori di quelli diffusi dallo stesso Istat fino all’altro ieri. La precedente serie storica, che è stata buttata nel cestino, vedeva infatti 1,5-2 milioni in più di poveri relativi all’anno e tra 700 mila e 1,5 milioni in più di poveri assoluti.
Delitto Giancarlo Nocchia, 70 anni. Proprietario di una storica gioielleria nel quartiere Prati a Roma, «maestro del bulino» (come veniva definito sulla sua pagina web) lo strumento che, amava raccontare, «è per l’orafo come la penna per il poeta, il pennello per il pittore». Sposato con Piera, 57 anni, impiegata alle Poste, un figlio di venti anni, dopo aver subito tre rapine era diventato diffidente. L’altro giorno entrò nella sua bottega uno con una parrucca scura che fingendo di voler ordinare una delle sue creazioni esclusive gli fece tirare fuori un po’ di preziosi. A un certo punto Nocchia capì le sue reali intenzioni e provò a reagire allora l’altro lo spinse dietro il bancone, lo riempì di pugni, afferrò una statuetta d’argento, con quella gli spaccò il cranio e infine, lasciandolo con la testa reclinata, gli occhi sbarrati, sdraiato sopra una sedia rotta, arraffò anelli, spille e bracciali tempestati di pietre preziose, ficcò il tutto in un sacco e persino dentro i pantaloni, e scappò via. Dopo le 15.30 di mercoledì 15 luglio in una gioelleria in via dei Gracchi a Roma.
(a cura di Roberta Mercuri)