la Repubblica, 15 luglio 2015
La transiberiana in bicicletta. Gli italiani alla conquista dei 10mila chilometri della via degli zar. È la prima edizione della maratona più estrema. Quindici tappe: la più breve di 300 km e la più lunga di 1400. Chi arriva ultimo riposa di meno
Solo distruggendo me stesso posso scoprire il più elevato potere del mio spirito, spiega Tyler nel Fight Club. Il nuovo fight club del pedale comincia oggi ed è una sfida di novemila chilometri lungo una via che ha fatto la storia, la Transiberiana. E anche questa per mettere alla prova mente e fisico, l’espansione prima di tutto. Sempre più dura. La Maratona delle Dolomiti, 138 chilometri con sette passi da scalare, ha aperto una settimana fa la stagione delle fatiche in bicicletta, la Otztaler Marathon, a Soelden, nella valle di Otzi, 238 chilometri tra le vette diAustria e Italia, la chiuderà a fine agosto. Ma qui siamo oltre, si va alla ricerca dei limiti umani. Sì, perché la Transiberiana è tutta un’altra storia. Una storia di zar, di guerre, di letteratura, di industria. E da oggi anche di biciclette.
Il ciclismo estremo si spinge a oriente alla ricerca di nuovi eroi. Debutta la Red Bull Trans-Siberian Extreme, 9.195 chilometri che da Mosca portano a Vladivostok, dalla Russia europea al mar del Giappone passando per l’Ural, la Siberia, il lago Baikal, toccando i confini di Kazakistan, Mongolia, Cina. In aereo, ci vogliono nove ore, in treno 120 con mille fermate, in auto 9 giorni. Spingendo sulle due ruote, 23. Partenza il 15 luglio, arrivo il 6 agosto, percorso diviso in quindici tappe, la più breve di 300, la più lunga di 1.400, alla fine di ogni tappa la classifica generale in base al tempo di arrivo, chi più tardi taglia il traguardo meno ne ha per riposarsi. È la più lunga gara ciclistica del mondo. Forse non la più dura, questo primato rimane probabilmente alla prova estrema da cui è disceso tutto, la Race Across America, inventata da John Marino nell’82, tremila miglia (4.800 chilometri) da Ovest a Est, dalla California al Maryland senza tappe, si sale sul sellino e si spinge fino alla sfinimento, ci si ferma per dormire quando si può e si vuole. Ma nell’eterno confronto tra le due potenze la Russia non poteva chiamarsi fuori e così ha allungato a dismisura il percorso. In dieci provano a entrare nel primo albo d’oro della Transiberiana, un inglese, un belga, un austriaco, due tedeschi, tre russi e due italiani. Paola Gianotti è l’unica donna in gara. Laureata in economia e commercio, aveva creato una società di eventi sportivi, poi è arrivata la crisi, nel Canavese come nel resto del Paese, e si è inventata una risposta creativa alla difficoltà. È diventata imprenditrice di se stessa, lo scorso anno ha concluso, seconda donna nella storia, il giro del mondo in bicicletta. E ora ne tenta un’altra. Farà coppia con Paolo Aste. La formula prevede anche la prova a squadre, ci si alterna in strada dandosi il cambio. Quattro faranno classifica individuale, tre coppie si contenderanno il titolo a squadre. «Ma la classifica è l’ultima cosa, l’obiettivo di una gara estrema è sempre arrivare bene alla fine. E mettere alla prova se stessi» spiega Paolo Aste, vicentino che nella vita ha un negozio di alimentari «eredità di famiglia, io non faccio il professionista, mi diverto a scoprire fin dove posso arrivare». Da cinque anni gira il mondo con la bici e lui di esperienza ne ha tanta, è stato in America nel 2011, 9 giorni e 21 ore per attraversarla. «Sono curioso di conoscere questi spazi infiniti, ne faremo migliaia senza nulla intorno». Qui la vita si trasforma, prende un’altra dimensione, la ricerca infinita dell’espansione può anche portare a percepire la realtà in modo creativo. E la cosa fondamentale è la testa, bisogna saper resistere alla monotonia, alla assenza di vita intorno. «Stavolta siamo in due più il team in appoggio, un piccolo vantaggio c’è. La Transiberiana resta un’occasione per confrontarsi con un mondo sconosciuto».